Il contributo vuole confrontare criticamente due notevoli esempi di architettura di interni a Roma tra fine Seicento e primo Settecento: la biblioteca Alessandrina (opera di Francesco Borromini tra il 1667 ed il 1669) e l’allestimento del Museo Capitolino (opera di Filippo Barigioni 1733-36). Entrambe le operazioni hanno elementi di somiglianza: nell’essere architetture d’interni di istituzioni pubbliche (sede universitaria e museo); nell’essere committenze pontificie e nel rispondere entrambe a necessità funzionali e distributive, utilizzando soluzioni d’arredo fisso. Tuttavia e due soluzioni esprimono sintonie diverse con le forme architettoniche dello spazio interno, in cui esse stesse vennero inserite. L’opera borrominiana, pienamente barocca, svolge in chiave simbolico-dedicatoria l’unitaria progettazione a tutte le scale di approfondimento in cui si esprime: dalla concezione volumetrica, sino alla definizione degli arredi interni, dal volume edilizio all’arredo delle scaffalature. L’opera del Barigioni diversamente, rispondendo a quella prestigiosa iniziativa di allestimento del primo museo pubblico, volge verso una puntuale razionalizzazione progettuale degli arredi espositivi, in cui le forme degli elementi, che definiscono l’allestimento, ignorano il contesto spaziale, ma sono dosate, misurate e realizzate sulla specificità dei reperti da esporre: un’architettura di interni ‘in funzione di’, che si sintonizza e dialoga con il suo stesso fine. Per entrambi i casi si rimanda all’analisi documentaria già analizzata, e in altre circostanze approfondita da Simona Benedetti, in questa sede si esplicitano valutazioni critiche sui due episodi, che qualificano gli interni di due fabbriche seicentesche, in cui sono riconoscibili le diverse modalità espressive dell’età barocca romana. Essa muove da una progettazione unitaria e simbolica estesa a tutte le parti della definizione progettuale (spazio interno e arredo fisso), nel caso della biblioteca Alessandrina, e diversamente vira, nel caso del museo Capitolino, verso un’architettura, che prende vita adeguandosi piuttosto alla sua stessa funzione; in cui prevale razionalmente il bisogno e la necessità di ordinare i reperti archeologici, dentro lo spirito del primo Settecento romano, immerso in quelle sollecitazioni culturali dell’entourage di papa Corsini (ove un ruolo importantissimo giocò l’Accademia dell’Arcadia), in cui la stessa decisione di dar vita ad un museo pubblico per esporre i preziosi reperti archeologici appena acquistati, fu nello spirito di rivalutazione dell’antichità classica e del patrimonio culturale ad essa appartenente. Nel contributo compaiono alcuni documenti inediti (in nota) ed alcuni grafici di lettura (a cura dell'autrice). INGLESE ABSTRACT Two remarkable examples of interiors decoration in Rome are critically compared, between the late early Eighteenth century: the Alessandrina Library (by Francesco Borromini between 1667 and 1669) and the arrangement of the Capitoline Museum (by Filippo Barigioni 1733/36). Both architectures are related to the interiors of public institutions – University and Museum, and both are commissioned by the Pope. However, they are differently integrated in the architecture of the buildings. The works by F. Borromini, baroque in its ideas, represents a symbol, from its architectural volume to the design of its shelves. The work by F.Barigioni, on the other hand, representing the first interior design of a public museum, with a rational plan of the furnishings. The single elements do not consider the space context but they are proportioned and designed according to the specific archeological materials. The Roman Baroque age starting point is the planning of unity and of symbol involving internal space and fixed furnishings, as in the case of the Alessandrina Library. In the case of the Capitoline Museum, the need to order the ancient sculptures and artworks is prevailing. In the Roman early Eighteenth century, in the cultural “entourage” of the Pope Corsini and of the Academy of Arcadia, the decision of setting up a public museum embodies the spirit of revaluation of the Classical Antiquity. L'abstract in inglese è pubblicato alle pp.157-158 della rivista Palladio n. 45.

Architettura d'interni: la biblioteca Alessandrina e il museo Capitolino a Roma / Benedetti, Simona. - In: PALLADIO. - ISSN 0031-0379. - STAMPA. - 45:(2010), pp. 31-56.

Architettura d'interni: la biblioteca Alessandrina e il museo Capitolino a Roma

BENEDETTI, SIMONA
Membro del Collaboration Group
2010

Abstract

Il contributo vuole confrontare criticamente due notevoli esempi di architettura di interni a Roma tra fine Seicento e primo Settecento: la biblioteca Alessandrina (opera di Francesco Borromini tra il 1667 ed il 1669) e l’allestimento del Museo Capitolino (opera di Filippo Barigioni 1733-36). Entrambe le operazioni hanno elementi di somiglianza: nell’essere architetture d’interni di istituzioni pubbliche (sede universitaria e museo); nell’essere committenze pontificie e nel rispondere entrambe a necessità funzionali e distributive, utilizzando soluzioni d’arredo fisso. Tuttavia e due soluzioni esprimono sintonie diverse con le forme architettoniche dello spazio interno, in cui esse stesse vennero inserite. L’opera borrominiana, pienamente barocca, svolge in chiave simbolico-dedicatoria l’unitaria progettazione a tutte le scale di approfondimento in cui si esprime: dalla concezione volumetrica, sino alla definizione degli arredi interni, dal volume edilizio all’arredo delle scaffalature. L’opera del Barigioni diversamente, rispondendo a quella prestigiosa iniziativa di allestimento del primo museo pubblico, volge verso una puntuale razionalizzazione progettuale degli arredi espositivi, in cui le forme degli elementi, che definiscono l’allestimento, ignorano il contesto spaziale, ma sono dosate, misurate e realizzate sulla specificità dei reperti da esporre: un’architettura di interni ‘in funzione di’, che si sintonizza e dialoga con il suo stesso fine. Per entrambi i casi si rimanda all’analisi documentaria già analizzata, e in altre circostanze approfondita da Simona Benedetti, in questa sede si esplicitano valutazioni critiche sui due episodi, che qualificano gli interni di due fabbriche seicentesche, in cui sono riconoscibili le diverse modalità espressive dell’età barocca romana. Essa muove da una progettazione unitaria e simbolica estesa a tutte le parti della definizione progettuale (spazio interno e arredo fisso), nel caso della biblioteca Alessandrina, e diversamente vira, nel caso del museo Capitolino, verso un’architettura, che prende vita adeguandosi piuttosto alla sua stessa funzione; in cui prevale razionalmente il bisogno e la necessità di ordinare i reperti archeologici, dentro lo spirito del primo Settecento romano, immerso in quelle sollecitazioni culturali dell’entourage di papa Corsini (ove un ruolo importantissimo giocò l’Accademia dell’Arcadia), in cui la stessa decisione di dar vita ad un museo pubblico per esporre i preziosi reperti archeologici appena acquistati, fu nello spirito di rivalutazione dell’antichità classica e del patrimonio culturale ad essa appartenente. Nel contributo compaiono alcuni documenti inediti (in nota) ed alcuni grafici di lettura (a cura dell'autrice). INGLESE ABSTRACT Two remarkable examples of interiors decoration in Rome are critically compared, between the late early Eighteenth century: the Alessandrina Library (by Francesco Borromini between 1667 and 1669) and the arrangement of the Capitoline Museum (by Filippo Barigioni 1733/36). Both architectures are related to the interiors of public institutions – University and Museum, and both are commissioned by the Pope. However, they are differently integrated in the architecture of the buildings. The works by F. Borromini, baroque in its ideas, represents a symbol, from its architectural volume to the design of its shelves. The work by F.Barigioni, on the other hand, representing the first interior design of a public museum, with a rational plan of the furnishings. The single elements do not consider the space context but they are proportioned and designed according to the specific archeological materials. The Roman Baroque age starting point is the planning of unity and of symbol involving internal space and fixed furnishings, as in the case of the Alessandrina Library. In the case of the Capitoline Museum, the need to order the ancient sculptures and artworks is prevailing. In the Roman early Eighteenth century, in the cultural “entourage” of the Pope Corsini and of the Academy of Arcadia, the decision of setting up a public museum embodies the spirit of revaluation of the Classical Antiquity. L'abstract in inglese è pubblicato alle pp.157-158 della rivista Palladio n. 45.
2010
biblioteca alessandrina; museo capitolino; roma; secoli XVII XVIII; architettura d'interni
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Architettura d'interni: la biblioteca Alessandrina e il museo Capitolino a Roma / Benedetti, Simona. - In: PALLADIO. - ISSN 0031-0379. - STAMPA. - 45:(2010), pp. 31-56.
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