Il 10 dicembre 2018 è stato approvato a Marrakech il Global compact for safe, orderly and regular migration il primo atto multilaterale che fissa un piano programmatico globale per la gestione di migrazioni “sicure, ordinate e regolari”. Un “documento equilibrato e prudente – ha argomentato Maurizio Ambrosini – articolato in 23 obiettivi, per ciascuno dei quali sono elencate diverse azioni possibili. Non manca di ribadire che spetta ai Governi nazionali definire la propria politica migratoria, distingue tra migrazioni regolari e irregolari, parla di lotta ai trafficanti e di sostegno al ritorno alle terre di origine.” “Un quadro migratorio globale basato su fatti e non miti, che protegge gli interessi nazionali e li promuove attraverso una migliore cooperazione” ha chiarito la rappresentante speciale delle Nazioni Unite per le migrazioni internazionali, Louise Arbour. Toni misurati che la dicono lunga sulla necessità di far decantare le polemiche a due anni da un processo negoziale che ha causato scompaginamenti politici e crisi di governo. Eppure, al netto di un risultato che rappresenta una tappa fondamentale per la gestione globale dei flussi migratori, proprio la cooperazione multilaterale ne esce malconcia. A due anni dalla Dichiarazione di New York sui rifugiati e i migranti, quel consesso resta l’ultimo in materia di immigrazione in cui sia stata registrata l’unanimità. Dei 193 Paesi che due anni fa avevano avviato unitariamente il percorso del compact, più di 30 hanno infatti scelto la via sovranista alla gestione delle migrazioni internazionali. Il presente contributo esamina lo stato delle relazioni multi-laterali succedanee all'approvazione del compact.
Migranti: Global Compact, una vittoria a metà / Petrillo, Enza. - In: AFFARINTERNAZIONALI. - ISSN 2280-9228. - 4/2019(2019).
Migranti: Global Compact, una vittoria a metà
enza petrillo
2019
Abstract
Il 10 dicembre 2018 è stato approvato a Marrakech il Global compact for safe, orderly and regular migration il primo atto multilaterale che fissa un piano programmatico globale per la gestione di migrazioni “sicure, ordinate e regolari”. Un “documento equilibrato e prudente – ha argomentato Maurizio Ambrosini – articolato in 23 obiettivi, per ciascuno dei quali sono elencate diverse azioni possibili. Non manca di ribadire che spetta ai Governi nazionali definire la propria politica migratoria, distingue tra migrazioni regolari e irregolari, parla di lotta ai trafficanti e di sostegno al ritorno alle terre di origine.” “Un quadro migratorio globale basato su fatti e non miti, che protegge gli interessi nazionali e li promuove attraverso una migliore cooperazione” ha chiarito la rappresentante speciale delle Nazioni Unite per le migrazioni internazionali, Louise Arbour. Toni misurati che la dicono lunga sulla necessità di far decantare le polemiche a due anni da un processo negoziale che ha causato scompaginamenti politici e crisi di governo. Eppure, al netto di un risultato che rappresenta una tappa fondamentale per la gestione globale dei flussi migratori, proprio la cooperazione multilaterale ne esce malconcia. A due anni dalla Dichiarazione di New York sui rifugiati e i migranti, quel consesso resta l’ultimo in materia di immigrazione in cui sia stata registrata l’unanimità. Dei 193 Paesi che due anni fa avevano avviato unitariamente il percorso del compact, più di 30 hanno infatti scelto la via sovranista alla gestione delle migrazioni internazionali. Il presente contributo esamina lo stato delle relazioni multi-laterali succedanee all'approvazione del compact.File | Dimensione | Formato | |
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