The absence of an equivalent of the Indo-European verb ‘to be’ in Arabic, in particular the copula and a full correspondence of the tense inflections of the verb ‘to be’, raises ontological and linguistic problems. The rendering of the verb ‘to be’ in the translation of an Indo-European text into Arabic is therefore subject to many discrepancies. The Arabic language uses synonyms, equivalents, periphrasis, and complex translations to express an equivalent of the verb ‘to be’. The translation of expressions such as is, is not, being, there is, etc., is not obtained with conjugations and inflections of a verb ‘to be’ in Arabic, but it is necessary to resort to different verbs, particles, pronouns and elements that do not correspond in any way to a verb ‘to be’ in the Indo-European meaning. The translations into Arabic of Aristotle’s works raise many problems of interpretation, and involve linguistic analysis and reflection on the real equivalence, or the lack thereof, of the ontological topics. To understand how the verb ‘to be’ is rendered in the Arabic translations of Aristotle and the related ontological problems, it is first analyzed Aristotle’s definition of verb in De interpretatione, and subsequently the translations into Italian, Greek, and Arabic of chapter 3 (16b 6-25). Following this there is a second case study, which analyzes a passage of the Categorie (Cat., 3, 1 b 10-15). In particular, there is a collection of all the renditions of the verb ‘to be’ in Arabic, with particular reference to case studies taken from the Arabic translations of Aristotle by Isḥāq ibn Ḥunayn.

L’assenza di un equivalente del verbo ‘essere’ indoeuropeo in lingua araba, in particolare della copula e di una corrispondenza completa delle flessioni temporali del verbo ‘essere’, pone problemi di ordine ontologico oltre che linguistico. La resa del verbo ‘essere’ nella traduzione di un testo indoeuropeo in lingua araba è dunque oggetto di numerose discrepanze. La lingua araba ricorre a sinonimi, equivalenti, perifrasi e traduzioni complesse per poter esprimere un equivalente di ‘essere’. La traduzione di espressioni quali è, non è, essere, c’è, essente, etc., non si ottiene coniugando e flettendo un verbo ‘essere’ arabo, ma è necessario ricorrere a verbi diversi, particelle, pronomi ed elementi che nulla hanno a che vedere con un verbo ‘essere’ inteso in senso indoeuropeo. Le traduzioni in lingua araba degli scritti di Aristotele pongono dunque numerosi problemi traduttivi ed interpretativi che coinvolgono analisi linguistica e riflessione sulla reale equivalenza o meno dei discorsi ontologici. Per comprendere la resa del verbo ‘essere’ nelle traduzioni arabe di Aristotele ed i problemi ontologici ad essa collegati, si analizza dapprima la definizione che Aristotele dà di verbo nel De interpretatione, per poi analizzare la traduzione in italiano, greco ed arabo del capitolo 3 (16b 6-25). Si affronta poi un secondo caso studio analizzando un passo delle Categorie (Cat., 3, 1 b 10-15). Si espone in particolare una raccolta di tutte le rese del verbo ‘essere’ in lingua araba con particolare riferimento a casi studio tratti dalle traduzioni arabe di Aristotele di Isḥāq ibn Ḥunayn.

Il verbo ‘essere’ nella traduzione in lingua araba delle Categorie e del De interpretatione di Aristotele / Ventura, Annamaria. - In: ARETÈ. - ISSN 2531-6249. - 4:(2019), pp. 453-473.

Il verbo ‘essere’ nella traduzione in lingua araba delle Categorie e del De interpretatione di Aristotele

Ventura, Annamaria
2019

Abstract

The absence of an equivalent of the Indo-European verb ‘to be’ in Arabic, in particular the copula and a full correspondence of the tense inflections of the verb ‘to be’, raises ontological and linguistic problems. The rendering of the verb ‘to be’ in the translation of an Indo-European text into Arabic is therefore subject to many discrepancies. The Arabic language uses synonyms, equivalents, periphrasis, and complex translations to express an equivalent of the verb ‘to be’. The translation of expressions such as is, is not, being, there is, etc., is not obtained with conjugations and inflections of a verb ‘to be’ in Arabic, but it is necessary to resort to different verbs, particles, pronouns and elements that do not correspond in any way to a verb ‘to be’ in the Indo-European meaning. The translations into Arabic of Aristotle’s works raise many problems of interpretation, and involve linguistic analysis and reflection on the real equivalence, or the lack thereof, of the ontological topics. To understand how the verb ‘to be’ is rendered in the Arabic translations of Aristotle and the related ontological problems, it is first analyzed Aristotle’s definition of verb in De interpretatione, and subsequently the translations into Italian, Greek, and Arabic of chapter 3 (16b 6-25). Following this there is a second case study, which analyzes a passage of the Categorie (Cat., 3, 1 b 10-15). In particular, there is a collection of all the renditions of the verb ‘to be’ in Arabic, with particular reference to case studies taken from the Arabic translations of Aristotle by Isḥāq ibn Ḥunayn.
2019
L’assenza di un equivalente del verbo ‘essere’ indoeuropeo in lingua araba, in particolare della copula e di una corrispondenza completa delle flessioni temporali del verbo ‘essere’, pone problemi di ordine ontologico oltre che linguistico. La resa del verbo ‘essere’ nella traduzione di un testo indoeuropeo in lingua araba è dunque oggetto di numerose discrepanze. La lingua araba ricorre a sinonimi, equivalenti, perifrasi e traduzioni complesse per poter esprimere un equivalente di ‘essere’. La traduzione di espressioni quali è, non è, essere, c’è, essente, etc., non si ottiene coniugando e flettendo un verbo ‘essere’ arabo, ma è necessario ricorrere a verbi diversi, particelle, pronomi ed elementi che nulla hanno a che vedere con un verbo ‘essere’ inteso in senso indoeuropeo. Le traduzioni in lingua araba degli scritti di Aristotele pongono dunque numerosi problemi traduttivi ed interpretativi che coinvolgono analisi linguistica e riflessione sulla reale equivalenza o meno dei discorsi ontologici. Per comprendere la resa del verbo ‘essere’ nelle traduzioni arabe di Aristotele ed i problemi ontologici ad essa collegati, si analizza dapprima la definizione che Aristotele dà di verbo nel De interpretatione, per poi analizzare la traduzione in italiano, greco ed arabo del capitolo 3 (16b 6-25). Si affronta poi un secondo caso studio analizzando un passo delle Categorie (Cat., 3, 1 b 10-15). Si espone in particolare una raccolta di tutte le rese del verbo ‘essere’ in lingua araba con particolare riferimento a casi studio tratti dalle traduzioni arabe di Aristotele di Isḥāq ibn Ḥunayn.
Aristotele; lingua araba; essere; traduzione
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Il verbo ‘essere’ nella traduzione in lingua araba delle Categorie e del De interpretatione di Aristotele / Ventura, Annamaria. - In: ARETÈ. - ISSN 2531-6249. - 4:(2019), pp. 453-473.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1304731
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