La narrazione politica nella società della comunicazione assume un ruolo rilevante nella costituzione simbolica della sfera pubblica. Tale performance narrativa sviluppa potenzialità infinite attraverso metodi di affabulazione sempre più pervasivi. L’habitat mediale contemporaneo abilita un discorso politico che agisce su due piani strettamente complementari: forma e contenuto. Nel primo caso la messa in scena politica compone un’enunciazione sia a livello di canale mainstream classico (Stampa, televisione), sia avventurandosi nella dimensione del web e nei social network sites creando uno spazio di mediazione con l’elettorato in grado di costruire e decostruire determinati significati. La liquefazione dei sistemi esperti e la compresenza di infinite narrazioni costituiscono un campo di azione ermeneutica dove la politica deve necessariamente adattarsi enunciando meta-narrazioni in grado di raffigurare un tema specifico per costruire la propria identità ed agire nello spazio simbolico dell’immaginario per la creazione di un percorso politico pertinente. Nel secondo caso, la narrazione politica diventa un progetto definitivo di storytelling: la realizzazione di un’architettura narrativa, una storia potenzialmente infinita e serializzata che presenta per l’elettorato di riferimento un ambiente di mediazione simbolico-culturale accessibile attraverso molteplici punti di ancoraggio narrativo. La narrazione della classe dirigente rappresenta un’esperienza proiettata nell’effervescenza dell’immaginario, dalla forte vocazione simbolica; la messa in scena dello spazio politico consolida un political drama basato su un principio di spettacolarizzazione dei temi politici. Le modalità del racconto dirigenziale dipingono il Paese orientato al presente presentando un conflitto serializzato tra i protagonisti politici che diventano personaggi carismatici, tesi a duellare all’interno dell’arena mediatica in base al topic della puntata quotidiana di riferimento, ridistribuendo un capitale simbolico in grado di orientare il dibattito pubblico all’interno di frames definiti. Obiettivo del lavoro è indagare le modalità di rappresentazione della classe politica nella postmodernità delineando una separazione tra rappresentazione ed essere della classe dirigente. Il lavoro opera un’analisi dello storyelling delle rappresentazioni politiche dell’Italia contemporanea partendo dal referendum costituzionale del 2016 e approdando alle elezioni del 4 marzo del 2018. Scopo della ricerca è condurre un’analisi delle rappresentazioni dei gruppi di potere partecipanti al conflitto elettorale per elaborare determinate strutture universali in grado di decodificare l’immaginario del populismo composto dall’archetipo élite- popolo. Tale struttura narrativa diventa volano portante del lavoro in grado di suggerire le stereo tipizzazioni dei protagonisti del viaggio antro politico, mettendo in scena un conflitto tra i rappresentanti di un potere consolidato e parassitario (“casta”) contro un tragitto antropologico costituito da promesse di ricostituzione retro topiche basate sul superamento di minoranze di potere, accusate d’impedire al “popolo sovrano” di generare un comando attivo su determinate attività politiche. In tale scenario mediatico la politica rappresenta se stessa come un genere ben definito in grado di concettualizzare il viaggio di un eroe, leader delle masse per tratteggiare una riformulazione del contratto sociale con l’elettorato all’interno di una cornice intepretativa che espande il proprio valore nella produzione immaginale. L’immaginario politico diventa il corpo della ricerca da interrogare, vivisezionare e osservare per evidenziare strutture narrative performanti dell’azione politica in grado di generare una relazione con l’elettorato attraverso un’immagine specifica. Il patto finzionale diventa la relazione della maschera politica da stabilire con l’elettorato di riferimento in grado di modellare un ponte narrativo da attraversare per la realizzazione del consenso. Il lavoro espone mediante un approccio ermeneutico le modalità di narrazione delle élite governative all’interno di un contesto di destrutturazione dei sistemi esperti, di meta narrazioni e di post-partiti politici che ricorrono ad una serie di immaginari predefiniti per riformulare una connessione con il proprio elettorato seguendo dinamiche post-fattuali. Lo storytelling diventa metodo di affabulazione e chiave intepretativa in grado di analizzare le forme della funzione politica come struttura narrativa dedita alla creazione di comunità immaginate all’interno di un percorso postfattuale.

La narrazione politica tra i media: il contratto sociale nella società della comunicazione / Smaldone, Alberto. - (2019 Feb 15).

La narrazione politica tra i media: il contratto sociale nella società della comunicazione

SMALDONE, ALBERTO
15/02/2019

Abstract

La narrazione politica nella società della comunicazione assume un ruolo rilevante nella costituzione simbolica della sfera pubblica. Tale performance narrativa sviluppa potenzialità infinite attraverso metodi di affabulazione sempre più pervasivi. L’habitat mediale contemporaneo abilita un discorso politico che agisce su due piani strettamente complementari: forma e contenuto. Nel primo caso la messa in scena politica compone un’enunciazione sia a livello di canale mainstream classico (Stampa, televisione), sia avventurandosi nella dimensione del web e nei social network sites creando uno spazio di mediazione con l’elettorato in grado di costruire e decostruire determinati significati. La liquefazione dei sistemi esperti e la compresenza di infinite narrazioni costituiscono un campo di azione ermeneutica dove la politica deve necessariamente adattarsi enunciando meta-narrazioni in grado di raffigurare un tema specifico per costruire la propria identità ed agire nello spazio simbolico dell’immaginario per la creazione di un percorso politico pertinente. Nel secondo caso, la narrazione politica diventa un progetto definitivo di storytelling: la realizzazione di un’architettura narrativa, una storia potenzialmente infinita e serializzata che presenta per l’elettorato di riferimento un ambiente di mediazione simbolico-culturale accessibile attraverso molteplici punti di ancoraggio narrativo. La narrazione della classe dirigente rappresenta un’esperienza proiettata nell’effervescenza dell’immaginario, dalla forte vocazione simbolica; la messa in scena dello spazio politico consolida un political drama basato su un principio di spettacolarizzazione dei temi politici. Le modalità del racconto dirigenziale dipingono il Paese orientato al presente presentando un conflitto serializzato tra i protagonisti politici che diventano personaggi carismatici, tesi a duellare all’interno dell’arena mediatica in base al topic della puntata quotidiana di riferimento, ridistribuendo un capitale simbolico in grado di orientare il dibattito pubblico all’interno di frames definiti. Obiettivo del lavoro è indagare le modalità di rappresentazione della classe politica nella postmodernità delineando una separazione tra rappresentazione ed essere della classe dirigente. Il lavoro opera un’analisi dello storyelling delle rappresentazioni politiche dell’Italia contemporanea partendo dal referendum costituzionale del 2016 e approdando alle elezioni del 4 marzo del 2018. Scopo della ricerca è condurre un’analisi delle rappresentazioni dei gruppi di potere partecipanti al conflitto elettorale per elaborare determinate strutture universali in grado di decodificare l’immaginario del populismo composto dall’archetipo élite- popolo. Tale struttura narrativa diventa volano portante del lavoro in grado di suggerire le stereo tipizzazioni dei protagonisti del viaggio antro politico, mettendo in scena un conflitto tra i rappresentanti di un potere consolidato e parassitario (“casta”) contro un tragitto antropologico costituito da promesse di ricostituzione retro topiche basate sul superamento di minoranze di potere, accusate d’impedire al “popolo sovrano” di generare un comando attivo su determinate attività politiche. In tale scenario mediatico la politica rappresenta se stessa come un genere ben definito in grado di concettualizzare il viaggio di un eroe, leader delle masse per tratteggiare una riformulazione del contratto sociale con l’elettorato all’interno di una cornice intepretativa che espande il proprio valore nella produzione immaginale. L’immaginario politico diventa il corpo della ricerca da interrogare, vivisezionare e osservare per evidenziare strutture narrative performanti dell’azione politica in grado di generare una relazione con l’elettorato attraverso un’immagine specifica. Il patto finzionale diventa la relazione della maschera politica da stabilire con l’elettorato di riferimento in grado di modellare un ponte narrativo da attraversare per la realizzazione del consenso. Il lavoro espone mediante un approccio ermeneutico le modalità di narrazione delle élite governative all’interno di un contesto di destrutturazione dei sistemi esperti, di meta narrazioni e di post-partiti politici che ricorrono ad una serie di immaginari predefiniti per riformulare una connessione con il proprio elettorato seguendo dinamiche post-fattuali. Lo storytelling diventa metodo di affabulazione e chiave intepretativa in grado di analizzare le forme della funzione politica come struttura narrativa dedita alla creazione di comunità immaginate all’interno di un percorso postfattuale.
15-feb-2019
File allegati a questo prodotto
File Dimensione Formato  
Tesi_ dottorato_Smaldone.pdf

accesso aperto

Tipologia: Tesi di dottorato
Licenza: Tutti i diritti riservati (All rights reserved)
Dimensione 2.8 MB
Formato Adobe PDF
2.8 MB Adobe PDF

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1247583
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact