Il saggio si propone di verificare, su base paleografica, l’attribuzione alla mano di Giovanni Boccaccio della copia dei seguenti manoscritti: a) il cod. Ambrosiano C 67 sup., contenente gli Epigrammi di Marziale (ipotesi presentata da Marco Petoletti); b) il cod. Riccardiano 2317, contenente un volgarizzamento del De Amore di Andrea Cappellano (ipotesi presentata da Beatrice Barbiellini Amidei). La prima attribuzione risulta essere assolutamente certa, anche se la scrittura del Boccaccio sembra risalire ad un periodo leggermente più tardo rispetto alla tesi del Petoletti. La seconda attribuzione è invece inattendibile, poiché il manoscritto riccardiano non presenta caratteristiche morfologiche significativamente coincidenti con gli autografi in corsiva dell’autore del Decameron. Anche gli altri argomenti di carattere grafico addotti dalla studiosa a sostegno della tesi dell’autografia – riguardanti il sistema delle maiuscole al tratto, la forma delle iniziali miniate, la decorazione dei richiami – non appaiono probanti, poiché in tutti i casi emerge una somiglianza soltanto generica con quanto si rileva negli autografi boccacceschi.
Boccaccio: autografie vere o presunte. Novità su tradizione e trasmissione delle sue opere / Cursi, Marco. - In: STUDJ ROMANZI. - ISSN 0391-1691. - STAMPA. - 3:(2007), pp. 135-163.
Boccaccio: autografie vere o presunte. Novità su tradizione e trasmissione delle sue opere
CURSI, MARCO
2007
Abstract
Il saggio si propone di verificare, su base paleografica, l’attribuzione alla mano di Giovanni Boccaccio della copia dei seguenti manoscritti: a) il cod. Ambrosiano C 67 sup., contenente gli Epigrammi di Marziale (ipotesi presentata da Marco Petoletti); b) il cod. Riccardiano 2317, contenente un volgarizzamento del De Amore di Andrea Cappellano (ipotesi presentata da Beatrice Barbiellini Amidei). La prima attribuzione risulta essere assolutamente certa, anche se la scrittura del Boccaccio sembra risalire ad un periodo leggermente più tardo rispetto alla tesi del Petoletti. La seconda attribuzione è invece inattendibile, poiché il manoscritto riccardiano non presenta caratteristiche morfologiche significativamente coincidenti con gli autografi in corsiva dell’autore del Decameron. Anche gli altri argomenti di carattere grafico addotti dalla studiosa a sostegno della tesi dell’autografia – riguardanti il sistema delle maiuscole al tratto, la forma delle iniziali miniate, la decorazione dei richiami – non appaiono probanti, poiché in tutti i casi emerge una somiglianza soltanto generica con quanto si rileva negli autografi boccacceschi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.