La transizione da carta stampata a giornalismo in Rete ha messo in discussione molte delle convenzioni relative alla gestione dell’informazione e alla produzione di pensiero. Lo spazio del teatro sulle pubblicazioni generaliste è andato progressivamente restringendosi, così come si è ridotto radicalmente il numero dei periodici specializzati, che oggi godono di una distribuzione minima ed estremamente targettizzata, senza possibilità di raggiungere una porzione rilevante del pubblico del teatro. Quest’ultimo risulta frammentato e difficile da intercettare attraverso dei mezzi che non siano già inseriti nel più ampio discorso specialistico sul teatro. In questo scenario Internet ha rappresentato da subito una decisiva opportunità per restituire prospettive allargate al ragionamento sulle arti sceniche senza, tuttavia, riuscire a evitare di esporre una condizione problematica. Un tale scenario di mutamento riduce sensibilmente l’opportunità di assegnare ai critici una forma di autorità connessa a una loro riconosciuta posizione professionale, norma che invece caratterizza ancora il giornalismo di opinione e soprattutto quello culturale sui media cartacei. Questo nuovo ordinamento gioca ruolo rilevante nel declino della critica come vero e proprio mestiere, messa alla prova da un fondamentale offuscamento della sua funzione rispetto all’intero sistema delle arti sceniche. Oggi la struttura dicotomica che vedeva lo spazio dell’agency virtuale radicalmente separato da quello della vita “offline” si sta erodendo, posizionando utente e fruitore in una dimensione spazio-temporale realmente ibrida, nella quale quasi non esiste più un “tempo dedicato” alla presenza in Rete. Un oggetto di studio come la critica sulle piattaforme online va dunque osservato riconoscendone l’intreccio indissolubile con i social network. Una delle maggiori problematiche affrontate oggi dalla critica è quella di fronteggiare un ambiente comunicativo che tende alla parcellizzazione e alla commistione tra informazioni pubbliche e private. Questo sottopone il teatro, che dovrebbe essere il suo materiale di riferimento, alle oscillazioni delle dinamiche di presenza e persistenza, nel dibattito virtuale, dell’individuo lettore e delle comunità di appartenenza. Occorre dunque inscrivere la critica teatrale dentro a un orizzonte di cultura digitale e guardarlo come parte di un più ampio e complesso procedimento di riconcettualizzazione culturale. L’impossibilità di rintracciare una critica autorevole nell’enorme stream quotidiano di notizie, annunci, punti di vista, esternazioni (ormai stretto nel palmo di una mano) diventa una questione fondamentale. La sua comprensione è necessaria alla salute delle stesse arti performative e, al contempo, a quella di una critica che sia e rimanga funzionale, indipendente, ben documentata e in grado di arricchire il bagaglio di conoscenza e il deposito di una memoria delle arti sceniche contemporanee. Un ordine comunicativo e socioculturale molecolarizzato, organizzato in maniera non gerarchica, ridefinisce i paradigmi legati alla circolazione del pensiero critico e dunque il valore acquisito dal singolo enunciato. Questi ultimi, fin dalla fase di formulazione, vengono spinti a mettere in discussione certi criteri di analisi provenienti dalla filosofia, dall’estetica, dalla storia e dalla metodologia tradizionali e incoraggiati ad abbracciarne altri, strettamente legati alla morfologia della cultura digitale, che si produce per accumulo e che tollera una continua, endemica entropia. La tesi è suddivisa in quattro capitoli. Nel primo ricostruisco, in maniera sintetica, l’attuale panorama della critica teatrale italiana online, a partire da un sommario excursus storico e poi inquadrando la sua evoluzione all’interno del generale processo di innovazione tecnologica, di perfezionamento della mediasfera e della mutazione della pubblicistica in Rete. Della più ampia geografia dei siti web di argomento teatrale considero alcuni esempi che, per complessità di metodi e capacità di analisi, hanno saputo innovarsi e incidere in maniera significativa sul sistema teatro. Il secondo capitolo è dedicato a un’analisi specifica del mutamento dei formati di produzione della critica nell’ambiente tecnico del Web. Tenendo presente la storia della nascita e della moltiplicazione degli spazi online, mi concentro innanzitutto su quegli elementi funzionali e su quei passaggi tecnici che rendono possibile l’organizzazione di un corpus di contenuti mediali all’interno di una piattaforma online di informazione e critica e che portano alla strutturazione di una dialettica tra articolo e rivista. Attorno a essi ricostruisco una letteratura teorica e interpretativa utile a comprendere l’influenza della scrittura ipertestuale e dei processi cognitivi da essa sollecitati e a esaminare il grado di complessità con cui la critica si serve delle potenzialità multimediali della Rete. Per completare questo capitolo conduco un’analisi ermeneutica su una selezione di documenti, per identificare rilevanti mutamenti all’interno del linguaggio scritto e delle strategie di mappatura delle arti performative. Il terzo capitolo si occupa di osservare le modalità di relazione tra la critica e i propri lettori (tra cui artisti e operatori teatrali) così come strutturate dai paradigmi tecnici del Web 2.0., convocando una letteratura teorica in grado di individuare gli aspetti fondamentali della dialettica tra testo scritto e lettori in Rete. Un’ampia parte di questo capitolo è dedicata alla morfologia delle comunità virtuali e alla loro natura problematica di aggregati di individui strettamente connessi da una condivisione di interessi specifici. Le osservo attraverso la pratica professionale svolta in prima persona e confrontando le idee con il risultato della ricerca qualitativa. Per dimostrare l’effetto di una nuova retorica digitale sull’azione e sulla ricezione della critica utilizzo un caso di studio. Analizzando l’interazione tra un artista molto popolare come Ascanio Celestini con un critico non altrettanto affermato, intendo evidenziare le oscillazioni che, nella mediasfera attuale e in un ambiente caratterizzato da un forte atteggiamento partigiano, la figura del critico subisce a contatto con quella dell’artista e dei suoi sodali. Questo esempio sottolinea come la riconoscibilità della voce della critica online sia strettamente legata alla capacità delle firme di abitare in prima persona l’ambiente teatrale reale, lo stesso che assume forme identitarie composite nel momento in cui accede alla discussione virtuale. Il capitolo conclusivo prova a formulare delle ipotesi sul ruolo e sulla funzione della critica nell’ecologia del sistema teatro. Dopo la ricostruzione del rapporto tra critica “militante” e ambito accademico, sottolineando le attuali metodologie di formazione dello sguardo critico in alcuni atenei italiani, riporto una selezione di contributi teorici sull’analisi dello spettacolo e sull’interpretazione dei linguaggi del contemporaneo, per arrivare a strutturare un primo modello di “critica digitale”. Certe architetture intellettuali ed esperienziali proprie della cultura digitale e della società informazionalista esercitano oggi un’importante influenza nel dare forma all’immaginario e ai codici interpretativi che artisti e spettatori si trovano a condividere e sulla base dei quali il teatro compone la propria grammatica. In questi anni ho condotto diversi esperimenti di analisi che applicano alla fruizione delle estetiche, delle poetiche e dei processi creativi certi percorsi di ragionamento consapevoli dell’azione deterministica delle tecnologie nella costruzione di una dimensione percettiva e interpretativa. Le arti sceniche dimostrano da tempo di aver compreso la necessità di problematizzare questo universo di segni e di voler confrontare con esso le proprie tematiche e le proprie tecniche di messinscena. Di contro, uno dei risultati emersi da questa ricerca è che il lavoro della critica non riesca del tutto a porre in discussione il proprio linguaggio e che rimanga legato a modelli di sguardo e di approfondimento ancora ancorati a un dialogo e a una funzione che devono essere messi in crisi. L’urgenza principale della critica di oggi sembra essere quella di localizzare il senso profondo del proprio operato, di restituirgli una chiarezza e una direzionalità. Lo scopo è quello di emanciparlo dall’overload di informazioni e opinioni che sta travolgendo la trasmissione dei saperi e, in particolare, il sistema di un’arte non più centrale nell’esperienza comunitaria e politica della società. Quello che emerge da un’indagine filosofica e teorica di termini come autorità, autorialità e autorevolezza è che la critica in Rete deve spingersi a ricercarne le motivazioni di fondo all’interno di una rinnovata pratica relazionale. L’esigenza è quella di abbandonare, attraverso azioni di politica culturale, ogni visione binaria che separi troppo la fruizione dei contesti del teatro dalla loro effettiva attivazione. Senza poter ignorare una questione generazionale, tracciando un quadro generale del background di formazione e competenze posseduto da coloro che praticano la critica in Rete, ci si trova di fronte a una geografia intricata e poco lineare. Essa mette in luce una complessiva consapevolezza degli ostacoli posti da una cultura molecolarizzata in cui l’attività intellettuale viene troppo facilmente rinchiusa in nicchie di interesse specialistico e non riesce più a contribuire al disegno di un orizzonte culturale comune. Le strategie di reazione a questo scenario riconducono a un fondamentale sforzo della critica nel creare reti di relazione reali e non virtuali. In diversi passaggi della tesi, confrontando gli intenti programmatici con l’effettiva pratica e con i processi di coscienza che la regolano, si ritrova in tutte le figure una forte spinta a contrastare il dilagante individualismo degli attuali sistemi di comunicazione, attraverso il riconoscimento di una dimensione collettiva. All’interno di questa, l’azione della critica ricalca per certi versi quella artistica, promuovendo un sistema d’insieme in cui inserirsi in qualità di elementi organici. Dai rapporti di forza tra questi elementi pare emergere una rinnovata concezione della missione della critica, non più legata a strutture gerarchiche che ne garantiscono l’autorità. È chiara, piuttosto, la ricerca di prospettive di sguardo e di mappatura generate da una costante partecipazione alle dinamiche dell’ambiente teatrale. Le Appendici includono ulteriori materiali di approfondimento e sono divise in due sezioni. La prima raccoglie in schede sintetiche un racconto delle origini dei principali spazi online sul teatro; la seconda approfondisce la metodologia utilizzata nella ricerca qualitativa, riportando il questionario rivolto agli intervistati, la struttura delle conversazioni guidate in focus group e, di queste ultime, un’analisi delle interazioni prodotte dal discorso. Al termine della ricerca, la critica in Rete sembra strutturarsi su due direttrici metodologiche principali, in certi casi attivate in maniera complementare. La messa a punto di un giornalismo di opinione si occupa di seguire da vicino e di elaborare giudizi di valore sulle rapide evoluzioni del sistema teatrale. Contestualmente, un’inventiva variegata si vota a costruire una documentazione e una memoria delle arti sceniche contemporanee. In entrambe queste declinazioni, la ricerca fa emergere le profonde complessità e importanza rappresentate dal ruolo attivo della critica dentro al cuore della società teatrale. In una straordinaria varietà di contesti, il campo d’azione della critica si sta espandendo. Assumono importanza iniziative di collaborazione, creazione di relazioni di lavoro e di sinergie con specifici gruppi artistici e l’abitazione attiva dei contesti produttivi e distributivi attraverso occasioni di incontro e di mobilità progettuale. Queste strategie trovano nella Rete l’agorà più affollata e vivida per un discorso sul teatro. La ricerca ha portato alla luce questioni stilistiche, problematizzato aspetti relativi alla trasmissione delle metodologie di analisi della scena, informato sull’importanza di padroneggiare i mezzi di diffusione a disposizione e di capitalizzare un senso di appartenenza a una comunità culturale. Ma soprattutto ha mostrato uno scenario in cui la critica trova un costante confronto con un universo teatrale che continua a mutare. Esso risente visibilmente delle aporie del sistema e della flessione delle opportunità di sostegno, cerca di contrastare la frammentazione dei contesti, si impegna a restituire le arti performative all’attenzione di un pubblico consapevole e in grado di muoversi autonomamente all’interno di una rapida evoluzione. La domanda sulla possibilità di definire un’autorevolezza, che era alla base dell’idea primigenia di questo progetto di tesi, si è trasformata. Forse una reale risposta non può ancora essere offerta. Di certo nella spinta all’aggregazione e alla mobilità progettuale dei gruppi riposa il seme di una prospettiva. Questa tesi, in ultima analisi, si occupa della critica teatrale e della sua storia nell’ambiente digitale del Web. Al contempo la critica stessa, lasciandosi esaminare, restituisce del teatro una visione puntuale, filtrata attraverso una pratica che del teatro non può fare a meno in quanto punto di fuga. È una critica che, “abitando una battaglia”, si impegna a guardare il teatro come arte viva, di cui, piuttosto che classificare generi, estetiche e poetiche occorre oggi testimoniare, motivare e ribadire la necessità.

La critica teatrale del Web 2.0. Strumenti, linguaggi, ruoli / LO GATTO, Sergio. - (2019 Feb 28).

La critica teatrale del Web 2.0. Strumenti, linguaggi, ruoli

LO GATTO, SERGIO
28/02/2019

Abstract

La transizione da carta stampata a giornalismo in Rete ha messo in discussione molte delle convenzioni relative alla gestione dell’informazione e alla produzione di pensiero. Lo spazio del teatro sulle pubblicazioni generaliste è andato progressivamente restringendosi, così come si è ridotto radicalmente il numero dei periodici specializzati, che oggi godono di una distribuzione minima ed estremamente targettizzata, senza possibilità di raggiungere una porzione rilevante del pubblico del teatro. Quest’ultimo risulta frammentato e difficile da intercettare attraverso dei mezzi che non siano già inseriti nel più ampio discorso specialistico sul teatro. In questo scenario Internet ha rappresentato da subito una decisiva opportunità per restituire prospettive allargate al ragionamento sulle arti sceniche senza, tuttavia, riuscire a evitare di esporre una condizione problematica. Un tale scenario di mutamento riduce sensibilmente l’opportunità di assegnare ai critici una forma di autorità connessa a una loro riconosciuta posizione professionale, norma che invece caratterizza ancora il giornalismo di opinione e soprattutto quello culturale sui media cartacei. Questo nuovo ordinamento gioca ruolo rilevante nel declino della critica come vero e proprio mestiere, messa alla prova da un fondamentale offuscamento della sua funzione rispetto all’intero sistema delle arti sceniche. Oggi la struttura dicotomica che vedeva lo spazio dell’agency virtuale radicalmente separato da quello della vita “offline” si sta erodendo, posizionando utente e fruitore in una dimensione spazio-temporale realmente ibrida, nella quale quasi non esiste più un “tempo dedicato” alla presenza in Rete. Un oggetto di studio come la critica sulle piattaforme online va dunque osservato riconoscendone l’intreccio indissolubile con i social network. Una delle maggiori problematiche affrontate oggi dalla critica è quella di fronteggiare un ambiente comunicativo che tende alla parcellizzazione e alla commistione tra informazioni pubbliche e private. Questo sottopone il teatro, che dovrebbe essere il suo materiale di riferimento, alle oscillazioni delle dinamiche di presenza e persistenza, nel dibattito virtuale, dell’individuo lettore e delle comunità di appartenenza. Occorre dunque inscrivere la critica teatrale dentro a un orizzonte di cultura digitale e guardarlo come parte di un più ampio e complesso procedimento di riconcettualizzazione culturale. L’impossibilità di rintracciare una critica autorevole nell’enorme stream quotidiano di notizie, annunci, punti di vista, esternazioni (ormai stretto nel palmo di una mano) diventa una questione fondamentale. La sua comprensione è necessaria alla salute delle stesse arti performative e, al contempo, a quella di una critica che sia e rimanga funzionale, indipendente, ben documentata e in grado di arricchire il bagaglio di conoscenza e il deposito di una memoria delle arti sceniche contemporanee. Un ordine comunicativo e socioculturale molecolarizzato, organizzato in maniera non gerarchica, ridefinisce i paradigmi legati alla circolazione del pensiero critico e dunque il valore acquisito dal singolo enunciato. Questi ultimi, fin dalla fase di formulazione, vengono spinti a mettere in discussione certi criteri di analisi provenienti dalla filosofia, dall’estetica, dalla storia e dalla metodologia tradizionali e incoraggiati ad abbracciarne altri, strettamente legati alla morfologia della cultura digitale, che si produce per accumulo e che tollera una continua, endemica entropia. La tesi è suddivisa in quattro capitoli. Nel primo ricostruisco, in maniera sintetica, l’attuale panorama della critica teatrale italiana online, a partire da un sommario excursus storico e poi inquadrando la sua evoluzione all’interno del generale processo di innovazione tecnologica, di perfezionamento della mediasfera e della mutazione della pubblicistica in Rete. Della più ampia geografia dei siti web di argomento teatrale considero alcuni esempi che, per complessità di metodi e capacità di analisi, hanno saputo innovarsi e incidere in maniera significativa sul sistema teatro. Il secondo capitolo è dedicato a un’analisi specifica del mutamento dei formati di produzione della critica nell’ambiente tecnico del Web. Tenendo presente la storia della nascita e della moltiplicazione degli spazi online, mi concentro innanzitutto su quegli elementi funzionali e su quei passaggi tecnici che rendono possibile l’organizzazione di un corpus di contenuti mediali all’interno di una piattaforma online di informazione e critica e che portano alla strutturazione di una dialettica tra articolo e rivista. Attorno a essi ricostruisco una letteratura teorica e interpretativa utile a comprendere l’influenza della scrittura ipertestuale e dei processi cognitivi da essa sollecitati e a esaminare il grado di complessità con cui la critica si serve delle potenzialità multimediali della Rete. Per completare questo capitolo conduco un’analisi ermeneutica su una selezione di documenti, per identificare rilevanti mutamenti all’interno del linguaggio scritto e delle strategie di mappatura delle arti performative. Il terzo capitolo si occupa di osservare le modalità di relazione tra la critica e i propri lettori (tra cui artisti e operatori teatrali) così come strutturate dai paradigmi tecnici del Web 2.0., convocando una letteratura teorica in grado di individuare gli aspetti fondamentali della dialettica tra testo scritto e lettori in Rete. Un’ampia parte di questo capitolo è dedicata alla morfologia delle comunità virtuali e alla loro natura problematica di aggregati di individui strettamente connessi da una condivisione di interessi specifici. Le osservo attraverso la pratica professionale svolta in prima persona e confrontando le idee con il risultato della ricerca qualitativa. Per dimostrare l’effetto di una nuova retorica digitale sull’azione e sulla ricezione della critica utilizzo un caso di studio. Analizzando l’interazione tra un artista molto popolare come Ascanio Celestini con un critico non altrettanto affermato, intendo evidenziare le oscillazioni che, nella mediasfera attuale e in un ambiente caratterizzato da un forte atteggiamento partigiano, la figura del critico subisce a contatto con quella dell’artista e dei suoi sodali. Questo esempio sottolinea come la riconoscibilità della voce della critica online sia strettamente legata alla capacità delle firme di abitare in prima persona l’ambiente teatrale reale, lo stesso che assume forme identitarie composite nel momento in cui accede alla discussione virtuale. Il capitolo conclusivo prova a formulare delle ipotesi sul ruolo e sulla funzione della critica nell’ecologia del sistema teatro. Dopo la ricostruzione del rapporto tra critica “militante” e ambito accademico, sottolineando le attuali metodologie di formazione dello sguardo critico in alcuni atenei italiani, riporto una selezione di contributi teorici sull’analisi dello spettacolo e sull’interpretazione dei linguaggi del contemporaneo, per arrivare a strutturare un primo modello di “critica digitale”. Certe architetture intellettuali ed esperienziali proprie della cultura digitale e della società informazionalista esercitano oggi un’importante influenza nel dare forma all’immaginario e ai codici interpretativi che artisti e spettatori si trovano a condividere e sulla base dei quali il teatro compone la propria grammatica. In questi anni ho condotto diversi esperimenti di analisi che applicano alla fruizione delle estetiche, delle poetiche e dei processi creativi certi percorsi di ragionamento consapevoli dell’azione deterministica delle tecnologie nella costruzione di una dimensione percettiva e interpretativa. Le arti sceniche dimostrano da tempo di aver compreso la necessità di problematizzare questo universo di segni e di voler confrontare con esso le proprie tematiche e le proprie tecniche di messinscena. Di contro, uno dei risultati emersi da questa ricerca è che il lavoro della critica non riesca del tutto a porre in discussione il proprio linguaggio e che rimanga legato a modelli di sguardo e di approfondimento ancora ancorati a un dialogo e a una funzione che devono essere messi in crisi. L’urgenza principale della critica di oggi sembra essere quella di localizzare il senso profondo del proprio operato, di restituirgli una chiarezza e una direzionalità. Lo scopo è quello di emanciparlo dall’overload di informazioni e opinioni che sta travolgendo la trasmissione dei saperi e, in particolare, il sistema di un’arte non più centrale nell’esperienza comunitaria e politica della società. Quello che emerge da un’indagine filosofica e teorica di termini come autorità, autorialità e autorevolezza è che la critica in Rete deve spingersi a ricercarne le motivazioni di fondo all’interno di una rinnovata pratica relazionale. L’esigenza è quella di abbandonare, attraverso azioni di politica culturale, ogni visione binaria che separi troppo la fruizione dei contesti del teatro dalla loro effettiva attivazione. Senza poter ignorare una questione generazionale, tracciando un quadro generale del background di formazione e competenze posseduto da coloro che praticano la critica in Rete, ci si trova di fronte a una geografia intricata e poco lineare. Essa mette in luce una complessiva consapevolezza degli ostacoli posti da una cultura molecolarizzata in cui l’attività intellettuale viene troppo facilmente rinchiusa in nicchie di interesse specialistico e non riesce più a contribuire al disegno di un orizzonte culturale comune. Le strategie di reazione a questo scenario riconducono a un fondamentale sforzo della critica nel creare reti di relazione reali e non virtuali. In diversi passaggi della tesi, confrontando gli intenti programmatici con l’effettiva pratica e con i processi di coscienza che la regolano, si ritrova in tutte le figure una forte spinta a contrastare il dilagante individualismo degli attuali sistemi di comunicazione, attraverso il riconoscimento di una dimensione collettiva. All’interno di questa, l’azione della critica ricalca per certi versi quella artistica, promuovendo un sistema d’insieme in cui inserirsi in qualità di elementi organici. Dai rapporti di forza tra questi elementi pare emergere una rinnovata concezione della missione della critica, non più legata a strutture gerarchiche che ne garantiscono l’autorità. È chiara, piuttosto, la ricerca di prospettive di sguardo e di mappatura generate da una costante partecipazione alle dinamiche dell’ambiente teatrale. Le Appendici includono ulteriori materiali di approfondimento e sono divise in due sezioni. La prima raccoglie in schede sintetiche un racconto delle origini dei principali spazi online sul teatro; la seconda approfondisce la metodologia utilizzata nella ricerca qualitativa, riportando il questionario rivolto agli intervistati, la struttura delle conversazioni guidate in focus group e, di queste ultime, un’analisi delle interazioni prodotte dal discorso. Al termine della ricerca, la critica in Rete sembra strutturarsi su due direttrici metodologiche principali, in certi casi attivate in maniera complementare. La messa a punto di un giornalismo di opinione si occupa di seguire da vicino e di elaborare giudizi di valore sulle rapide evoluzioni del sistema teatrale. Contestualmente, un’inventiva variegata si vota a costruire una documentazione e una memoria delle arti sceniche contemporanee. In entrambe queste declinazioni, la ricerca fa emergere le profonde complessità e importanza rappresentate dal ruolo attivo della critica dentro al cuore della società teatrale. In una straordinaria varietà di contesti, il campo d’azione della critica si sta espandendo. Assumono importanza iniziative di collaborazione, creazione di relazioni di lavoro e di sinergie con specifici gruppi artistici e l’abitazione attiva dei contesti produttivi e distributivi attraverso occasioni di incontro e di mobilità progettuale. Queste strategie trovano nella Rete l’agorà più affollata e vivida per un discorso sul teatro. La ricerca ha portato alla luce questioni stilistiche, problematizzato aspetti relativi alla trasmissione delle metodologie di analisi della scena, informato sull’importanza di padroneggiare i mezzi di diffusione a disposizione e di capitalizzare un senso di appartenenza a una comunità culturale. Ma soprattutto ha mostrato uno scenario in cui la critica trova un costante confronto con un universo teatrale che continua a mutare. Esso risente visibilmente delle aporie del sistema e della flessione delle opportunità di sostegno, cerca di contrastare la frammentazione dei contesti, si impegna a restituire le arti performative all’attenzione di un pubblico consapevole e in grado di muoversi autonomamente all’interno di una rapida evoluzione. La domanda sulla possibilità di definire un’autorevolezza, che era alla base dell’idea primigenia di questo progetto di tesi, si è trasformata. Forse una reale risposta non può ancora essere offerta. Di certo nella spinta all’aggregazione e alla mobilità progettuale dei gruppi riposa il seme di una prospettiva. Questa tesi, in ultima analisi, si occupa della critica teatrale e della sua storia nell’ambiente digitale del Web. Al contempo la critica stessa, lasciandosi esaminare, restituisce del teatro una visione puntuale, filtrata attraverso una pratica che del teatro non può fare a meno in quanto punto di fuga. È una critica che, “abitando una battaglia”, si impegna a guardare il teatro come arte viva, di cui, piuttosto che classificare generi, estetiche e poetiche occorre oggi testimoniare, motivare e ribadire la necessità.
28-feb-2019
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Tipologia: Tesi di dottorato
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1244100
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