La realizzazione del Westergasfafriek Culture Park è stato uno degli eventi più importanti degli ultimi dieci anni per la cultura del progetto di paesaggio in ambiente urbano. Il parco, realizzato su progetto di Katryn Gustafson con l’apporto del gruppo Mecanoo per le parti architettoniche e con un forte supporto da parte dell’amministrazione di Amsterdam, rappresenta un esempio di conversione e recupero sostenibile di un’area industriale abbandonata nel cuore della città. Un sistema ambientale urbano complesso, dove si coniugano coinvolgimento e partecipazione di diverse componenti sociali, una sperimentazione innovativa sulle tecniche di recupero dei brownfiels di carattere esemplare e la capacità di un’offerta culturale differenziata tra attività di base, socialmente utili, con altre di maggior capacità attrattiva. Il tutto in un processo quasi “omeopatico” di trasformazione del sito, che ha privilegiato le tecniche di bio-remediation, di filtrazione lenta dei suoli, a volte in forma evidente, altre in forma protetta negli strati sub superficiali, in luogo delle trasformazioni radicali e totali del sito, peraltro troppo onerose per l’amministrazione: bacini e vasche di fitodepurazione, percorsi dell’acqua, flussi sotterranei che progressivamente abbattono il livello degli inquinanti e contribuiscono a caratterizzare l’immagine del parco.
Un parco culturale urbano / DI CARLO, Fabio. - In: AR. - ISSN 0392-2014. - STAMPA. - 68:(2006), pp. 43-46.
Un parco culturale urbano
DI CARLO, Fabio
2006
Abstract
La realizzazione del Westergasfafriek Culture Park è stato uno degli eventi più importanti degli ultimi dieci anni per la cultura del progetto di paesaggio in ambiente urbano. Il parco, realizzato su progetto di Katryn Gustafson con l’apporto del gruppo Mecanoo per le parti architettoniche e con un forte supporto da parte dell’amministrazione di Amsterdam, rappresenta un esempio di conversione e recupero sostenibile di un’area industriale abbandonata nel cuore della città. Un sistema ambientale urbano complesso, dove si coniugano coinvolgimento e partecipazione di diverse componenti sociali, una sperimentazione innovativa sulle tecniche di recupero dei brownfiels di carattere esemplare e la capacità di un’offerta culturale differenziata tra attività di base, socialmente utili, con altre di maggior capacità attrattiva. Il tutto in un processo quasi “omeopatico” di trasformazione del sito, che ha privilegiato le tecniche di bio-remediation, di filtrazione lenta dei suoli, a volte in forma evidente, altre in forma protetta negli strati sub superficiali, in luogo delle trasformazioni radicali e totali del sito, peraltro troppo onerose per l’amministrazione: bacini e vasche di fitodepurazione, percorsi dell’acqua, flussi sotterranei che progressivamente abbattono il livello degli inquinanti e contribuiscono a caratterizzare l’immagine del parco.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.