Boston. Una città globale di quartieri, viali e parchi

The paper is focused on the continuous urban transformations that occurred in Boston since the Fifties and highlight the sequence of new urban visioning. At that time, the idea of modernity generated massive urban renewal interventions, especially in North End neighbourhoods. Big blocks and urban highways replaced a dense and compact fabric, once inhabited by old generations of Italian and Irish immigrants who used streets as a shared place in order to have social and commercial activities. Later, the global economy growth and the challenge to become a so-called global city, suggested new reconfigurations of old districts along the waterfront. A new international business district was gathered here, well provided by tourism and leisure equipment. In the meantime, the work of Big Dig concerned the reorganization of the urban highway that since the first years of opening had caused serious problems of congestion and traffic. From an elevated infrastructure it was transformed in a long underground tunnel. These long and costly road works generated another urban form, more related to the reconnection between different districts and the redesign of a more traditional fabric block. This last phase of urban regeneration involved the abandoned port areas introducing the theme of the redevelopment of public spaces that become generators of new structures following the urban resilience challenge. The design of the open and inbuilt spaces became a strong opportunity to foresee a multiplicity of uses, to insert innovative functions and to trace new green networks. The rediscovery of the small-scale project design has now become the central core of contemporary Bostonian urban design and the new urban strategies encouraged by city planning authority.

L’articolo prende in esame le continue trasformazioni urbane intercorse a Boston per mettere in luce il susseguirsi di nuove immagini urbane. Negli anni Cinquanta del Novecento, l’inseguimento di un’idea di modernità genera massicci interventi di rinnovo urbano soprattutto nei quartieri del North End. Grandi isolati e autostrade urbane sostituisco così un tessuto denso e compatto, una volta abitato da vecchie generazioni di immigrati italiani e irlandesi che utilizzavano gli spazi della strada per attività sociali e commerciali. In seguito, l’affermarsi di una visione legata ad una globalizzazione dell’economia e al prestigio delle cosiddette citta mondiali, conduce a riconfigurare parti di città lungo il fronte d’acqua. Qui vengono concentrate nuove attività direzionali, legate alla finanza internazionale, attrezzature turistiche e per il tempo libero, mentre si avviano il lavori del Big Dig, l’interramento dell’autostrada urbana il cui tracciato aveva causato fin dall’inizio gravi problemi di congestione e traffico. Saranno proprio questi lunghi e costosi lavori a generare un’altra forma urbana, più attenta alla riconnessione tra le parti e alla ricostituzione dell’isolato tradizionale. Quest’ultima fase di rigenerazione urbana investe le aree portuali dismesse e si confronta con il tema della riqualificazione degli spazi pubblici. Questi danno luogo a nuovi assetti il cui progetto attinge alle problematiche disciplinari basate sulla resilienza urbana. Il disegno dello spazio aperto non edificato diventa occasione privilegiata per prevedere una molteplicità di usi, inserire funzioni innovative e tracciare nuovi reti verdi. La riscoperta della piccola scala sembra essere diventata l’aspetto centrale del disegno urbano e delle nuove strategia urbane.