La comunicazione aziendale è stata oggetto, negli ultimi tempi, di intensi e significativi cambiamenti, i quali si sono manifestati parallelamente alla crescente globalizzazione dei mercati economico-finanziari ed alla conseguente necessità, da parte delle imprese, di ampliare e di adeguare i flussi informativi trasmessi all’esterno per rispondere alle pressanti esigenze informative di una nuova e più vasta platea di stakeholder. Per questo motivo si è assistito ad un processo di generale ripensamento dei contenuti dell’informativa aziendale, la quale, da un lato, si è arricchita incorporando componenti nuove e diverse da quelle di natura tipicamente contabile e, dall’altro, è stata oggetto di un cambiamento più profondo, che ha trovato principale manifestazione con l’elaborazione di un nuovo linguaggio contabile, fondato sull’impiego dei principi contabili internazionali (IAS/IFRS) elaborati dallo IASB . Particolarmente avvertita è stata, infatti, la necessità di dare origine ad un linguaggio contabile condiviso a livello internazionale, capace di agevolare la comparabilità dei bilanci di imprese di diversa nazionalità, in un’ottica di efficienza e di utilità della comunicazione , coerente e compatibile con le nuove istanze suscitate dall’attuale processo di globalizzazione economico-finanziaria. Si tratta di un processo dal quale non restano, naturalmente, escluse le piccole e medie imprese (PMI). La crescente competizione internazionale, alla quale anche tali imprese partecipano è, infatti, inevitabilmente fonte di grandi trasformazioni, che possono creare non poche difficoltà alle realtà imprenditoriali minori, che costituiscono l’asse portante del sistema industriale non solo italiano, ma anche europeo. Al momento, tuttavia, le PMI non sono state coinvolte nell’applicazione degli IAS/IFRS, poichè solo le grandi imprese sono state obbligate, a partire dal 1° gennaio 2005, ad adeguarsi alle disposizioni contenute nel Regolamento CE n. 1606/2002, il quale contempla l’obbligo delle società appartenenti ad uno dei paesi membri dell’Unione Europea, aventi titoli quotati in uno dei mercati finanziari europei, di redigere, a partire dalla data indicata, i loro bilanci consolidati conformemente ai principi contabili internazionali riconosciuti e adottati dall’Unione Europea, identificati con gli IAS. Al suddetto obbligo, inderogabile per tutti gli Stati membri, si affianca inoltre una serie di opzioni previste dal Regolamento, il quale attribuisce la libertà di decidere: - se rendere obbligatorio o facoltativo l’utilizzo degli IAS anche nella redazione dei bilanci d’esercizio delle società quotate nei mercati dell’Unione; - se rendere obbligatorio o facoltativo l’utilizzo degli IAS anche alle società non quotate nella redazione del bilancio d’esercizio e di quello consolidato. In Italia le opzioni indicate sono state esercitate con l’emanazione della Legge 31 ottobre 2003, n. 306 (Legge comunitaria 2003), la quale, all’art. 25, conteneva una delega al Governo affinché, entro un anno dalla sua entrata in vigore, venissero emanati uno o più decreti legislativi con cui esprimersi sull’eventuale estensione degli obblighi indicati nel Regolamento n. 1606. La delega, inoltre, consentiva al Governo di introdurre la facoltà di adottare i principi contabili internazionali nella redazione del bilancio di esercizio o consolidato di tutte le restanti società, ad eccezione di quelle di piccole dimensioni, autorizzate alla redazione del bilancio in forma abbreviata. Sulla base delle indicazioni contenute nella Legge Comunitaria 2003, approvata con il D. Lgs. n. 38/2005, in Italia sono pertanto rimaste escluse dall'adozione degli IAS le piccole società di capitali, identificate dall'art. 2435 bis cod. civ. Seppur non contemplate nel Regolamento n. 1606, le imprese di minori dimensioni non sono, tuttavia, state dimenticate dallo IASB, il quale, consapevole della rilevanza economica che esse ricoprono nell’intero territorio europeo, ha messo in evidenza due ordini di esigenze. Se da un lato, infatti, si è riconosciuta l’opportunità di non escludere tali imprese dal processo di armonizzazione contabile in atto, dall’altro si è però constatata la necessità di mantenere distinti gli obblighi delle grandi e delle PMI in materia di comunicazione economico-finanziaria, partendo dal presupposto che quest’ultima debba assumere connotati differenziati in base alle peculiarità dell’azienda, alle specificità dei suoi stakeholder e dei loro fabbisogni informativi. Con tale intento e con la volontà di elevare il livello qualitativo della comunicazione economico-finanziaria delle PMI, nel 2003 lo IASB ha così avviato un progetto finalizzato alla predisposizione di un set di standard contabili studiati ad hoc per tali imprese (Standards For Small and Medium-Sized Entities – SFSMEs), coordinati e coerenti rispetto a quelli elaborati per le grandi società quotate (Full IFRS). Lo stesso IASB ha successivamente diffuso un Discussion Paper, intitolato “Preliminary View On Accounting Standards For Small And Medium-Sized Entities”, chiamando tutti i soggetti, pubblici e privati, coinvolti a vario titolo con la materia contabile, ad inviare le proprie lettere di commento (comment letter), in cui esprimere le proprie opinioni riguardo all’idea di estendere l’applicazione degli IAS alle PMI. Si noti che, mentre nel progetto IASB il riferimento è alle piccole e medie imprese (SME), l’attuale normativa nazionale esclude dall’impiego degli IAS le sole piccole imprese, autorizzate alla redazione del bilancio in forma abbreviata. Gli standard specifici a cui si riferisce il progetto IASB hanno, pertanto, come destinatario un insieme di imprese più ampio di quello identificato dal legislatore nazionale. Ne consegue che, nel caso in cui il progetto IASB dovesse essere effettivamente realizzato e quindi concretizzarsi nella predisposizione di un set di principi contabili differenziato rispetto ai Full IFRS, dovrebbe essere risolto il problema della precisa identificazione dei soggetti a cui tali principi debbano applicarsi. Come emerge da quanto segue, peraltro, l’atteggiamento adottato dallo IASB nella predisposizione del Discussion Paper è stato quello di non suggerire alcuna soluzione a tale quesito, che viene invece riproposto alla comunità contabile internazionale, chiamata a fornire la propria opinione anche in merito all’ampiezza dell’ambito di applicabilità degli SFSMEs, qualora questi ultimi dovessero essere effettivamente predisposti. Le lettere di commento, inviate allo IASB entro la scadenza prevista del 24 settembre 2004, sono state complessivamente 120 e costituiscono l’oggetto del presente lavoro, il cui scopo è quello di identificare e analizzare le indicazioni fornite dai vari organismi internazionali circa l’opportunità di coinvolgere le PMI nell’attuale processo di armonizzazione contabile in corso a livello europeo e di estendere anche ad esse l’impiego degli IAS. L’analisi delle opinioni espresse attraverso le comment letter è stata preceduta da un momento di riflessione intorno alla posizione delle PMI ed in particolare sui loro bisogni informativi e sulle esigenze conoscitive dei loro stakeholder. Da tale riflessione emergono alcune importanti indicazioni, le quali, a parere di chi scrive, dovrebbero essere tenute in debita considerazione nel decidere sul grado di coinvolgimento che le PMI dovrebbero avere nel processo di adozione degli IAS. Emerge infatti la necessità di rendere conciliabili due opposte esigenze: da un lato, quella di non escludere completamente tali imprese dall’attuale processo di armonizzazione contabile in atto a livello europeo e, dall’altro, quella di rispettare le loro specificità e quindi non cadere nell’errore di trattarle in maniera indifferenziata, in nome di una presunta coincidenza tra le esigenze di informazione delle grandi e delle piccole-medie imprese. Con questo intento, pertanto, l’analisi delle lettere di commento inviate in risposta al Discussion Paper dello IASB è stata condotta allo scopo di individuare il punto di vista dominante a livello internazionale, valutare il grado di sensibilità esistente intorno ai problemi di comunicazione economico-finanziaria delle PMI ed identificare le soluzioni proposte per andare incontro alle esigenze precedentemente esposte e quindi dare una corretta collocazione alle PMI nell’ambito dell’attuale processo di armonizzazione contabile.
I principi contabili per le PMI / Paoloni, Paola; Cesaroni, Francesca Maria. - In: PICCOLA IMPRESA. - ISSN 0394-7947. - (2006), pp. 79-112.
I principi contabili per le PMI
Paoloni, Paola;
2006
Abstract
La comunicazione aziendale è stata oggetto, negli ultimi tempi, di intensi e significativi cambiamenti, i quali si sono manifestati parallelamente alla crescente globalizzazione dei mercati economico-finanziari ed alla conseguente necessità, da parte delle imprese, di ampliare e di adeguare i flussi informativi trasmessi all’esterno per rispondere alle pressanti esigenze informative di una nuova e più vasta platea di stakeholder. Per questo motivo si è assistito ad un processo di generale ripensamento dei contenuti dell’informativa aziendale, la quale, da un lato, si è arricchita incorporando componenti nuove e diverse da quelle di natura tipicamente contabile e, dall’altro, è stata oggetto di un cambiamento più profondo, che ha trovato principale manifestazione con l’elaborazione di un nuovo linguaggio contabile, fondato sull’impiego dei principi contabili internazionali (IAS/IFRS) elaborati dallo IASB . Particolarmente avvertita è stata, infatti, la necessità di dare origine ad un linguaggio contabile condiviso a livello internazionale, capace di agevolare la comparabilità dei bilanci di imprese di diversa nazionalità, in un’ottica di efficienza e di utilità della comunicazione , coerente e compatibile con le nuove istanze suscitate dall’attuale processo di globalizzazione economico-finanziaria. Si tratta di un processo dal quale non restano, naturalmente, escluse le piccole e medie imprese (PMI). La crescente competizione internazionale, alla quale anche tali imprese partecipano è, infatti, inevitabilmente fonte di grandi trasformazioni, che possono creare non poche difficoltà alle realtà imprenditoriali minori, che costituiscono l’asse portante del sistema industriale non solo italiano, ma anche europeo. Al momento, tuttavia, le PMI non sono state coinvolte nell’applicazione degli IAS/IFRS, poichè solo le grandi imprese sono state obbligate, a partire dal 1° gennaio 2005, ad adeguarsi alle disposizioni contenute nel Regolamento CE n. 1606/2002, il quale contempla l’obbligo delle società appartenenti ad uno dei paesi membri dell’Unione Europea, aventi titoli quotati in uno dei mercati finanziari europei, di redigere, a partire dalla data indicata, i loro bilanci consolidati conformemente ai principi contabili internazionali riconosciuti e adottati dall’Unione Europea, identificati con gli IAS. Al suddetto obbligo, inderogabile per tutti gli Stati membri, si affianca inoltre una serie di opzioni previste dal Regolamento, il quale attribuisce la libertà di decidere: - se rendere obbligatorio o facoltativo l’utilizzo degli IAS anche nella redazione dei bilanci d’esercizio delle società quotate nei mercati dell’Unione; - se rendere obbligatorio o facoltativo l’utilizzo degli IAS anche alle società non quotate nella redazione del bilancio d’esercizio e di quello consolidato. In Italia le opzioni indicate sono state esercitate con l’emanazione della Legge 31 ottobre 2003, n. 306 (Legge comunitaria 2003), la quale, all’art. 25, conteneva una delega al Governo affinché, entro un anno dalla sua entrata in vigore, venissero emanati uno o più decreti legislativi con cui esprimersi sull’eventuale estensione degli obblighi indicati nel Regolamento n. 1606. La delega, inoltre, consentiva al Governo di introdurre la facoltà di adottare i principi contabili internazionali nella redazione del bilancio di esercizio o consolidato di tutte le restanti società, ad eccezione di quelle di piccole dimensioni, autorizzate alla redazione del bilancio in forma abbreviata. Sulla base delle indicazioni contenute nella Legge Comunitaria 2003, approvata con il D. Lgs. n. 38/2005, in Italia sono pertanto rimaste escluse dall'adozione degli IAS le piccole società di capitali, identificate dall'art. 2435 bis cod. civ. Seppur non contemplate nel Regolamento n. 1606, le imprese di minori dimensioni non sono, tuttavia, state dimenticate dallo IASB, il quale, consapevole della rilevanza economica che esse ricoprono nell’intero territorio europeo, ha messo in evidenza due ordini di esigenze. Se da un lato, infatti, si è riconosciuta l’opportunità di non escludere tali imprese dal processo di armonizzazione contabile in atto, dall’altro si è però constatata la necessità di mantenere distinti gli obblighi delle grandi e delle PMI in materia di comunicazione economico-finanziaria, partendo dal presupposto che quest’ultima debba assumere connotati differenziati in base alle peculiarità dell’azienda, alle specificità dei suoi stakeholder e dei loro fabbisogni informativi. Con tale intento e con la volontà di elevare il livello qualitativo della comunicazione economico-finanziaria delle PMI, nel 2003 lo IASB ha così avviato un progetto finalizzato alla predisposizione di un set di standard contabili studiati ad hoc per tali imprese (Standards For Small and Medium-Sized Entities – SFSMEs), coordinati e coerenti rispetto a quelli elaborati per le grandi società quotate (Full IFRS). Lo stesso IASB ha successivamente diffuso un Discussion Paper, intitolato “Preliminary View On Accounting Standards For Small And Medium-Sized Entities”, chiamando tutti i soggetti, pubblici e privati, coinvolti a vario titolo con la materia contabile, ad inviare le proprie lettere di commento (comment letter), in cui esprimere le proprie opinioni riguardo all’idea di estendere l’applicazione degli IAS alle PMI. Si noti che, mentre nel progetto IASB il riferimento è alle piccole e medie imprese (SME), l’attuale normativa nazionale esclude dall’impiego degli IAS le sole piccole imprese, autorizzate alla redazione del bilancio in forma abbreviata. Gli standard specifici a cui si riferisce il progetto IASB hanno, pertanto, come destinatario un insieme di imprese più ampio di quello identificato dal legislatore nazionale. Ne consegue che, nel caso in cui il progetto IASB dovesse essere effettivamente realizzato e quindi concretizzarsi nella predisposizione di un set di principi contabili differenziato rispetto ai Full IFRS, dovrebbe essere risolto il problema della precisa identificazione dei soggetti a cui tali principi debbano applicarsi. Come emerge da quanto segue, peraltro, l’atteggiamento adottato dallo IASB nella predisposizione del Discussion Paper è stato quello di non suggerire alcuna soluzione a tale quesito, che viene invece riproposto alla comunità contabile internazionale, chiamata a fornire la propria opinione anche in merito all’ampiezza dell’ambito di applicabilità degli SFSMEs, qualora questi ultimi dovessero essere effettivamente predisposti. Le lettere di commento, inviate allo IASB entro la scadenza prevista del 24 settembre 2004, sono state complessivamente 120 e costituiscono l’oggetto del presente lavoro, il cui scopo è quello di identificare e analizzare le indicazioni fornite dai vari organismi internazionali circa l’opportunità di coinvolgere le PMI nell’attuale processo di armonizzazione contabile in corso a livello europeo e di estendere anche ad esse l’impiego degli IAS. L’analisi delle opinioni espresse attraverso le comment letter è stata preceduta da un momento di riflessione intorno alla posizione delle PMI ed in particolare sui loro bisogni informativi e sulle esigenze conoscitive dei loro stakeholder. Da tale riflessione emergono alcune importanti indicazioni, le quali, a parere di chi scrive, dovrebbero essere tenute in debita considerazione nel decidere sul grado di coinvolgimento che le PMI dovrebbero avere nel processo di adozione degli IAS. Emerge infatti la necessità di rendere conciliabili due opposte esigenze: da un lato, quella di non escludere completamente tali imprese dall’attuale processo di armonizzazione contabile in atto a livello europeo e, dall’altro, quella di rispettare le loro specificità e quindi non cadere nell’errore di trattarle in maniera indifferenziata, in nome di una presunta coincidenza tra le esigenze di informazione delle grandi e delle piccole-medie imprese. Con questo intento, pertanto, l’analisi delle lettere di commento inviate in risposta al Discussion Paper dello IASB è stata condotta allo scopo di individuare il punto di vista dominante a livello internazionale, valutare il grado di sensibilità esistente intorno ai problemi di comunicazione economico-finanziaria delle PMI ed identificare le soluzioni proposte per andare incontro alle esigenze precedentemente esposte e quindi dare una corretta collocazione alle PMI nell’ambito dell’attuale processo di armonizzazione contabile.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.