Il processo di accentuazione – proprio della nostra epoca – della “crisi-discontinuità” nella “trama delle relazioni complesse che i sistemi storici hanno instaurato con i sistemi naturali” (Beato, 1993) ha determinato rilevanti modifica-zioni nella natura stessa dei rischi che, combinandosi con i processi di differenzia-zione sociale e individuale degli stessi rischi, hanno profondamente modificato il rapporto tra individui, sistemi sociali e ambiente, ridefinendo radicalmente le condizioni sociali attraverso cui i rischi sono percepiti, riconosciuti, compresi e gestiti. In un simile contesto, la “visione tradizionale” (e strumentale) della comunicazione del rischio rischia di opacizzare anziché chiarire la posta in gioco delle sfide ambientali e dei processi di costruzione discorsiva del rischio, che riguardano, in ultima analisi, il confronto e il conflitto tra particolari visioni del futuro. L’articolazione di questi conflitti appare sempre più irriducibile ai classici modelli di mediazione della società di massa e al ruolo egemone dei tradizionali media broadcast: in un’arena sempre più ampia e meno circoscrivibile, gli attori e le forme che assumono questi processi di mediazione si moltiplicano, richiedendo una visione più ampia della comunicazione del rischio e dei conflitti politici e culturali ad essa sottesi.
Editoriale / Cerase, Andrea; Maggi, Manlio. - In: PRISMA. - ISSN 0393-9049. - 3:(2017), pp. 5-13. [10.3280/PRI2017-003001]
Editoriale
Cerase Andrea
;Maggi Manlio
2017
Abstract
Il processo di accentuazione – proprio della nostra epoca – della “crisi-discontinuità” nella “trama delle relazioni complesse che i sistemi storici hanno instaurato con i sistemi naturali” (Beato, 1993) ha determinato rilevanti modifica-zioni nella natura stessa dei rischi che, combinandosi con i processi di differenzia-zione sociale e individuale degli stessi rischi, hanno profondamente modificato il rapporto tra individui, sistemi sociali e ambiente, ridefinendo radicalmente le condizioni sociali attraverso cui i rischi sono percepiti, riconosciuti, compresi e gestiti. In un simile contesto, la “visione tradizionale” (e strumentale) della comunicazione del rischio rischia di opacizzare anziché chiarire la posta in gioco delle sfide ambientali e dei processi di costruzione discorsiva del rischio, che riguardano, in ultima analisi, il confronto e il conflitto tra particolari visioni del futuro. L’articolazione di questi conflitti appare sempre più irriducibile ai classici modelli di mediazione della società di massa e al ruolo egemone dei tradizionali media broadcast: in un’arena sempre più ampia e meno circoscrivibile, gli attori e le forme che assumono questi processi di mediazione si moltiplicano, richiedendo una visione più ampia della comunicazione del rischio e dei conflitti politici e culturali ad essa sottesi.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Cerase_Editoriale_2017.pdf
solo gestori archivio
Note: https://www.francoangeli.it/Area_RivistePDF/getArticolo.ashx?idArticolo=62171
Tipologia:
Versione editoriale (versione pubblicata con il layout dell'editore)
Licenza:
Tutti i diritti riservati (All rights reserved)
Dimensione
1.1 MB
Formato
Adobe PDF
|
1.1 MB | Adobe PDF | Contatta l'autore |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.