L’Avenida 9 de Julio di Buenos Aires è un fatto urbano straordinario che non ha omologhi. Indagarla, nelle sue dimensioni morfologiche, sociali, funzionali, ecologiche e simboliche, significa inquadrare questo singolare fenomeno nella visione della Grande Buenos Aires che si forma alla fine dell’Ottocento e allo stesso tempo comprendere i significati della città contemporanea. L’unico paragone che vedo possibile è con il Central Park di New York, con due differenze sostanziali: la prima è che la realizzazione della 9 de Julio è frutto di un processo complesso e non lineare al quale si arriva, per via di levare, all’interno di un tessuto urbano denso e già delineato, mentre il parco al centro di Manhattan è stato disegnato da un unico progettista e la città si è sviluppata al suo intorno; la seconda è che in questo caso si tratta di un segno lineare e non areale. Entrambi sono spazi assoluti capaci di conferire, con la loro potenza e la loro chiarezza icastica, una dimensione contemporanea a due città che per motivi diversi apparterrebbero a una modernità, anche in questo caso differente, oramai storicizzata. Prima di andare oltre è necessario specificare che in questo scritto con l’appellativo «9 de Julio» ci si riferisce, con artificio metonimico, all’insieme delle strade che occupano il grande vuoto lineare orientato in direzione nord-sud, largo 140 metri e lungo 3.000, che taglia la città in due all’altezza della settima quadra partendo dal waterfront (oggi Av. La Rábida). In realtà la toponomastica ci dice altro: i controviali laterali hanno denominazioni differenti, e questo ne spiega la genesi. Trattandosi di uno sventramento conforme alla maglia, l’operazione di sottrazione nella teoria degli isolati ha dato luogo a una condizione ibrida: le vie laterali hanno mantenuto la loro intestazione e i rispettivi numeri civici, mentre le nuove corsie centrali, pur inserendosi in un disegno complessivo organico, conservano geneticamente il carattere di una connessione extraurbana. D’altra parte non vi è altro modo per nominare in maniera unitaria questo spazio, nella sua dimensione inclusiva. La 9 de Julio dunque, forse in virtù di questa natura composita è molto più che una strada, una strada mondo1 potremmo dire, come tutte quelle capaci di portare brillantemente a sintesi la storia, la geografia e la vita di una città.

Il corridore porteño. La 9 de Julio tra storia, realtà e immaginario / Toppetti, Fabrizio. - In: RASSEGNA DI ARCHITETTURA E URBANISTICA. - ISSN 0392-8608. - 158:(2019), pp. 106-115.

Il corridore porteño. La 9 de Julio tra storia, realtà e immaginario

Fabrizio Toppetti
2019

Abstract

L’Avenida 9 de Julio di Buenos Aires è un fatto urbano straordinario che non ha omologhi. Indagarla, nelle sue dimensioni morfologiche, sociali, funzionali, ecologiche e simboliche, significa inquadrare questo singolare fenomeno nella visione della Grande Buenos Aires che si forma alla fine dell’Ottocento e allo stesso tempo comprendere i significati della città contemporanea. L’unico paragone che vedo possibile è con il Central Park di New York, con due differenze sostanziali: la prima è che la realizzazione della 9 de Julio è frutto di un processo complesso e non lineare al quale si arriva, per via di levare, all’interno di un tessuto urbano denso e già delineato, mentre il parco al centro di Manhattan è stato disegnato da un unico progettista e la città si è sviluppata al suo intorno; la seconda è che in questo caso si tratta di un segno lineare e non areale. Entrambi sono spazi assoluti capaci di conferire, con la loro potenza e la loro chiarezza icastica, una dimensione contemporanea a due città che per motivi diversi apparterrebbero a una modernità, anche in questo caso differente, oramai storicizzata. Prima di andare oltre è necessario specificare che in questo scritto con l’appellativo «9 de Julio» ci si riferisce, con artificio metonimico, all’insieme delle strade che occupano il grande vuoto lineare orientato in direzione nord-sud, largo 140 metri e lungo 3.000, che taglia la città in due all’altezza della settima quadra partendo dal waterfront (oggi Av. La Rábida). In realtà la toponomastica ci dice altro: i controviali laterali hanno denominazioni differenti, e questo ne spiega la genesi. Trattandosi di uno sventramento conforme alla maglia, l’operazione di sottrazione nella teoria degli isolati ha dato luogo a una condizione ibrida: le vie laterali hanno mantenuto la loro intestazione e i rispettivi numeri civici, mentre le nuove corsie centrali, pur inserendosi in un disegno complessivo organico, conservano geneticamente il carattere di una connessione extraurbana. D’altra parte non vi è altro modo per nominare in maniera unitaria questo spazio, nella sua dimensione inclusiva. La 9 de Julio dunque, forse in virtù di questa natura composita è molto più che una strada, una strada mondo1 potremmo dire, come tutte quelle capaci di portare brillantemente a sintesi la storia, la geografia e la vita di una città.
2019
strada; storia della città; spazio pubblico
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Il corridore porteño. La 9 de Julio tra storia, realtà e immaginario / Toppetti, Fabrizio. - In: RASSEGNA DI ARCHITETTURA E URBANISTICA. - ISSN 0392-8608. - 158:(2019), pp. 106-115.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1313584
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