Il pericolo è sventato, ma il precedente rimane. Per quarantotto ore una normale crisi di governo ha assunto i lineamenti di una rischiosa crisi istituzionale. Motivo scatenante il rifiuto del Presidente Mattarella di firmare il decreto di nomina di un ministro proposto dal Presidente del consiglio incaricato. Il nuovo Governo non si è pertanto potuto formare nonostante il sostegno di forze politiche che riflettevano una maggioranza parlamentare. La reazione immediata e scomposta dei partiti non si è fatta attendere: non solo convocando manifestazioni di protesta contro il garante della costituzione e preannunciando una campagna elettorale caratterizzata dalla parola d’ordine “il popolo contro il Palazzo” (in chiave, dunque, sostanzialmente eversiva), ma si è persino giunti a proporre la messa in stato d’accusa per alto tradimento o attentato alla costituzione del capo dello Stato. La “tragedia” s’è poi rapidamente trasformata in “farsa”: quando due giorni dopo il presunto “colpo di stato” tutto s’è ricomposto e il Governo è stato nominato con soddisfazione di tutti i protagonisti. Sorrisi e strette di mano, parole di elogio, riconoscimento di avere operato con saggezza ed equilibrio hanno sostituito le contumelie rivolte al mite Presidente della Repubblica italiana.
Dibattito sul potere del Presidente della Repubblica di condizionamento della scelta dei ministri. Intervento / Azzariti, Gaetano. - In: GIURISPRUDENZA COSTITUZIONALE. - ISSN 0436-0222. - 63:2(2018), pp. 980-983.
Dibattito sul potere del Presidente della Repubblica di condizionamento della scelta dei ministri. Intervento
Gaetano Azzariti
Primo
2018
Abstract
Il pericolo è sventato, ma il precedente rimane. Per quarantotto ore una normale crisi di governo ha assunto i lineamenti di una rischiosa crisi istituzionale. Motivo scatenante il rifiuto del Presidente Mattarella di firmare il decreto di nomina di un ministro proposto dal Presidente del consiglio incaricato. Il nuovo Governo non si è pertanto potuto formare nonostante il sostegno di forze politiche che riflettevano una maggioranza parlamentare. La reazione immediata e scomposta dei partiti non si è fatta attendere: non solo convocando manifestazioni di protesta contro il garante della costituzione e preannunciando una campagna elettorale caratterizzata dalla parola d’ordine “il popolo contro il Palazzo” (in chiave, dunque, sostanzialmente eversiva), ma si è persino giunti a proporre la messa in stato d’accusa per alto tradimento o attentato alla costituzione del capo dello Stato. La “tragedia” s’è poi rapidamente trasformata in “farsa”: quando due giorni dopo il presunto “colpo di stato” tutto s’è ricomposto e il Governo è stato nominato con soddisfazione di tutti i protagonisti. Sorrisi e strette di mano, parole di elogio, riconoscimento di avere operato con saggezza ed equilibrio hanno sostituito le contumelie rivolte al mite Presidente della Repubblica italiana.File | Dimensione | Formato | |
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