Augusto comprese pienamente il potere dell’architettura come strumento per legittimare e celebrare la nuova forma politica da lui inventata: il Principato. Roma divenne il sottile strumento attraverso il quale egli pilotò la creazione di una nuova memoria culturale e comunicativa (nell’accezione “Assmanniana” dei termini). Da una parte, infatti, opere di “ristrutturazione” di antichi monumenti considerati romulei rifondavano la memoria culturale romana legittimando il potere di Augusto presentandolo come nuovo fondatore. Dall’altra, la costruzione di maestosi edifici celebrava e perpetuava la grandezza del nuovo potere creando una nuova memoria comunicativa. Il monumento che meglio rappresenta quest’ultimo aspetto è sicuramente il Foro di Augusto. Tutto al suo interno trasmetteva infatti i valori che dovevano ispirare i nuovi cittadini romani e la rifondata società. Ma il grandioso complesso (insieme a quello di Apollo Palatino) era anche la vetrina con la quale Augusto presentò se stesso e il rapporto con le “sue” divinità tutelari, primo fra tutti, in questo luogo, Marte. La prima parte dell’intervento si concentrerà su come questo rapporto fosse esplicitato all’interno dell’articolato sistema iconologico elaborato nel Foro di Augusto. Successivamente si tenterà di comprendere se al suo interno si svolgessero cerimonie religiose. Alcune testimonianze letterarie, epigrafiche ed archeologiche sembrerebbero infatti indicare come la processione rituale dei Salii Palatini avesse una delle sue tappe proprio nella piazza antistante il Tempio di Marte. Sempre in essa poteva forse esser celebrata l’arcaica cerimonia del Tubilustrium. Nelle conclusioni si riuniranno le due analisi: si cercherà infatti di capire se il sistema iconologico del Foro di Augusto possa essere messo in relazione anche con le cerimonie religiose che gli si sono attribuite.
Dèi e cerimonie religiose nel Foro di Augusto / Cavallero, Fabio. - (2015), pp. 111-133. (Intervento presentato al convegno Saeculum Aureum. Tradizione e innovazione nella religione romana di epoca augustea tenutosi a Velletri).
Dèi e cerimonie religiose nel Foro di Augusto
Fabio Cavallero
2015
Abstract
Augusto comprese pienamente il potere dell’architettura come strumento per legittimare e celebrare la nuova forma politica da lui inventata: il Principato. Roma divenne il sottile strumento attraverso il quale egli pilotò la creazione di una nuova memoria culturale e comunicativa (nell’accezione “Assmanniana” dei termini). Da una parte, infatti, opere di “ristrutturazione” di antichi monumenti considerati romulei rifondavano la memoria culturale romana legittimando il potere di Augusto presentandolo come nuovo fondatore. Dall’altra, la costruzione di maestosi edifici celebrava e perpetuava la grandezza del nuovo potere creando una nuova memoria comunicativa. Il monumento che meglio rappresenta quest’ultimo aspetto è sicuramente il Foro di Augusto. Tutto al suo interno trasmetteva infatti i valori che dovevano ispirare i nuovi cittadini romani e la rifondata società. Ma il grandioso complesso (insieme a quello di Apollo Palatino) era anche la vetrina con la quale Augusto presentò se stesso e il rapporto con le “sue” divinità tutelari, primo fra tutti, in questo luogo, Marte. La prima parte dell’intervento si concentrerà su come questo rapporto fosse esplicitato all’interno dell’articolato sistema iconologico elaborato nel Foro di Augusto. Successivamente si tenterà di comprendere se al suo interno si svolgessero cerimonie religiose. Alcune testimonianze letterarie, epigrafiche ed archeologiche sembrerebbero infatti indicare come la processione rituale dei Salii Palatini avesse una delle sue tappe proprio nella piazza antistante il Tempio di Marte. Sempre in essa poteva forse esser celebrata l’arcaica cerimonia del Tubilustrium. Nelle conclusioni si riuniranno le due analisi: si cercherà infatti di capire se il sistema iconologico del Foro di Augusto possa essere messo in relazione anche con le cerimonie religiose che gli si sono attribuite.File | Dimensione | Formato | |
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