Cucinare, etimologicamente, presuppone la cottura del cibo poiché deriva dalla forma latina coquinàre, ma prevede, secondo la defi nizione del vocabolario Treccani, anche lo step precedente, la sua preparazione, ovvero l’ottenere un risultato “mediante una serie di operazioni o di manipolazioni”. Ciò che non viene cotto, quindi, non è cucinato, e allora il crudo, da tempo molto apprezzato grazie all’affermazione della cucina giapponese e del crudismo, si prepara o si cucina? Claude Lévi-Strauss (Lévi-Strauss, C., 1964, Mythologiques I. Le cru et le cuit, Paris, Plon; trad. it 1966, Il crudo e il cotto, Milano, Il Saggiatore, p. 13) considera il crudo e il cotto “categorie empiriche” declinabili rispetto un punto di vista culturale dato, e perciò fungono da “strumenti concettuali” per l’analisi di forme di vita. “La cottura compie la trasformazione culturale del crudo” (ivi, p. 191), dove, nei miti tukuna, il crudo quindi rientra in un regime alimentare “semplice ma inumano” (ivi, p. 214). L’opposizione tra crudo e cotto è isomorfa ad altri contrasti semantici dipendenti da diverse forme di sensibilità quali duro e molle, fresco e putrido, caldo e freddo, che si propongono come codici sensoriali, codici visivi, e codici estetici.
La culturalizzazione del crudo. Il caso Ciao, sono Hiro / Terracciano, Bianca. - In: SCENARI. - ISSN 2420-8914. - (2015), pp. 90-96.
La culturalizzazione del crudo. Il caso Ciao, sono Hiro
Bianca Terracciano
2015
Abstract
Cucinare, etimologicamente, presuppone la cottura del cibo poiché deriva dalla forma latina coquinàre, ma prevede, secondo la defi nizione del vocabolario Treccani, anche lo step precedente, la sua preparazione, ovvero l’ottenere un risultato “mediante una serie di operazioni o di manipolazioni”. Ciò che non viene cotto, quindi, non è cucinato, e allora il crudo, da tempo molto apprezzato grazie all’affermazione della cucina giapponese e del crudismo, si prepara o si cucina? Claude Lévi-Strauss (Lévi-Strauss, C., 1964, Mythologiques I. Le cru et le cuit, Paris, Plon; trad. it 1966, Il crudo e il cotto, Milano, Il Saggiatore, p. 13) considera il crudo e il cotto “categorie empiriche” declinabili rispetto un punto di vista culturale dato, e perciò fungono da “strumenti concettuali” per l’analisi di forme di vita. “La cottura compie la trasformazione culturale del crudo” (ivi, p. 191), dove, nei miti tukuna, il crudo quindi rientra in un regime alimentare “semplice ma inumano” (ivi, p. 214). L’opposizione tra crudo e cotto è isomorfa ad altri contrasti semantici dipendenti da diverse forme di sensibilità quali duro e molle, fresco e putrido, caldo e freddo, che si propongono come codici sensoriali, codici visivi, e codici estetici.File | Dimensione | Formato | |
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