Confrontandosi apertamente con Blade Runner (Scott, 1982) – uno dei testi cardine per la riflessione postmoderna sul cinema –, il recente sequel Blade Runner 2049 (Villeneuve, 2017) nasce come consapevole iper-testo che estende quell’immaginario di riferimento. Come? Partendo innanzitutto da una capillare narrazione transmediale: i tre cortometraggi 2022, 2036 e 2048 sono stati distribuiti direttamente su YouTube creando strategici link tra i due film. Per arrivare poi a configurare una teorica coalescenza tra diversi regimi di sguardo e statuti dell’immagine nella Los Angeles del 2049: - Il confronto tra ologrammi in CGI e replicanti bio-ingegnerizzati (la digitalizzazione dei processi e la clonazione come campo fecondo della nostra cultura visuale); - L’archeologia dei dispositivi e la diffusa “retromania” (i diversi supporti analogici riemergono come tracce memoriali del passato); - La visualità dronistica e la guerra geolocalizzabile. Il film, allora, configura una dettagliata indagine sulla nostra memoria mediale che termina non a caso a Las Vegas. La città postmoderna per eccellenza – dall’architettura di Robert Venturi in poi – dove le macerie post-apocalittiche del 2049 conservano solo “reliquie” dell’immaginario popolare. Ecco che le riconoscibili icone novecentesche balenano come glitch dell’immagine digitale: Harrison Ford/Rick Deckard si muove tra gli ologrammi di Marylin Monroe, Frank Sinatra o Elvis Presley, come corpo ibridato ma ancora capace di custodire una traccia referenziale.

Reliquie postmoderne. L’esperienza tecnica da Blade Runner a Blade Runner 2049 / Masciullo, Pietro. - In: LA VALLE DELL'EDEN. - ISSN 1970-6391. - 33:(2018), pp. 69-76.

Reliquie postmoderne. L’esperienza tecnica da Blade Runner a Blade Runner 2049

Pietro Masciullo
2018

Abstract

Confrontandosi apertamente con Blade Runner (Scott, 1982) – uno dei testi cardine per la riflessione postmoderna sul cinema –, il recente sequel Blade Runner 2049 (Villeneuve, 2017) nasce come consapevole iper-testo che estende quell’immaginario di riferimento. Come? Partendo innanzitutto da una capillare narrazione transmediale: i tre cortometraggi 2022, 2036 e 2048 sono stati distribuiti direttamente su YouTube creando strategici link tra i due film. Per arrivare poi a configurare una teorica coalescenza tra diversi regimi di sguardo e statuti dell’immagine nella Los Angeles del 2049: - Il confronto tra ologrammi in CGI e replicanti bio-ingegnerizzati (la digitalizzazione dei processi e la clonazione come campo fecondo della nostra cultura visuale); - L’archeologia dei dispositivi e la diffusa “retromania” (i diversi supporti analogici riemergono come tracce memoriali del passato); - La visualità dronistica e la guerra geolocalizzabile. Il film, allora, configura una dettagliata indagine sulla nostra memoria mediale che termina non a caso a Las Vegas. La città postmoderna per eccellenza – dall’architettura di Robert Venturi in poi – dove le macerie post-apocalittiche del 2049 conservano solo “reliquie” dell’immaginario popolare. Ecco che le riconoscibili icone novecentesche balenano come glitch dell’immagine digitale: Harrison Ford/Rick Deckard si muove tra gli ologrammi di Marylin Monroe, Frank Sinatra o Elvis Presley, come corpo ibridato ma ancora capace di custodire una traccia referenziale.
2018
postmoderno; blade runner; media studies; film studies; ridley scott; blade runner 2049; denis villeneuve
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Reliquie postmoderne. L’esperienza tecnica da Blade Runner a Blade Runner 2049 / Masciullo, Pietro. - In: LA VALLE DELL'EDEN. - ISSN 1970-6391. - 33:(2018), pp. 69-76.
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