In un mondo sempre più connesso e veloce le infrastrutture per la mobilità costituiscono l’armatura dello sviluppo del territorio poiché capaci di collegare e avvicinare luoghi, di originare flussi, strutturare mercati del lavoro, economie e quindi nuove forme di socialità, e se mal pianificate dividere, allontanare, frammentare e isolare territori. La liberalizzazione negli anni ‘90 del servizio ferroviario italiano ha di fatto aumentato il divario tra territori rapidi e territori lenti, lasciando in agonia molte delle linee minori e ricalcando una geografia di potere dei territori ad alta e bassa redditività su cui si struttura oggi il Paese. Per quel 61% di territorio nazionale considerato aree interne, con scarso accesso ai servizi di base presenti nei poli di attrazione urbani e intercomunali, che vivono fenomeni di abbandono massiccio da parte della popolazione, invecchiamento, mancanza di occupazione e fragilizzazione progressiva delle economie e dei luoghi, la mobilità costituisce la linfa vitale necessaria per una qualunque strategia di rinascita. Questo paper intende, superando lo scollamento tra pianificazione urbanistica e mobilità, osservare le strategie in atto in ambito di potenziamento del servizio, riconversione di tracciati e patrimonio immobiliare dismesso e le relazioni tra queste e i territori coinvolti, delineando nuovi paradigmi per una ri-significazione della rete ferroviaria minore come opportunità di rivitalizzazione delle aree interne, verso un riequilibrio centro storico/territorio/Paese.
Il potenziale della rete ferroviaria secondaria per il rilancio dei territori fragili italiani / Amato, Chiara. - In: PLANUM. - ISSN 1723-0993. - II:37(2018), pp. 7-14.
Il potenziale della rete ferroviaria secondaria per il rilancio dei territori fragili italiani
Chiara AmatoPrimo
2018
Abstract
In un mondo sempre più connesso e veloce le infrastrutture per la mobilità costituiscono l’armatura dello sviluppo del territorio poiché capaci di collegare e avvicinare luoghi, di originare flussi, strutturare mercati del lavoro, economie e quindi nuove forme di socialità, e se mal pianificate dividere, allontanare, frammentare e isolare territori. La liberalizzazione negli anni ‘90 del servizio ferroviario italiano ha di fatto aumentato il divario tra territori rapidi e territori lenti, lasciando in agonia molte delle linee minori e ricalcando una geografia di potere dei territori ad alta e bassa redditività su cui si struttura oggi il Paese. Per quel 61% di territorio nazionale considerato aree interne, con scarso accesso ai servizi di base presenti nei poli di attrazione urbani e intercomunali, che vivono fenomeni di abbandono massiccio da parte della popolazione, invecchiamento, mancanza di occupazione e fragilizzazione progressiva delle economie e dei luoghi, la mobilità costituisce la linfa vitale necessaria per una qualunque strategia di rinascita. Questo paper intende, superando lo scollamento tra pianificazione urbanistica e mobilità, osservare le strategie in atto in ambito di potenziamento del servizio, riconversione di tracciati e patrimonio immobiliare dismesso e le relazioni tra queste e i territori coinvolti, delineando nuovi paradigmi per una ri-significazione della rete ferroviaria minore come opportunità di rivitalizzazione delle aree interne, verso un riequilibrio centro storico/territorio/Paese.File | Dimensione | Formato | |
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