Obiettivi del progetto di ricerca Il contributo discute il progetto di un primo studio empirico del mio lavoro dottorale. L'obiettivo di questo mio primo lavoro sarà mettere alla prova l'ipotesi che, all'interno delle comunicazioni politiche postate sui social media, la presenza di micro-espressioni emotive del parlante modifichi significativamente la percezione dell'efficacia della comunicazione stessa. Breve inquadramento teorico Secondo la teoria neuro culturale (Ekman, 1987) esistono espressioni facciali che si dispongono come segnali basici filogeneteci di emozioni e in quanto tali universali. Esiste infatti, un programma neuro-fisiologico innato, di natura genetica, specifico per ogni emozione, che assicura l’invariabilità e l’universalità delle espressioni facciali associate a ciascuna delle sette emozioni primarie, rabbia, paura, disgusto, disprezzo, tristezza, sorpresa, felicità che possono quindi essere espresse tramite specifici movimenti del volto che durano da mezzo secondo ad alcuni secondi. La variabilità culturale poi può attenuare o aumentare questi effetti comunicativi universali. Nel 1978 Ekman e Friesen hanno poi introdotto un sistema di codifica per mappare le espressioni facciali denominato F.A.C.S. Tale sistema, descrivendo le azioni specifiche dei muscoli facciali, scompone le espressioni in piccole unità d’azione (AU) permettendo così la lettura delle emozioni e degli stati d’animo di una persona. Tali autori in vari e molteplici studi successivi hanno effettuato poi l’ulteriore suddivisione in macroespressioni, espressioni sottili e microespressioni. Mentre le macro espressioni facciali durano tra mezzo secondo e quattro secondi, le espressioni sottili sono quei minimi cambiamenti di espressione che si manifestano solo in parte del viso oppure lo coinvolgono per intero ma in maniera molto attenuata. Le micro-espressioni, al contrario, durano tra 1/15 e 1/25 di secondo ed è stato dunque proposto che queste ultime lascino “trasudare” un'emozione anche al di là della consapevolezza del parlante (Ekman, Friesen, 1969). Una micro-espressione facciale, quindi, è un segnale di emozione, espresso da rapide contrazioni di gruppi di muscoli facciali del parlante e sono dovute ad uno sforzo consapevole di dissimulazione oppure quando il soggetto non è, come detto, consapevole dell’emozione che sta vivendo (Ekman, 2011, p. 316). Esse possono allora essere considerate come traccia di emozioni nascoste o mascherate e a volte si presentano anche in maniera incoerente rispetto al parlato, ma, comunque, determinano l’aspetto umano del parlante. Ekman sottolinea che le microespressioni sono brevi tanto da non riuscire coglierle per il battere delle palpebre dell’osservatore esperto e che solo attraverso lo strumento del F.A.C.S (Ekman, Frieisen e Hager 2002), una osservazione attenta e un’analisi minuziosa al rallentatore con un controllo ripetuto del video preso in considerazione è possibile individuarle. Nel mio primo studio vorrei quindi esplorare il tema dell'efficacia delle micro-espressioni usate nel parlato politico anche in relazione ai media utilizzati ed i video presenti in rete ben si prestano a tale tipo di analisi. Muovendo da queste premesse, tra le diverse ricerche empiriche svolte sul tema, per il mio futuro lavoro appare molto utile una ricerca condotta sulle micro-espressioni in un discorso tenuto dal Presidente USA Bush nel 1990, che giustificava l’intervento militare come risposta all’invasione del Kuwait da parte dell’Iraq (Stewart, Waller e Schubert, 2009). Lo studio condotto da questi studiosi appare estremamente interessante perché, partendo da presupposti semplicemente speculativi sul possibile effetto delle microespressioni del parlante sul pubblico, è stata condotta una verifica sperimentale che come risultato ha evidenziato il sostanziale cambiamento della risposta emozionale del pubblico rispetto ad un discorso in video con o senza microespressioni del parlante. Il discorso preso in considerazione nella verifica sperimentale è quello tenuto in televisione dal presidente Bush nel 1990 per comunicare al popolo americano l’intenzione degli Stati Uniti di entrare in guerra contro l’Irak. La ricerca pubblicata nel 2009 (Stewart et al. 2009) prevedeva la misurazione di sei stati d’animo dei partecipanti divisi in due gruppi sottoposti alla visione di un discorso del presidente George H. W. Bush con e senza microespressioni emozionali. Le risposte dei partecipanti alla rimozione delle microespressioni facciali dal discorso hanno suggerito che le microespressioni apparse sul volto del parlante hanno influenzato, cambiandola, la loro risposta emotiva. Essi si sentivano significativamente più minacciati e arrabbiati vedendo il discorso con le microespressioni rimosse. Allo stesso tempo la risolutezza dei partecipanti rimaneva pressoché invariata dall’inizio fino a dopo la conclusione del discorso quando le microespressioni erano rimosse, ma diminuiva sensibilmente quando le microespressioni erano presenti. In sintesi, la ricerca ha dimostrato che le microespressioni facciali del presidente George H.W. Bush hanno smorzato la risposta emotiva al contenuto verbale e non verbale del discorso. Secondo gli autori sono necessari ulteriori studi per confermare la relazione precisa tra questi movimenti e la risposta emotiva del pubblico. Tuttavia, è chiaro che l'effetto emotivo del discorso è stato modificato dalla rimozione di brevi frame con i rapidi movimenti facciali, vale quindi anche la pena analizzare quale segnale emotivo è percepito attraverso questi movimenti del viso. Inoltre, sottolineano gli autori, la ricerca futura dovrebbe affrontare l'influenza sul pubblico dei lievi spostamenti nella posizione del relatore nei frame in cui le micro-espressioni sono state rimosse. Questa rilevazione può essere effettuata, ad esempio, chiedendo ai soggetti se hanno notato tali cambiamenti, oppure attraverso una ulteriore condizione di controllo aggiuntiva in cui altrettante modifiche di durata simile vengono rimosse lasciando intatte invece le micro-espressioni. Gli autori inoltre, auspicano si possano aggiungere ulteriori forme di misurazione, che comprendano tra le altre, le preferenze politiche, tratti della personalità e altri fattori demografici. Infatti, tali valutazioni probabilmente forniranno ulteriori informazioni su come le micro-espressioni influenzano la risposta dello spettatore. Il mio interesse si è quindi rivolto alla possibilità di applicare la verifica sperimentale operata da Stewart, Waller e Schubert sul discorso di Bush sugli effetti delle microespressioni del parlante nella risposta emozionale del ricevente alla comunicazione di Matteo Salvini, partendo dal presupposto che la sua comunicazione avviene in un ambiente comunicativo variegato dove si alternano fonti molteplici, veicolate dalla rete, alcune sottoposte ad un lavoro di editing molto importante, altre più spontanee e meno costruite. La comunicazione politica oggi, infatti, non può più prescindere dall’uso dei social media (Dittrich, 2017) che permettono una visibilità, attraverso il processo di disintermediazione, che sembra indispensabile al successo elettorale (jacobs, Spierings 2016; Kriesi, 2914; Essenger et al., 2017). Alcuni studi concordano inoltre, che la percezione di prossimità nel dialogo politico porta ad alti livelli di eccitazione con concomitanti effetti nelle attitudini di memorizzazione del politico e legittimazione della loro posizione ideologica. Quindi, proprio il così facile accesso ad una vasta gamma di media, dalla televisione ai video caricati on line dagli stessi utenti che li condividono su Youtube, sui siti web o sui social in generale, permettono un sempre più ampio avvicinamento valutativo del politico (Stewart et al. 2009). Se alcune ricerche hanno evidenziato come i social media permettono al politico stesso di apparire onesto perché permettono di esprimere la propria verità direttamente all’utente senza alcun contraddittorio e di controllare il punto di vista, la retorica, l’inquadratura, senza tralasciare l’effetto echo-chamber, ipotesi secondo la quale esiste l’attitudine ad avere più fiducia in amici e conoscenti rispetto agli estranei ed in conseguenza che qualsiasi contributo condiviso all’interno del proprio network sociale diventa credibile (Enli & Rosenberg, 2018). Altre recenti ricerche (Stewart & Dowe, 2013; Eibl - Eibesfeldt, 1989; Salter, 2007 in Stewart & Dowe 2013) hanno dimostrato come il mezzo predominante attraverso il quale i politici comunicano la loro personalità e la loro attendibilità sia il non-verbale (Koppensteiner & Grammer, 2010 in Stewart & Dowe 2013) e che l’espressione emozionale sul volto (anche se molto breve come le microespressioni) può avere un impatto significativo sull’uditore del parlato politico (Stewart, Waller & Schubert 2009). In tale contesto, prendendo spunto dallo studio ed applicandolo alla comunicazione Salviniana, appare interessante indagare se affidarsi ad una comunicazione sottoposta ad un forte rimaneggiamento editale che sopprima tutti quei segnali di contraddittorietà e vulnerabilità ricavabili dalle microespressioni, quali segnali filogenetici universali, abbia effetti più o meno negativi in termini di efficacia sulla percezione del leader rispetto ad una comunicazione “non ripulita” in cui la presenza delle microespressioni finisca per umanizzare la comunicazione ed attenui la risposta emotiva del pubblico. Metodologia Sono partita dal caso di studio del video “VinciSalvini”, usato nella campagna elettorale del marzo 2018, su cui abbiamo già condotto approfondite osservazioni (Serlupi Crescenzi, Canneddu, 2018; Leone et al., 2018 ) e dalla seconda versione del “concorso” pubblicata on line il 5 maggio 2019 durante la campagna per le elezioni europee del 26 maggio successivo. L'analisi multimodale (Poggi, 2007) della comunicazione di Matteo Salvini, nella prima edizione dello spot, ha evidenziato che mentre la modalità verbale e prosodico-intonativa sottolineava l'importanza di un “noi”, descritto come un popolo vittima di nemici potenti, ma forte della sua connessione ai social, le altre modalità comunicative apparivano spesso incoerenti con questa descrizione idealizzata, con frequenti micro-espressioni di perplessità, preoccupazione, irrisione e talora disprezzo. L’analisi poi del secondo video pubblicato come seconda edizione di “Vinci Salvini” sembra evidenziare, attraverso il particolare montaggio, uno studio accurato della comunicazione. Elementi di finzione che appaiono in entrambi i video sono molto evidenti nella seconda versione dove l’ambientazione appare addirittura surreale con l’obiettivo di indurre nel fruitore l’identificazione a programmi giovanili di successo. A partire dall’ambientazione, quindi, anche nella prima versione si possono notare numerosi elementi di finzione. Infatti, la scena è costruita come un set cinematografico dove alcuni giovani sullo sfondo che occasionalmente attraversano l’inquadratura, sono tutte persone curate, dietro un computer o in piedi apparentemente impegnate in varie attività lavorative. Sembrano così rappresentare un ambiente giovanile, operoso, informale, accogliente di cui tutti possono sentirsi parte assieme a lui. Nella seconda versione l’ambiente non sembra più operoso ma al contrario i quattro personaggi presenti, tre giovani e una donna di mezza età, presumibilmente i vincitori del precedente concorso, sono immobili, tutti sorridenti per l’intera durata del video. L’unica figura che si muove con sicurezza nello spazio con ugualmente ampi gesti delle braccia è il protagonista indiscusso della scena che espone le regole del gioco. La costruzione dell’ambientazione in entrambe le versioni e il montaggio successivo con frequenti tagli di frame nella seconda versione hanno indotto una riflessione circa l’opportunità di osservare anche altri contributi video pubblicati on line che potessero offrire la possibilità di una analisi più pulita della comunicazione del leader della Lega perché non passati al vaglio del suo staff per la comunicazione. In tal senso quindi non potessero subire neanche interventi di montaggio specifici come, ad esempio, nei contraddittori durante i talk show o conferenze stampa tenute in particolari momenti della campagna elettorale o successive ai risultati elettorali. Questa seconda analisi potrebbe offrire la possibilità di leggere in maniera più approfondita la comunicazione verbale e non verbale del politico senza le interferenze dovute ad un montaggio ad hoc per la propaganda elettorale. Prendendo in esame, ad esempio, la conferenza stampa di Matteo Salvini ripresa da LA7 successivamente alla vittoria elettorale ottenuta con le elezioni europee del 26 maggio 2019 è stato possibile evidenziare molte microespressioni emozionali durante il suo parlato politico. Gli elementi di naturalità del comportamento non verbale in questo caso sono probabilmente dovuti all’assenza di un premeditato “studio a tavolino” per l’ideazione di una strategia comunicativa efficace ai fini della propaganda che coinvolga non solo i contenuti del discorso, ma anche la comunicazione non-verbale e paraverbale del leader politico in questione. Infatti, il commento a caldo in una conferenza stampa improvvisata a seguito di un successo elettorale insperato può permettere di osservare da vicino il parlante riducendo i bias informativi dovuti ad una finzione eccessiva e specifica tipica dello spot elettorale. Ugualmente, quindi, appare interessante indagare proprio la differenza di percezione nelle due versioni editate e non. Analogamente alla già citata ricerca di Stewart, Waller, Schubert (2009), prevedo quindi di usare due stimoli: il video originale in cui sono presenti le micro-espressioni nella condizione di controllo, e un video senza i frammenti di micro-espressione nella condizione sperimentale. I partecipanti (100 persone circa), saranno studenti del Dipartimento di Scienze della Comunicazione. I video saranno sottoposti in un primo tempo all’ analisi F.A.C.S. (Ekman, Friesen & Hager, 1978; Hager, Ekman & Friesen, 2002) per individuare le microespressioni emotive presenti sul viso del parlante. La misurazione sarà basata su un test-retest. Prevedo di utilizzare tutti i materiali a mia disposizione grazie alla possibilità di fruizione sul canale youtube. Questa prima sperimentazione prenderà anche in considerazione i video “Vinci Salvini”. In primo luogo, tutti i partecipanti leggeranno una breve descrizione del video e ne valuteranno l'efficacia su diverse dimensioni anche emozionali. Poi, a seconda della condizione cui sarà casualmente assegnato (50 alla sperimentale; 50 al controllo), ogni partecipante vedrà il video con o senza le micro-espressioni. Infine, lo valuterà di nuovo sulle medesime dimensioni. Il disegno sperimentale sarà dunque misto (tra condizioni e nei soggetti). La valutazione delle diverse dimensioni comunicative e emozionali sarà rilevata tramite scale Likert e con differenziale semantico. Rispetto alla ricerca di Stewart, Waller e Schubert (2009), il mio possibile lavoro presenta tuttavia delle difficoltà specifiche, relative a varie problematiche dovute alla peculiaretà del caso di studio. Il discorso di Bush sottoposto a verifica sperimentale è un discorso particolare, espresso attraverso il mezzo televisivo, in occasione dell’annuncio di una entrata in guerra, tema di per se stesso in grado di richiamare sentimenti patriottici e unificanti, espresso comunque da una figura istituzionale, quale il Presidente degli Stati Uniti d’America, per ruolo normalmente rappresentante dell’intero popolo e, nel caso specifico, non altamente divisiva per personalità. Nel caso di Salvini, alle difficoltà date dai diversi ambienti, più o meno editati, in cui la comunicazione si svolge ed al diverso contenuto della stessa, si aggiunge la divisività del personaggio Salvini che induce alla polarizzazione delle opinioni sull'azione politica dello stesso. Come precedentemente evidenziato, se già Stewart, Waller e Schubert, nel fare la loro ricerca in ben altro contesto, hanno rilevato l’opportunità per il futuro di una valutazione sulla posizione del pubblico nei confronti del leader ciò risulta ancor più vero nel caso di studio specifico.

Le microespressioni nel parlato politico di Salvini. Un primo progetto di ricerca / SERLUPI CRESCENZI, Livia. - (2019). (Intervento presentato al convegno IV Conferenza Nazionale delle Dottorande e dei Dottorandi in Scienze Sociali tenutosi a Roma).

Le microespressioni nel parlato politico di Salvini. Un primo progetto di ricerca

Livia Serlupi Crescenzi
2019

Abstract

Obiettivi del progetto di ricerca Il contributo discute il progetto di un primo studio empirico del mio lavoro dottorale. L'obiettivo di questo mio primo lavoro sarà mettere alla prova l'ipotesi che, all'interno delle comunicazioni politiche postate sui social media, la presenza di micro-espressioni emotive del parlante modifichi significativamente la percezione dell'efficacia della comunicazione stessa. Breve inquadramento teorico Secondo la teoria neuro culturale (Ekman, 1987) esistono espressioni facciali che si dispongono come segnali basici filogeneteci di emozioni e in quanto tali universali. Esiste infatti, un programma neuro-fisiologico innato, di natura genetica, specifico per ogni emozione, che assicura l’invariabilità e l’universalità delle espressioni facciali associate a ciascuna delle sette emozioni primarie, rabbia, paura, disgusto, disprezzo, tristezza, sorpresa, felicità che possono quindi essere espresse tramite specifici movimenti del volto che durano da mezzo secondo ad alcuni secondi. La variabilità culturale poi può attenuare o aumentare questi effetti comunicativi universali. Nel 1978 Ekman e Friesen hanno poi introdotto un sistema di codifica per mappare le espressioni facciali denominato F.A.C.S. Tale sistema, descrivendo le azioni specifiche dei muscoli facciali, scompone le espressioni in piccole unità d’azione (AU) permettendo così la lettura delle emozioni e degli stati d’animo di una persona. Tali autori in vari e molteplici studi successivi hanno effettuato poi l’ulteriore suddivisione in macroespressioni, espressioni sottili e microespressioni. Mentre le macro espressioni facciali durano tra mezzo secondo e quattro secondi, le espressioni sottili sono quei minimi cambiamenti di espressione che si manifestano solo in parte del viso oppure lo coinvolgono per intero ma in maniera molto attenuata. Le micro-espressioni, al contrario, durano tra 1/15 e 1/25 di secondo ed è stato dunque proposto che queste ultime lascino “trasudare” un'emozione anche al di là della consapevolezza del parlante (Ekman, Friesen, 1969). Una micro-espressione facciale, quindi, è un segnale di emozione, espresso da rapide contrazioni di gruppi di muscoli facciali del parlante e sono dovute ad uno sforzo consapevole di dissimulazione oppure quando il soggetto non è, come detto, consapevole dell’emozione che sta vivendo (Ekman, 2011, p. 316). Esse possono allora essere considerate come traccia di emozioni nascoste o mascherate e a volte si presentano anche in maniera incoerente rispetto al parlato, ma, comunque, determinano l’aspetto umano del parlante. Ekman sottolinea che le microespressioni sono brevi tanto da non riuscire coglierle per il battere delle palpebre dell’osservatore esperto e che solo attraverso lo strumento del F.A.C.S (Ekman, Frieisen e Hager 2002), una osservazione attenta e un’analisi minuziosa al rallentatore con un controllo ripetuto del video preso in considerazione è possibile individuarle. Nel mio primo studio vorrei quindi esplorare il tema dell'efficacia delle micro-espressioni usate nel parlato politico anche in relazione ai media utilizzati ed i video presenti in rete ben si prestano a tale tipo di analisi. Muovendo da queste premesse, tra le diverse ricerche empiriche svolte sul tema, per il mio futuro lavoro appare molto utile una ricerca condotta sulle micro-espressioni in un discorso tenuto dal Presidente USA Bush nel 1990, che giustificava l’intervento militare come risposta all’invasione del Kuwait da parte dell’Iraq (Stewart, Waller e Schubert, 2009). Lo studio condotto da questi studiosi appare estremamente interessante perché, partendo da presupposti semplicemente speculativi sul possibile effetto delle microespressioni del parlante sul pubblico, è stata condotta una verifica sperimentale che come risultato ha evidenziato il sostanziale cambiamento della risposta emozionale del pubblico rispetto ad un discorso in video con o senza microespressioni del parlante. Il discorso preso in considerazione nella verifica sperimentale è quello tenuto in televisione dal presidente Bush nel 1990 per comunicare al popolo americano l’intenzione degli Stati Uniti di entrare in guerra contro l’Irak. La ricerca pubblicata nel 2009 (Stewart et al. 2009) prevedeva la misurazione di sei stati d’animo dei partecipanti divisi in due gruppi sottoposti alla visione di un discorso del presidente George H. W. Bush con e senza microespressioni emozionali. Le risposte dei partecipanti alla rimozione delle microespressioni facciali dal discorso hanno suggerito che le microespressioni apparse sul volto del parlante hanno influenzato, cambiandola, la loro risposta emotiva. Essi si sentivano significativamente più minacciati e arrabbiati vedendo il discorso con le microespressioni rimosse. Allo stesso tempo la risolutezza dei partecipanti rimaneva pressoché invariata dall’inizio fino a dopo la conclusione del discorso quando le microespressioni erano rimosse, ma diminuiva sensibilmente quando le microespressioni erano presenti. In sintesi, la ricerca ha dimostrato che le microespressioni facciali del presidente George H.W. Bush hanno smorzato la risposta emotiva al contenuto verbale e non verbale del discorso. Secondo gli autori sono necessari ulteriori studi per confermare la relazione precisa tra questi movimenti e la risposta emotiva del pubblico. Tuttavia, è chiaro che l'effetto emotivo del discorso è stato modificato dalla rimozione di brevi frame con i rapidi movimenti facciali, vale quindi anche la pena analizzare quale segnale emotivo è percepito attraverso questi movimenti del viso. Inoltre, sottolineano gli autori, la ricerca futura dovrebbe affrontare l'influenza sul pubblico dei lievi spostamenti nella posizione del relatore nei frame in cui le micro-espressioni sono state rimosse. Questa rilevazione può essere effettuata, ad esempio, chiedendo ai soggetti se hanno notato tali cambiamenti, oppure attraverso una ulteriore condizione di controllo aggiuntiva in cui altrettante modifiche di durata simile vengono rimosse lasciando intatte invece le micro-espressioni. Gli autori inoltre, auspicano si possano aggiungere ulteriori forme di misurazione, che comprendano tra le altre, le preferenze politiche, tratti della personalità e altri fattori demografici. Infatti, tali valutazioni probabilmente forniranno ulteriori informazioni su come le micro-espressioni influenzano la risposta dello spettatore. Il mio interesse si è quindi rivolto alla possibilità di applicare la verifica sperimentale operata da Stewart, Waller e Schubert sul discorso di Bush sugli effetti delle microespressioni del parlante nella risposta emozionale del ricevente alla comunicazione di Matteo Salvini, partendo dal presupposto che la sua comunicazione avviene in un ambiente comunicativo variegato dove si alternano fonti molteplici, veicolate dalla rete, alcune sottoposte ad un lavoro di editing molto importante, altre più spontanee e meno costruite. La comunicazione politica oggi, infatti, non può più prescindere dall’uso dei social media (Dittrich, 2017) che permettono una visibilità, attraverso il processo di disintermediazione, che sembra indispensabile al successo elettorale (jacobs, Spierings 2016; Kriesi, 2914; Essenger et al., 2017). Alcuni studi concordano inoltre, che la percezione di prossimità nel dialogo politico porta ad alti livelli di eccitazione con concomitanti effetti nelle attitudini di memorizzazione del politico e legittimazione della loro posizione ideologica. Quindi, proprio il così facile accesso ad una vasta gamma di media, dalla televisione ai video caricati on line dagli stessi utenti che li condividono su Youtube, sui siti web o sui social in generale, permettono un sempre più ampio avvicinamento valutativo del politico (Stewart et al. 2009). Se alcune ricerche hanno evidenziato come i social media permettono al politico stesso di apparire onesto perché permettono di esprimere la propria verità direttamente all’utente senza alcun contraddittorio e di controllare il punto di vista, la retorica, l’inquadratura, senza tralasciare l’effetto echo-chamber, ipotesi secondo la quale esiste l’attitudine ad avere più fiducia in amici e conoscenti rispetto agli estranei ed in conseguenza che qualsiasi contributo condiviso all’interno del proprio network sociale diventa credibile (Enli & Rosenberg, 2018). Altre recenti ricerche (Stewart & Dowe, 2013; Eibl - Eibesfeldt, 1989; Salter, 2007 in Stewart & Dowe 2013) hanno dimostrato come il mezzo predominante attraverso il quale i politici comunicano la loro personalità e la loro attendibilità sia il non-verbale (Koppensteiner & Grammer, 2010 in Stewart & Dowe 2013) e che l’espressione emozionale sul volto (anche se molto breve come le microespressioni) può avere un impatto significativo sull’uditore del parlato politico (Stewart, Waller & Schubert 2009). In tale contesto, prendendo spunto dallo studio ed applicandolo alla comunicazione Salviniana, appare interessante indagare se affidarsi ad una comunicazione sottoposta ad un forte rimaneggiamento editale che sopprima tutti quei segnali di contraddittorietà e vulnerabilità ricavabili dalle microespressioni, quali segnali filogenetici universali, abbia effetti più o meno negativi in termini di efficacia sulla percezione del leader rispetto ad una comunicazione “non ripulita” in cui la presenza delle microespressioni finisca per umanizzare la comunicazione ed attenui la risposta emotiva del pubblico. Metodologia Sono partita dal caso di studio del video “VinciSalvini”, usato nella campagna elettorale del marzo 2018, su cui abbiamo già condotto approfondite osservazioni (Serlupi Crescenzi, Canneddu, 2018; Leone et al., 2018 ) e dalla seconda versione del “concorso” pubblicata on line il 5 maggio 2019 durante la campagna per le elezioni europee del 26 maggio successivo. L'analisi multimodale (Poggi, 2007) della comunicazione di Matteo Salvini, nella prima edizione dello spot, ha evidenziato che mentre la modalità verbale e prosodico-intonativa sottolineava l'importanza di un “noi”, descritto come un popolo vittima di nemici potenti, ma forte della sua connessione ai social, le altre modalità comunicative apparivano spesso incoerenti con questa descrizione idealizzata, con frequenti micro-espressioni di perplessità, preoccupazione, irrisione e talora disprezzo. L’analisi poi del secondo video pubblicato come seconda edizione di “Vinci Salvini” sembra evidenziare, attraverso il particolare montaggio, uno studio accurato della comunicazione. Elementi di finzione che appaiono in entrambi i video sono molto evidenti nella seconda versione dove l’ambientazione appare addirittura surreale con l’obiettivo di indurre nel fruitore l’identificazione a programmi giovanili di successo. A partire dall’ambientazione, quindi, anche nella prima versione si possono notare numerosi elementi di finzione. Infatti, la scena è costruita come un set cinematografico dove alcuni giovani sullo sfondo che occasionalmente attraversano l’inquadratura, sono tutte persone curate, dietro un computer o in piedi apparentemente impegnate in varie attività lavorative. Sembrano così rappresentare un ambiente giovanile, operoso, informale, accogliente di cui tutti possono sentirsi parte assieme a lui. Nella seconda versione l’ambiente non sembra più operoso ma al contrario i quattro personaggi presenti, tre giovani e una donna di mezza età, presumibilmente i vincitori del precedente concorso, sono immobili, tutti sorridenti per l’intera durata del video. L’unica figura che si muove con sicurezza nello spazio con ugualmente ampi gesti delle braccia è il protagonista indiscusso della scena che espone le regole del gioco. La costruzione dell’ambientazione in entrambe le versioni e il montaggio successivo con frequenti tagli di frame nella seconda versione hanno indotto una riflessione circa l’opportunità di osservare anche altri contributi video pubblicati on line che potessero offrire la possibilità di una analisi più pulita della comunicazione del leader della Lega perché non passati al vaglio del suo staff per la comunicazione. In tal senso quindi non potessero subire neanche interventi di montaggio specifici come, ad esempio, nei contraddittori durante i talk show o conferenze stampa tenute in particolari momenti della campagna elettorale o successive ai risultati elettorali. Questa seconda analisi potrebbe offrire la possibilità di leggere in maniera più approfondita la comunicazione verbale e non verbale del politico senza le interferenze dovute ad un montaggio ad hoc per la propaganda elettorale. Prendendo in esame, ad esempio, la conferenza stampa di Matteo Salvini ripresa da LA7 successivamente alla vittoria elettorale ottenuta con le elezioni europee del 26 maggio 2019 è stato possibile evidenziare molte microespressioni emozionali durante il suo parlato politico. Gli elementi di naturalità del comportamento non verbale in questo caso sono probabilmente dovuti all’assenza di un premeditato “studio a tavolino” per l’ideazione di una strategia comunicativa efficace ai fini della propaganda che coinvolga non solo i contenuti del discorso, ma anche la comunicazione non-verbale e paraverbale del leader politico in questione. Infatti, il commento a caldo in una conferenza stampa improvvisata a seguito di un successo elettorale insperato può permettere di osservare da vicino il parlante riducendo i bias informativi dovuti ad una finzione eccessiva e specifica tipica dello spot elettorale. Ugualmente, quindi, appare interessante indagare proprio la differenza di percezione nelle due versioni editate e non. Analogamente alla già citata ricerca di Stewart, Waller, Schubert (2009), prevedo quindi di usare due stimoli: il video originale in cui sono presenti le micro-espressioni nella condizione di controllo, e un video senza i frammenti di micro-espressione nella condizione sperimentale. I partecipanti (100 persone circa), saranno studenti del Dipartimento di Scienze della Comunicazione. I video saranno sottoposti in un primo tempo all’ analisi F.A.C.S. (Ekman, Friesen & Hager, 1978; Hager, Ekman & Friesen, 2002) per individuare le microespressioni emotive presenti sul viso del parlante. La misurazione sarà basata su un test-retest. Prevedo di utilizzare tutti i materiali a mia disposizione grazie alla possibilità di fruizione sul canale youtube. Questa prima sperimentazione prenderà anche in considerazione i video “Vinci Salvini”. In primo luogo, tutti i partecipanti leggeranno una breve descrizione del video e ne valuteranno l'efficacia su diverse dimensioni anche emozionali. Poi, a seconda della condizione cui sarà casualmente assegnato (50 alla sperimentale; 50 al controllo), ogni partecipante vedrà il video con o senza le micro-espressioni. Infine, lo valuterà di nuovo sulle medesime dimensioni. Il disegno sperimentale sarà dunque misto (tra condizioni e nei soggetti). La valutazione delle diverse dimensioni comunicative e emozionali sarà rilevata tramite scale Likert e con differenziale semantico. Rispetto alla ricerca di Stewart, Waller e Schubert (2009), il mio possibile lavoro presenta tuttavia delle difficoltà specifiche, relative a varie problematiche dovute alla peculiaretà del caso di studio. Il discorso di Bush sottoposto a verifica sperimentale è un discorso particolare, espresso attraverso il mezzo televisivo, in occasione dell’annuncio di una entrata in guerra, tema di per se stesso in grado di richiamare sentimenti patriottici e unificanti, espresso comunque da una figura istituzionale, quale il Presidente degli Stati Uniti d’America, per ruolo normalmente rappresentante dell’intero popolo e, nel caso specifico, non altamente divisiva per personalità. Nel caso di Salvini, alle difficoltà date dai diversi ambienti, più o meno editati, in cui la comunicazione si svolge ed al diverso contenuto della stessa, si aggiunge la divisività del personaggio Salvini che induce alla polarizzazione delle opinioni sull'azione politica dello stesso. Come precedentemente evidenziato, se già Stewart, Waller e Schubert, nel fare la loro ricerca in ben altro contesto, hanno rilevato l’opportunità per il futuro di una valutazione sulla posizione del pubblico nei confronti del leader ciò risulta ancor più vero nel caso di studio specifico.
2019
IV Conferenza Nazionale delle Dottorande e dei Dottorandi in Scienze Sociali
04 Pubblicazione in atti di convegno::04d Abstract in atti di convegno
Le microespressioni nel parlato politico di Salvini. Un primo progetto di ricerca / SERLUPI CRESCENZI, Livia. - (2019). (Intervento presentato al convegno IV Conferenza Nazionale delle Dottorande e dei Dottorandi in Scienze Sociali tenutosi a Roma).
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