The study analyzes the jurisdictional disputes (between branches and between organizations) who see the disputed measures of the judicial authority. The reflection traces the doctrinal thesis on which the jurisprudence of the Constitutional Court has built its position, pointing out the peculiarities of the judiciary is not only in its dispersion among the various bodies engaged in concrete function (feature well kept in mind by the Constitutional Court ), but also its impartiality and lack of initiative power (as the judgment in the framework of which the conflict). The analysis of these profiles leads to reflect on the apparent unwillingness of the instrument in the hands of the judges of the conflict and offers a reading that exceeds the logic (prior case law, and regulations) that have resulted in the need for judges to be sometimes active parts of the conflicts award and clarifies how, strictly speaking, the judicial authority should be only a passive part of the conflict and that this should not just personalize the individuals of the judges who have taken concrete in the contested decision, as oggettivizzarsi in an external audit of compliance with the constitutional limits to the power of ius dicere.

Lo studio analizza i conflitti di attribuzione (tra poteri e tra enti) che vedono contestati provvedimenti dell'autorità giudiziaria. La riflessione ripercorre le tesi dottrinarie su cui la giurisprudenza della Corte costituzionale ha costruito la sua posizione, sottolineando come la peculiarità del potere giudiziario sia non solo nella sua dispersione tra i vari organi che esercitano in concreto la funzione (caratteristica ben tenuta presente dalla Corte costituzionale), ma pure la sua terzietà e l'assenza di potere di iniziativa (quanto al giudizio nel cui ambito si inserisce il conflitto). L'analisi su questi profili conduce a riflettere sulla evidente indisponibilità dello strumento del conflitto nelle mani dei giudici e propone una lettura che supera le logiche (prima giurisprudenziali, poi normative) che hanno determinato la necessità per i giudici di essere talora parti attive dei conflitti di attribuzione e chiarisce come, a rigore, l'autorità giudiziaria dovrebbe essere solo parte passiva del conflitto e che questo dovrebbe non tanto personalizzarsi nelle persone fisiche dei giudici che abbiano in concreto assunto la decisione contestata, quanto oggettivizzarsi in un controllo esterno del rispetto dei limiti costituzionali al potere di ius dicere.

Davvero un giudice può essere parte di un conflitto di attribuzione? / Elefante, Fabio. - In: QUADERNI COSTITUZIONALI. - ISSN 0392-6664. - 3:(2007), pp. 541-565.

Davvero un giudice può essere parte di un conflitto di attribuzione?

ELEFANTE, FABIO
2007

Abstract

The study analyzes the jurisdictional disputes (between branches and between organizations) who see the disputed measures of the judicial authority. The reflection traces the doctrinal thesis on which the jurisprudence of the Constitutional Court has built its position, pointing out the peculiarities of the judiciary is not only in its dispersion among the various bodies engaged in concrete function (feature well kept in mind by the Constitutional Court ), but also its impartiality and lack of initiative power (as the judgment in the framework of which the conflict). The analysis of these profiles leads to reflect on the apparent unwillingness of the instrument in the hands of the judges of the conflict and offers a reading that exceeds the logic (prior case law, and regulations) that have resulted in the need for judges to be sometimes active parts of the conflicts award and clarifies how, strictly speaking, the judicial authority should be only a passive part of the conflict and that this should not just personalize the individuals of the judges who have taken concrete in the contested decision, as oggettivizzarsi in an external audit of compliance with the constitutional limits to the power of ius dicere.
2007
Lo studio analizza i conflitti di attribuzione (tra poteri e tra enti) che vedono contestati provvedimenti dell'autorità giudiziaria. La riflessione ripercorre le tesi dottrinarie su cui la giurisprudenza della Corte costituzionale ha costruito la sua posizione, sottolineando come la peculiarità del potere giudiziario sia non solo nella sua dispersione tra i vari organi che esercitano in concreto la funzione (caratteristica ben tenuta presente dalla Corte costituzionale), ma pure la sua terzietà e l'assenza di potere di iniziativa (quanto al giudizio nel cui ambito si inserisce il conflitto). L'analisi su questi profili conduce a riflettere sulla evidente indisponibilità dello strumento del conflitto nelle mani dei giudici e propone una lettura che supera le logiche (prima giurisprudenziali, poi normative) che hanno determinato la necessità per i giudici di essere talora parti attive dei conflitti di attribuzione e chiarisce come, a rigore, l'autorità giudiziaria dovrebbe essere solo parte passiva del conflitto e che questo dovrebbe non tanto personalizzarsi nelle persone fisiche dei giudici che abbiano in concreto assunto la decisione contestata, quanto oggettivizzarsi in un controllo esterno del rispetto dei limiti costituzionali al potere di ius dicere.
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Davvero un giudice può essere parte di un conflitto di attribuzione? / Elefante, Fabio. - In: QUADERNI COSTITUZIONALI. - ISSN 0392-6664. - 3:(2007), pp. 541-565.
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