Le varie correnti non marxiste che si scontrarono, si attraversarono, si confrontarono nell’Italia della “lunga guerra” non colsero o non vollero cogliere la collegialità di un fenomeno come quello bolscevico, preferendo polarizzare le proprie posizioni attorno ad alcuni singoli dirigenti. Bisogna altresì sottolineare come di quegli “sconfinamenti” ideologici che tra il 1917 e il 1920 portarono le sensibilità nazionali a cercare in parte di appropriarsi del mito leniniano siano rimaste ben poche tracce nel dibattito storiografico italiano del secondo dopoguerra, caratterizzato dal paradigma antifascista e dall’egemonia del Partito comunista nel campo degli studi sul bolscevismo. Solo attorno al 1970 la figura di Lenin fu rivisitata sotto nuove angolature, che si proponevano di superare la sclerosi staliniana o i revisionismi socialdemocratici e restituirne l’autenticità politica e la vitalità rivoluzionaria. Per quanto riguarda il mio contributo, uno degli esiti più fecondi di tale stagione storiografica internazionale e italiana fu quello della valorizzazione della categoria di “volontà” associata alla figura di Lenin. La centralità della “volontà” come elemento discriminante del leninismo rispetto al marxismo “puro” va certamente presa con cautela, ma è indubbio come la lettura volontaristica della dottrina e dell’azione leninista risulta particolarmente feconda per comprendere perché, quanto e come il mito di Lenin avesse sedotto quei movimenti che, muovendo da posizioni esplicitamente antibolsceviche e da fondamenta patriottiche apparentemente inconciliabili con i pilastri dell’ideologia marxista, cercarono infine di coglierne e valorizzarne quei caratteri più affini ai loro progetti politici. La notevole produzione giornalistica sviluppata tra il 1917 e il 1920 sulla figura di Lenin da parte di tali movimenti ben rappresenta le ambivalenze e le contraddizioni della riflessione e del dibattito. La mia ricerca si propone di passare in rassegna e approfondire i nodi che emergono da tale produzione, tenendo conto della pluralità degli autori, degli orientamenti che essi esprimono (sindacalismo, repubblicanesimo, fiumanesimo) e dei precisi contesti di riferimento, in termini cronologici (guerradopoguerra) e geografici (Italia-Fiume). Ne emerge un quadro vario, estremamente interessante e in alcuni casi decisamente sorprendente.

«Lupus dei qui tollit peccata mundi». Il mito di Lenin tra nazionalisti, repubblicani, sindacalisti e dannunziani / SERVENTI LONGHI, Enrico. - In: ZAPRUDER. - ISSN 1723-0020. - (2017).

«Lupus dei qui tollit peccata mundi». Il mito di Lenin tra nazionalisti, repubblicani, sindacalisti e dannunziani

Enrico Serventi Longhi
2017

Abstract

Le varie correnti non marxiste che si scontrarono, si attraversarono, si confrontarono nell’Italia della “lunga guerra” non colsero o non vollero cogliere la collegialità di un fenomeno come quello bolscevico, preferendo polarizzare le proprie posizioni attorno ad alcuni singoli dirigenti. Bisogna altresì sottolineare come di quegli “sconfinamenti” ideologici che tra il 1917 e il 1920 portarono le sensibilità nazionali a cercare in parte di appropriarsi del mito leniniano siano rimaste ben poche tracce nel dibattito storiografico italiano del secondo dopoguerra, caratterizzato dal paradigma antifascista e dall’egemonia del Partito comunista nel campo degli studi sul bolscevismo. Solo attorno al 1970 la figura di Lenin fu rivisitata sotto nuove angolature, che si proponevano di superare la sclerosi staliniana o i revisionismi socialdemocratici e restituirne l’autenticità politica e la vitalità rivoluzionaria. Per quanto riguarda il mio contributo, uno degli esiti più fecondi di tale stagione storiografica internazionale e italiana fu quello della valorizzazione della categoria di “volontà” associata alla figura di Lenin. La centralità della “volontà” come elemento discriminante del leninismo rispetto al marxismo “puro” va certamente presa con cautela, ma è indubbio come la lettura volontaristica della dottrina e dell’azione leninista risulta particolarmente feconda per comprendere perché, quanto e come il mito di Lenin avesse sedotto quei movimenti che, muovendo da posizioni esplicitamente antibolsceviche e da fondamenta patriottiche apparentemente inconciliabili con i pilastri dell’ideologia marxista, cercarono infine di coglierne e valorizzarne quei caratteri più affini ai loro progetti politici. La notevole produzione giornalistica sviluppata tra il 1917 e il 1920 sulla figura di Lenin da parte di tali movimenti ben rappresenta le ambivalenze e le contraddizioni della riflessione e del dibattito. La mia ricerca si propone di passare in rassegna e approfondire i nodi che emergono da tale produzione, tenendo conto della pluralità degli autori, degli orientamenti che essi esprimono (sindacalismo, repubblicanesimo, fiumanesimo) e dei precisi contesti di riferimento, in termini cronologici (guerradopoguerra) e geografici (Italia-Fiume). Ne emerge un quadro vario, estremamente interessante e in alcuni casi decisamente sorprendente.
2017
leninismo, sindacalismo, fascismo, socialismo
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
«Lupus dei qui tollit peccata mundi». Il mito di Lenin tra nazionalisti, repubblicani, sindacalisti e dannunziani / SERVENTI LONGHI, Enrico. - In: ZAPRUDER. - ISSN 1723-0020. - (2017).
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