L’introduzione ad un monumento onorario antico quale la cosiddetta “Colonna di Giuliano l’Apostata” ad Ankara si rivela complicata, e per più motivi. In prima istanza per la sua denominazione attuale, che è frutto di erudizione archeologica moderna. Belkis Minaresi sarebbe il vero nome ottomano, vale a dire “Colonna della Regina di Saba”: la Regina del Sud, come la chiama laconicamente il Corano, Bilqis o Belkis, la cui leggenda giunge al mondo turco grazie alla rielaborazione dei testi esegetici ebraici condotta dai commentatori persiani come al-Tabari già a partire dai primi secoli dell’Egira. Belkis, figura femminile positiva, esorcizza in questo caso il tabù che la società ottomana tradizionale riserva spesso ai monumenti di questo tipo giunti dal passato. Non vi è invece puntello storico o documentario, che asseveri la dedica della colonna all’imperatore Giuliano, sovrano che tuttavia si prestava bene al caso per aver svernato nella capitale della Galatia nella primavera del 362, alla vigilia della sua sfortunata campagna persiana. L’attribuzione a Giuliano, data per acquisita per inerzia nelle pubblicazioni di carattere divulgativo e in molte guide della moderna città di Ankara, deve tuttavia fare i conti con alcuni elementi ostativi, messi opportunamente in luce da Rudolf Kautzsch già nel 1936 o, più di recente, da Clive Foss nel suo lungo articolo “Late Antique and Byzantine Ankara”, del 1977 ma ancor oggi imprescindibile: rapide considerazioni che tuttavia lasciano il monumento del tutto negletto dal punto di vista scientifico, escluso com’è finanche dal prestigioso volume Das Säulenmonument, del 1995, nel quale Martina Jordan-Ruwe includeva come capitolo finale una disamina puntuale dei monumenti onorari a colonna della tarda antichità, con particolare attenzione proprio alla pars orientalis. Ankara conserva per tutta la tarda antichità fu metropoli della ridotta Galatia, sede del vicario del Ponto. Nel mutato assetto territoriale e amministrativo del regime tematico, A. fu dapprima capitale del tema degli Opsikion (sec. 7°), poi del tema dei Bucellari (sec. 8°). Era inoltre sede del vescovo metropolitano della Galazia. A. ebbe un periodo d'ininterrotta prosperità fino alla conquista dei Persiani di Cosroe II (620), evento che, oltre a segnare un brusco arresto nella vita urbana, provocò la contrazione dell'abitato; abbandonate le devastate aree pianeggianti, esso si arroccò infatti in una munita cittadella sulla sommità dell'antica acropoli. Dal 641 alla prima metà del sec. 9° si susseguirono, con cadenza quasi annuale, le incursioni arabe che - specie quelle del 654 (assalto del califfo Mu'āwiya), del 797 (spedizione dell'esercito di Hārūn al-Rashīd), dell'838 (assedio del califfo abbaside Mu῾taṣim) - arrecarono gravi danni alla città. Cessato il pericolo dopo la spedizione imperiale dell'859, stroncate le rivolte dei pauliciani (871-873), A. godette di una relativa tranquillità che si concluse con la conquista dei Turchi selgiuqidi, di poco successiva alla battaglia di Manzikert (1071). Da allora, se si eccettua un breve intervallo (1101-1121) quando, riconquistata da Raimondo di Tolosa, fu restituita all'impero bizantino, rimase (con il mutato nome di Engüryie, Angora) in possesso selgiuqide fino al 1354, allorché entrò nell'orbita ottomana (per questi eventi storici si rinvia ai documenti testuali collazionati da de Jerphanion, 1928; Wittek, 1932; Vryonis, 1971; Eyice, 1972; Foss, 1977). Ancora oggi il panorama di A. è dominato dalle torri della cittadella bizantina, uno tra i più completi esempi di architettura militare medievale in Asia Minore. La colonna onoraria marmorea protobizantina nota con l’appellativo moderno di “Colonna di Giuliano” (in turco ottomano “Belkıs Minaresi) si eleva ancor oggi, seppur del tutto decontestualizzata, nel centro della città di Ankara. Priva di qualsiasi attestazione documentaria antica, essa costituisce un monumento per molti versi enigmatico e dalle caratteristiche del tutto peculiari. Tali premesse, unite alla sua evidente natura di monumento incompiuto, vengono rilevate e discusse solo in maniera corsiva nelle poche e brevi menzioni che la letteratura scientifica le ha dedicato finora. Si propone pertanto in questa sede di affrontare in modo maggiormente approfondito di quanto fatto in passato le seguenti questioni: 1. Analisi tipologica e stilistica del monumento. 2. Tentativo di precisazione cronologica. 3. Individuazione del quadro storico di pertinenza nonché di una possibile committenza imperiale diretta o indiretta.
A chi attribuire la cosiddetta "Colonna di Giuliano" ad Ankara? / Taddei, Alessandro. - 2:(2019), pp. 1039-1052. (Intervento presentato al convegno VIII Congresso dell'Associazione Italiana di Studi Bizantini. Dialoghi con Bisanzio. Spazi di discussione, percorsi di ricerca tenutosi a Ravenna; Italy).
A chi attribuire la cosiddetta "Colonna di Giuliano" ad Ankara?
Taddei, Alessandro
2019
Abstract
L’introduzione ad un monumento onorario antico quale la cosiddetta “Colonna di Giuliano l’Apostata” ad Ankara si rivela complicata, e per più motivi. In prima istanza per la sua denominazione attuale, che è frutto di erudizione archeologica moderna. Belkis Minaresi sarebbe il vero nome ottomano, vale a dire “Colonna della Regina di Saba”: la Regina del Sud, come la chiama laconicamente il Corano, Bilqis o Belkis, la cui leggenda giunge al mondo turco grazie alla rielaborazione dei testi esegetici ebraici condotta dai commentatori persiani come al-Tabari già a partire dai primi secoli dell’Egira. Belkis, figura femminile positiva, esorcizza in questo caso il tabù che la società ottomana tradizionale riserva spesso ai monumenti di questo tipo giunti dal passato. Non vi è invece puntello storico o documentario, che asseveri la dedica della colonna all’imperatore Giuliano, sovrano che tuttavia si prestava bene al caso per aver svernato nella capitale della Galatia nella primavera del 362, alla vigilia della sua sfortunata campagna persiana. L’attribuzione a Giuliano, data per acquisita per inerzia nelle pubblicazioni di carattere divulgativo e in molte guide della moderna città di Ankara, deve tuttavia fare i conti con alcuni elementi ostativi, messi opportunamente in luce da Rudolf Kautzsch già nel 1936 o, più di recente, da Clive Foss nel suo lungo articolo “Late Antique and Byzantine Ankara”, del 1977 ma ancor oggi imprescindibile: rapide considerazioni che tuttavia lasciano il monumento del tutto negletto dal punto di vista scientifico, escluso com’è finanche dal prestigioso volume Das Säulenmonument, del 1995, nel quale Martina Jordan-Ruwe includeva come capitolo finale una disamina puntuale dei monumenti onorari a colonna della tarda antichità, con particolare attenzione proprio alla pars orientalis. Ankara conserva per tutta la tarda antichità fu metropoli della ridotta Galatia, sede del vicario del Ponto. Nel mutato assetto territoriale e amministrativo del regime tematico, A. fu dapprima capitale del tema degli Opsikion (sec. 7°), poi del tema dei Bucellari (sec. 8°). Era inoltre sede del vescovo metropolitano della Galazia. A. ebbe un periodo d'ininterrotta prosperità fino alla conquista dei Persiani di Cosroe II (620), evento che, oltre a segnare un brusco arresto nella vita urbana, provocò la contrazione dell'abitato; abbandonate le devastate aree pianeggianti, esso si arroccò infatti in una munita cittadella sulla sommità dell'antica acropoli. Dal 641 alla prima metà del sec. 9° si susseguirono, con cadenza quasi annuale, le incursioni arabe che - specie quelle del 654 (assalto del califfo Mu'āwiya), del 797 (spedizione dell'esercito di Hārūn al-Rashīd), dell'838 (assedio del califfo abbaside Mu῾taṣim) - arrecarono gravi danni alla città. Cessato il pericolo dopo la spedizione imperiale dell'859, stroncate le rivolte dei pauliciani (871-873), A. godette di una relativa tranquillità che si concluse con la conquista dei Turchi selgiuqidi, di poco successiva alla battaglia di Manzikert (1071). Da allora, se si eccettua un breve intervallo (1101-1121) quando, riconquistata da Raimondo di Tolosa, fu restituita all'impero bizantino, rimase (con il mutato nome di Engüryie, Angora) in possesso selgiuqide fino al 1354, allorché entrò nell'orbita ottomana (per questi eventi storici si rinvia ai documenti testuali collazionati da de Jerphanion, 1928; Wittek, 1932; Vryonis, 1971; Eyice, 1972; Foss, 1977). Ancora oggi il panorama di A. è dominato dalle torri della cittadella bizantina, uno tra i più completi esempi di architettura militare medievale in Asia Minore. La colonna onoraria marmorea protobizantina nota con l’appellativo moderno di “Colonna di Giuliano” (in turco ottomano “Belkıs Minaresi) si eleva ancor oggi, seppur del tutto decontestualizzata, nel centro della città di Ankara. Priva di qualsiasi attestazione documentaria antica, essa costituisce un monumento per molti versi enigmatico e dalle caratteristiche del tutto peculiari. Tali premesse, unite alla sua evidente natura di monumento incompiuto, vengono rilevate e discusse solo in maniera corsiva nelle poche e brevi menzioni che la letteratura scientifica le ha dedicato finora. Si propone pertanto in questa sede di affrontare in modo maggiormente approfondito di quanto fatto in passato le seguenti questioni: 1. Analisi tipologica e stilistica del monumento. 2. Tentativo di precisazione cronologica. 3. Individuazione del quadro storico di pertinenza nonché di una possibile committenza imperiale diretta o indiretta.File | Dimensione | Formato | |
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