"Le élites - ormai lo si sa per esperienza storica – anche quando pretendono di essere neutrali, finiscono col cadere nel campo di attrazione delle forze che benevolmente accordano neutralità perché tanto sanno che proprio nell’accordarla già la strumentalizzano, per effetto oggettivo della loro stessa interessata benevolenza. Il condizionamento infatti arriva puntualmente, nel preciso momento in cui è atteso: quando perseguendo “neutralmente” i problemi del “come”, si perde la memoria dei problemi del “perché”." Giancarlo De Carlo L’irrinunciabile confronto tra progetto e patrimonio in Italia deve spesso affrontare problemi di consenso civico che arrivano talvolta a impedire la realizzazione di progetti di buona qualità: tra i molti e noti casi spiccano il mancato restauro delle Torri Figini dell’EUR e il dibattito sulla demolizione delle tribune di Lafuente a Tor di Valle, entrambi a Roma. Le due vicende romane ci ricordano quanto la Capitale sia uno dei contesti più complessi per quanto riguarda il consenso intorno alla trasformazione del patrimonio storico ma il fatto che a questi esempi si siano oggi aggiunte le levate di scudi a difesa di edifici, il cui valore culturale viene ingigantito e travisato, dimostra che è urgente una riflessione sull’impatto di questi interventi sul tessuto sociale delle città. Attribuire l’insoddisfacente livello del dibattito pubblico su queste vicende ad una supposta scarsa sensibilità della cittadinanza è un errore autoconsolatorio in cui non si deve incorrere: piuttosto queste proteste derivano dalla sensazione delle comunità di subire le trasformazioni urbane senza trarne alcun giovamento. È necessario quindi riscoprire la dimensione politica di questo tema alla luce delle più recenti teorizzazioni sui rapporti tra architettura, neoliberismo, gentrificazione affinché la qualità progettuale non venga sopraffatta da rivendicazioni civiche che dimostrano il disagio di fronte all’impossibilità di controllare le trasformazioni del proprio ambiente di vita.
La dimensione politica dell’intervento sull’esistente / Camilli, Francesco. - (2019), pp. 1264-1269. (Intervento presentato al convegno VIII Forum ProArch Il Progetto di Architettura come intersezione di saperi. Per una nozione rinnovata di Patrimonio tenutosi a Napoli).
La dimensione politica dell’intervento sull’esistente
Francesco Camilli
2019
Abstract
"Le élites - ormai lo si sa per esperienza storica – anche quando pretendono di essere neutrali, finiscono col cadere nel campo di attrazione delle forze che benevolmente accordano neutralità perché tanto sanno che proprio nell’accordarla già la strumentalizzano, per effetto oggettivo della loro stessa interessata benevolenza. Il condizionamento infatti arriva puntualmente, nel preciso momento in cui è atteso: quando perseguendo “neutralmente” i problemi del “come”, si perde la memoria dei problemi del “perché”." Giancarlo De Carlo L’irrinunciabile confronto tra progetto e patrimonio in Italia deve spesso affrontare problemi di consenso civico che arrivano talvolta a impedire la realizzazione di progetti di buona qualità: tra i molti e noti casi spiccano il mancato restauro delle Torri Figini dell’EUR e il dibattito sulla demolizione delle tribune di Lafuente a Tor di Valle, entrambi a Roma. Le due vicende romane ci ricordano quanto la Capitale sia uno dei contesti più complessi per quanto riguarda il consenso intorno alla trasformazione del patrimonio storico ma il fatto che a questi esempi si siano oggi aggiunte le levate di scudi a difesa di edifici, il cui valore culturale viene ingigantito e travisato, dimostra che è urgente una riflessione sull’impatto di questi interventi sul tessuto sociale delle città. Attribuire l’insoddisfacente livello del dibattito pubblico su queste vicende ad una supposta scarsa sensibilità della cittadinanza è un errore autoconsolatorio in cui non si deve incorrere: piuttosto queste proteste derivano dalla sensazione delle comunità di subire le trasformazioni urbane senza trarne alcun giovamento. È necessario quindi riscoprire la dimensione politica di questo tema alla luce delle più recenti teorizzazioni sui rapporti tra architettura, neoliberismo, gentrificazione affinché la qualità progettuale non venga sopraffatta da rivendicazioni civiche che dimostrano il disagio di fronte all’impossibilità di controllare le trasformazioni del proprio ambiente di vita.File | Dimensione | Formato | |
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