The article investigates at the light of a new analysis and a new reading of published and unpublished sources the meaning of some paintings depicting chained horsemen still visible on the walls of the city hall (Broletto) in Brescia. A number of formal elements (order of the names, elements of the division of figures) leads to consider this painting as a list of banned citizens translated into images, which aims at giving special solemnity to the exclusion of some of the city commune’s enemies. The use of the iconography of the bag hanging from their neck, already used for misers and usurers, connects the definition of these enemies to the field of sinful and criminal misuse of public assets. These elements are not sufficiently valued by the previous historiography. Together with the heraldry and visual analysis conducted in parallel by Matteo Ferrari, the interpretation confirms the hypothesis already put forward by Gianfranco Andenna, that this painting was made by the regime of “popolo” ruling in Brescia from 1270 to 1280, and possibly more precisely in 1279. It also opens up new perspectives for research on the political use of images in the first defamatory paintings and for the interpretation of the seventeenth canto of Dante's Inferno.

L’articolo indaga alla luce di una nuova analisi e della lettura di fonti edite e inedite il significato della rappresentazione di alcuni cavalieri incatenati dipinti sulle pareti del palazzo comunale (Broletto) di Brescia. Una serie di elementi formali (ordine dei nomi, elementi di suddivisione delle figure) porta a intepretare questa pittura come una lista di banditi tradotta in immagini, volta a dare particolare solennità all’esclusione di alcuni nemici del comune. L’impiego dell’iconografia della borsa al collo, già impiegata per avari e usurai, connette la definizione di questi nemici al campo del peccaminoso e criminale uso improprio dei beni pubblici. Questi elementi, non sufficientemente valutati dalla storiografia precedente, che convergono con l’analisi araldica e visuale condotta in parallelo da Matteo Ferrari, consentono di confermare l’ipotesi già sostenuta da Gianfranco Andenna, secondo cui questa pittura fu realizzata dal regime di popolo bresciano negli anni 1270-1280, e forse di precisarla al 1279. Essi inoltre schiudono nuove prospettive per la ricerca sull’uso politico delle immagini, sulla prima pittura infamante e sull’interpretazione del XVII canto dell’Inferno di Dante.

Prima del Buongoverno. Motivi politici e ideologia popolare nelle pitture del Broletto di Brescia / Milani, Giuliano. - In: STUDI MEDIEVALI. - ISSN 0391-8467. - STAMPA. - 49:3(2008), pp. 19-85.

Prima del Buongoverno. Motivi politici e ideologia popolare nelle pitture del Broletto di Brescia

MILANI, GIULIANO
2008

Abstract

The article investigates at the light of a new analysis and a new reading of published and unpublished sources the meaning of some paintings depicting chained horsemen still visible on the walls of the city hall (Broletto) in Brescia. A number of formal elements (order of the names, elements of the division of figures) leads to consider this painting as a list of banned citizens translated into images, which aims at giving special solemnity to the exclusion of some of the city commune’s enemies. The use of the iconography of the bag hanging from their neck, already used for misers and usurers, connects the definition of these enemies to the field of sinful and criminal misuse of public assets. These elements are not sufficiently valued by the previous historiography. Together with the heraldry and visual analysis conducted in parallel by Matteo Ferrari, the interpretation confirms the hypothesis already put forward by Gianfranco Andenna, that this painting was made by the regime of “popolo” ruling in Brescia from 1270 to 1280, and possibly more precisely in 1279. It also opens up new perspectives for research on the political use of images in the first defamatory paintings and for the interpretation of the seventeenth canto of Dante's Inferno.
2008
L’articolo indaga alla luce di una nuova analisi e della lettura di fonti edite e inedite il significato della rappresentazione di alcuni cavalieri incatenati dipinti sulle pareti del palazzo comunale (Broletto) di Brescia. Una serie di elementi formali (ordine dei nomi, elementi di suddivisione delle figure) porta a intepretare questa pittura come una lista di banditi tradotta in immagini, volta a dare particolare solennità all’esclusione di alcuni nemici del comune. L’impiego dell’iconografia della borsa al collo, già impiegata per avari e usurai, connette la definizione di questi nemici al campo del peccaminoso e criminale uso improprio dei beni pubblici. Questi elementi, non sufficientemente valutati dalla storiografia precedente, che convergono con l’analisi araldica e visuale condotta in parallelo da Matteo Ferrari, consentono di confermare l’ipotesi già sostenuta da Gianfranco Andenna, secondo cui questa pittura fu realizzata dal regime di popolo bresciano negli anni 1270-1280, e forse di precisarla al 1279. Essi inoltre schiudono nuove prospettive per la ricerca sull’uso politico delle immagini, sulla prima pittura infamante e sull’interpretazione del XVII canto dell’Inferno di Dante.
pittura infamante; comuni italiani; bando; avidità
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Prima del Buongoverno. Motivi politici e ideologia popolare nelle pitture del Broletto di Brescia / Milani, Giuliano. - In: STUDI MEDIEVALI. - ISSN 0391-8467. - STAMPA. - 49:3(2008), pp. 19-85.
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