Prima dell'avvento della rivoluzione industriale gli animali venivano impiegati principalmente come forza lavoro, ad esempio nelle varie fasi della produzione alimentare, nel trasporto, nella guerra ecc. in proporzione minore venivano utilizzati come cibo. L'avvento del capitalismo ha sostituito le funzioni dell'animale non-umano con l'operaio salariato, con le nuove scoperte tecnologiche e con il sistema produttivo seriale della catena di montaggio. Eppure questo passaggio storico, invece di “liberare” l'animale dall'assoggettamento secolare nei confronti dell'Uomo, lo ha invece “declassato” al livello di materia prima – massicciamente impiegata – all'interno del nuovo sistema produttivo. Parallelamente sono sorti molti movimenti filosofici e politici che in vario modo hanno tentato di promuovere la tutela e i “diritti” dell'animale non-umano. La maggior parte di questi movimenti si uniscono sotto la bandiera estremamente variegata dell'antispecismo. Tradizionalmente quindi i movimenti antispecisti prendono in considerazione il rapporto fra l'Uomo e l'animale non umano e operano all'interno di questo orizzonte. Obiettivo di questo contributo è mostrare come l'ideologia specista abbia una portata molto più vasta, che sconfina la semplice relazione con l'animale non-umano per coinvolgere il rapporto dell'Uomo con l'intero sistema-mondo; ciò sarebbe avvenuto con l'emergere nel Vecchio continente di un'ontologia naturalista. Ne consegue dunque una ridefinizione dell'antispecismo in una prospettiva materialista, che faccia proprie le riflessioni del marxismo sul pensiero, la conoscenza e la loro materialità. In questa prospettiva l'antespecismo diverrebbe epistemologia di un'ecologia marxista.
Ripensare l'antispecismo in una prospettiva materialista / Mazzanti, Chiara. - (2018). (Intervento presentato al convegno 1° Convegno nazionale SIAC Razza, razzismi, discriminazioni razziali Il contributo dell’Antropologia Culturale alla riflessione contemporanea tenutosi a Rome; Italy).
Ripensare l'antispecismo in una prospettiva materialista
Chiara MazzantiPrimo
2018
Abstract
Prima dell'avvento della rivoluzione industriale gli animali venivano impiegati principalmente come forza lavoro, ad esempio nelle varie fasi della produzione alimentare, nel trasporto, nella guerra ecc. in proporzione minore venivano utilizzati come cibo. L'avvento del capitalismo ha sostituito le funzioni dell'animale non-umano con l'operaio salariato, con le nuove scoperte tecnologiche e con il sistema produttivo seriale della catena di montaggio. Eppure questo passaggio storico, invece di “liberare” l'animale dall'assoggettamento secolare nei confronti dell'Uomo, lo ha invece “declassato” al livello di materia prima – massicciamente impiegata – all'interno del nuovo sistema produttivo. Parallelamente sono sorti molti movimenti filosofici e politici che in vario modo hanno tentato di promuovere la tutela e i “diritti” dell'animale non-umano. La maggior parte di questi movimenti si uniscono sotto la bandiera estremamente variegata dell'antispecismo. Tradizionalmente quindi i movimenti antispecisti prendono in considerazione il rapporto fra l'Uomo e l'animale non umano e operano all'interno di questo orizzonte. Obiettivo di questo contributo è mostrare come l'ideologia specista abbia una portata molto più vasta, che sconfina la semplice relazione con l'animale non-umano per coinvolgere il rapporto dell'Uomo con l'intero sistema-mondo; ciò sarebbe avvenuto con l'emergere nel Vecchio continente di un'ontologia naturalista. Ne consegue dunque una ridefinizione dell'antispecismo in una prospettiva materialista, che faccia proprie le riflessioni del marxismo sul pensiero, la conoscenza e la loro materialità. In questa prospettiva l'antespecismo diverrebbe epistemologia di un'ecologia marxista.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.