Il Bacino del Mediterraneo ha una ricca storia di terremoti ed eruzioni vulcaniche, che si può ritenere nota a tutti: non credo ci sia qualcuno in Italia, in Grecia o in Turchia che non sia consapevole della elevata sismicità della regione dove vive. Lo stesso discorso vale probabilmente per le eruzioni vulcaniche. Chi in Italia non ha sentito parlare dell’eruzione di Pompei del 79 d.C., o di quelle che avvengono frequentemente a Stromboli oall’Etna? Il discorso è ben diverso invece per gli tsunami (detti anche maremoti). Si può ipotizzare che la maggior parte degli italiani non conosca i precedenti storici in Italia e negli altri Paesi del Mediterraneo e per questo motivo non consideri il fenomeno come un rischio concreto. Probabilmente, ciò è dovuto soprattutto al fatto che gli tsunami si verificano meno frequentemente dei terremoti. In Italia l’ultimo grande maremoto, con danni considerevoli e molte vittime, risale a oltre un secolo fa, in seguito al terremoto di Messinae Reggio Calabria del 1908. Quando non c’èla memoria diretta, è molto diffi cile tramandarela consapevolezza di un rischio. In casicome quello del 1908, poi, l’evento terremototende per la sua tragicità a oscurare l’eventotsunami.Tuttavia, basta guardare una carta cheriporta il catalogo dei maremoti del Mediterraneoper capire come la sensazione di basso rischio sia fallace. Si notano infatti decine ditsunami che sono avvenuti in molte zone del Mare Nostrum, da Gibilterra al Medio Oriente(Fig. 1, Maramai et al., 2014). I terremoti costituiscono la principale causa di tsunami,sia a livello globale che nel Mediterraneo, con una percentuale intorno all’80% del totale dei maremoti. Meno frequenti quelli indotti da frane ed eruzioni vulcaniche, eccezionali quelli da impatto di meteoriti. In particolare, sono i grandi terremoti di subduzione quelli che hanno il maggiore potenziale tsunamigenico.

Il Centro Allerta Tsunami (CAT) dell’INGV / Fabrizio, Bernardi; Brizuela, B.; Cerase, A.; Graziani, L.; Lorito, S.; Mele, F. M.; Michelini, A.; Perfetti, P.; Piatanesi, A.; Pintore, S.; Romano, F.; Selva, J.; Stramondo, S.; Tonini, R.; Valbonesi, C.; Volpe, M.. - In: GEOLOGIA DELL'AMBIENTE. - ISSN 1591-5352. - (2018).

Il Centro Allerta Tsunami (CAT) dell’INGV

A. Cerase;
2018

Abstract

Il Bacino del Mediterraneo ha una ricca storia di terremoti ed eruzioni vulcaniche, che si può ritenere nota a tutti: non credo ci sia qualcuno in Italia, in Grecia o in Turchia che non sia consapevole della elevata sismicità della regione dove vive. Lo stesso discorso vale probabilmente per le eruzioni vulcaniche. Chi in Italia non ha sentito parlare dell’eruzione di Pompei del 79 d.C., o di quelle che avvengono frequentemente a Stromboli oall’Etna? Il discorso è ben diverso invece per gli tsunami (detti anche maremoti). Si può ipotizzare che la maggior parte degli italiani non conosca i precedenti storici in Italia e negli altri Paesi del Mediterraneo e per questo motivo non consideri il fenomeno come un rischio concreto. Probabilmente, ciò è dovuto soprattutto al fatto che gli tsunami si verificano meno frequentemente dei terremoti. In Italia l’ultimo grande maremoto, con danni considerevoli e molte vittime, risale a oltre un secolo fa, in seguito al terremoto di Messinae Reggio Calabria del 1908. Quando non c’èla memoria diretta, è molto diffi cile tramandarela consapevolezza di un rischio. In casicome quello del 1908, poi, l’evento terremototende per la sua tragicità a oscurare l’eventotsunami.Tuttavia, basta guardare una carta cheriporta il catalogo dei maremoti del Mediterraneoper capire come la sensazione di basso rischio sia fallace. Si notano infatti decine ditsunami che sono avvenuti in molte zone del Mare Nostrum, da Gibilterra al Medio Oriente(Fig. 1, Maramai et al., 2014). I terremoti costituiscono la principale causa di tsunami,sia a livello globale che nel Mediterraneo, con una percentuale intorno all’80% del totale dei maremoti. Meno frequenti quelli indotti da frane ed eruzioni vulcaniche, eccezionali quelli da impatto di meteoriti. In particolare, sono i grandi terremoti di subduzione quelli che hanno il maggiore potenziale tsunamigenico.
2018
centro allerta tsunami; INGV; CAT-INGV; tsunami; maremoti; allerta rapida; protezione civile; sistema nazionale di allerta per i maremoti indotti da sisma (SiAM); tsunali early warning; risk communication
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Il Centro Allerta Tsunami (CAT) dell’INGV / Fabrizio, Bernardi; Brizuela, B.; Cerase, A.; Graziani, L.; Lorito, S.; Mele, F. M.; Michelini, A.; Perfetti, P.; Piatanesi, A.; Pintore, S.; Romano, F.; Selva, J.; Stramondo, S.; Tonini, R.; Valbonesi, C.; Volpe, M.. - In: GEOLOGIA DELL'AMBIENTE. - ISSN 1591-5352. - (2018).
File allegati a questo prodotto
File Dimensione Formato  
Cerase_Centro-Allerta-Tsunami_2018.pdf

accesso aperto

Tipologia: Versione editoriale (versione pubblicata con il layout dell'editore)
Licenza: Tutti i diritti riservati (All rights reserved)
Dimensione 1.61 MB
Formato Adobe PDF
1.61 MB Adobe PDF

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1254431
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact