Vari autori ritengono che il cuore del lavoro analitico sia l’esplorazione congiunta del modo in cui il paziente fa esperienza (sia a livello preconscio che inconscio) della relazione con il clinico, o del modo in cui paziente e analista costruiscono assieme la loro relazione e il suo senso (Busch, 2004; Gill, 1983; Joseph, 1989). Quest'ottica è in parziale contrasto con l’idea freudiana originale di analisi, ma non è del tutto estranea a chi ha familiarità con il modello kleiniano (Klein, 1932). Molte terapie sono orientate a stabilire un rapporto di cooperazione/collaborazione e fiducia nel lavoro con il clinico (Lingiardi & Gazzillo, 2014), che spesso passa, non senza controversie teoriche, per l'interpretazione di transfert (Ogrodniczuk & Piper, 1999). L'importanza di questo costrutto nella terapia è stata indagata e in parte dimostrata da alcune ricerche. In primis il lavoro di Luborsky e Crits-Christoph (1988), che ha permesso di intendere il transfert come il riproporsi nella relazione con il clinico della tematica relazionale conflittuale centrale propria di diversi pazienti. In secondo luogo, gli studi condotti da Westen (2000) e dal suo gruppo di ricerca (Bradley et al., 2005), hanno permesso di operazionalizzare il costrutto del transfert fornendo una valutazione su cinque dimensioni (arrabbiato/rivendicativo/recriminativo; ansioso/preoccupato; evitante/contro-dipendente; sicuro/impegnato; sessualizzato). Alcuni autori hanno studiato la relazione fra psicopatologia, relazione terapeutica e sensi di colpa alla luce della Control-Mastery Theory (CMT; Weiss, 1993). Secondo gli esponenti di questo gruppo di ricerca, le reazioni transferali, oltre ad essere influenzate dalla personalità del paziente, sono mediate dal ruolo che il senso di colpa ricopre nella relazione terapeutica. Quest'ultimo può essere sia fonte di resistenze che di transfert, e nascerebbe dal desiderio di proteggere se stessi e il proprio analista da potenziali pericoli. Seguendo questo modello, la colpa, in sé interpersonale e prosociale, è un’emozione che può diventare disfunzionale se plasmata e amplificata da credenze patogene (convinzioni erronee che portano l'individuo a associare il perseguimento di obiettivi sani e piacevoli a un pericolo per sé e per gli altri); i sensi di colpa più indagati da questi autori sono: Senso di colpa da separazione/slealtà secondo cui separarsi e differenziarsi dai familiari rappresenta un atto assimilabile al tradimento; Senso di colpa del sopravvissuto basato sull'idea che stare meglio degli altri equivale ad aver sottratto benessere alle persone care; Senso di colpa da responsabilità onnipotente in base al quale l'individuo si sente responsabile della felicità e del benessere altrui in modo irrealistico; Senso di colpa da odio di Sé, un sentimento di profondo disprezzo nei propri confronti, nella convinzione di non meritare amore, rispetto e protezione. Questi sentimenti sono spesso irrazionali e alimentano sintomi psichici e comportamenti disfunzionali in grado di influenzare la vita della persona (Locke et al., 2013). Seguendo questo modello, la colpa può essere letta sia come manifestazione di una reazione transferale che come organizzatore della stessa. Il paziente può idealizzare, sessualizzare o anche svalutare il suo terapeuta; si può preoccupare di essere fonte di sofferenza per lui, esattamente come si preoccupava di poterlo essere per i suoi familiari (Bush, 2005). L'analisi della letteratura empirica, a differenza di quella teorica e clinica, evidenzia però la mancanza di ricerche che abbiano indagato a fondo la relazione tra i sensi di colpa e il tipo di relazione che si stabilisce con il clinico. Tenendo a mente quanto affermato finora, è nato questo progetto di ricerca, il cui scopo è quello di verificare empiricamente se esiste una effettiva connessione fra questi due costrutti. La tesi inizia quindi con un excursus teorico che mira a mostrare l’evoluzione del concetto di traslazione, a partire dagli albori della tradizione psicoanalitica e fino ai giorni nostri. Nel secondo capitolo verrà invece trattato il senso di colpa. Anche qui si è scelto di procedere passando in rassegna le principali teorie sull’argomento, dalla psicoanalisi fino alla psicologia evoluzionistica odierna. Infine, nel terzo ed ultimo capitolo, verrà discusso il nostro studio: una ricerca empirica, di cui descriveremo gli obiettivi, le ipotesi, il campione, gli strumenti, le procedure, i risultati, i limiti e le prospettive future.

Sensi di colpa interpersonali e transfert: una ricerca empirica / Faccini, Filippo. - (2019 Feb 14).

Sensi di colpa interpersonali e transfert: una ricerca empirica

FACCINI, FILIPPO
14/02/2019

Abstract

Vari autori ritengono che il cuore del lavoro analitico sia l’esplorazione congiunta del modo in cui il paziente fa esperienza (sia a livello preconscio che inconscio) della relazione con il clinico, o del modo in cui paziente e analista costruiscono assieme la loro relazione e il suo senso (Busch, 2004; Gill, 1983; Joseph, 1989). Quest'ottica è in parziale contrasto con l’idea freudiana originale di analisi, ma non è del tutto estranea a chi ha familiarità con il modello kleiniano (Klein, 1932). Molte terapie sono orientate a stabilire un rapporto di cooperazione/collaborazione e fiducia nel lavoro con il clinico (Lingiardi & Gazzillo, 2014), che spesso passa, non senza controversie teoriche, per l'interpretazione di transfert (Ogrodniczuk & Piper, 1999). L'importanza di questo costrutto nella terapia è stata indagata e in parte dimostrata da alcune ricerche. In primis il lavoro di Luborsky e Crits-Christoph (1988), che ha permesso di intendere il transfert come il riproporsi nella relazione con il clinico della tematica relazionale conflittuale centrale propria di diversi pazienti. In secondo luogo, gli studi condotti da Westen (2000) e dal suo gruppo di ricerca (Bradley et al., 2005), hanno permesso di operazionalizzare il costrutto del transfert fornendo una valutazione su cinque dimensioni (arrabbiato/rivendicativo/recriminativo; ansioso/preoccupato; evitante/contro-dipendente; sicuro/impegnato; sessualizzato). Alcuni autori hanno studiato la relazione fra psicopatologia, relazione terapeutica e sensi di colpa alla luce della Control-Mastery Theory (CMT; Weiss, 1993). Secondo gli esponenti di questo gruppo di ricerca, le reazioni transferali, oltre ad essere influenzate dalla personalità del paziente, sono mediate dal ruolo che il senso di colpa ricopre nella relazione terapeutica. Quest'ultimo può essere sia fonte di resistenze che di transfert, e nascerebbe dal desiderio di proteggere se stessi e il proprio analista da potenziali pericoli. Seguendo questo modello, la colpa, in sé interpersonale e prosociale, è un’emozione che può diventare disfunzionale se plasmata e amplificata da credenze patogene (convinzioni erronee che portano l'individuo a associare il perseguimento di obiettivi sani e piacevoli a un pericolo per sé e per gli altri); i sensi di colpa più indagati da questi autori sono: Senso di colpa da separazione/slealtà secondo cui separarsi e differenziarsi dai familiari rappresenta un atto assimilabile al tradimento; Senso di colpa del sopravvissuto basato sull'idea che stare meglio degli altri equivale ad aver sottratto benessere alle persone care; Senso di colpa da responsabilità onnipotente in base al quale l'individuo si sente responsabile della felicità e del benessere altrui in modo irrealistico; Senso di colpa da odio di Sé, un sentimento di profondo disprezzo nei propri confronti, nella convinzione di non meritare amore, rispetto e protezione. Questi sentimenti sono spesso irrazionali e alimentano sintomi psichici e comportamenti disfunzionali in grado di influenzare la vita della persona (Locke et al., 2013). Seguendo questo modello, la colpa può essere letta sia come manifestazione di una reazione transferale che come organizzatore della stessa. Il paziente può idealizzare, sessualizzare o anche svalutare il suo terapeuta; si può preoccupare di essere fonte di sofferenza per lui, esattamente come si preoccupava di poterlo essere per i suoi familiari (Bush, 2005). L'analisi della letteratura empirica, a differenza di quella teorica e clinica, evidenzia però la mancanza di ricerche che abbiano indagato a fondo la relazione tra i sensi di colpa e il tipo di relazione che si stabilisce con il clinico. Tenendo a mente quanto affermato finora, è nato questo progetto di ricerca, il cui scopo è quello di verificare empiricamente se esiste una effettiva connessione fra questi due costrutti. La tesi inizia quindi con un excursus teorico che mira a mostrare l’evoluzione del concetto di traslazione, a partire dagli albori della tradizione psicoanalitica e fino ai giorni nostri. Nel secondo capitolo verrà invece trattato il senso di colpa. Anche qui si è scelto di procedere passando in rassegna le principali teorie sull’argomento, dalla psicoanalisi fino alla psicologia evoluzionistica odierna. Infine, nel terzo ed ultimo capitolo, verrà discusso il nostro studio: una ricerca empirica, di cui descriveremo gli obiettivi, le ipotesi, il campione, gli strumenti, le procedure, i risultati, i limiti e le prospettive future.
14-feb-2019
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1231304
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