La presente ricerca di dottorato si è posta come obiettivo principale la definizione del regionalismo culturale nell’area centro-mesopotamica durante il II millennio a.C. L’esame del materiale ceramico proveniente dai siti collocati nella Valle del Diyala è rivolto alla comprensione e alla messa in risalto degli orizzonti ceramici diffusi in questa regione durante il Bronzo Medio e nella prima parte del Bronzo Tardo, periodo ampiamente documentato dal punto di vista storico, ma non altrettanto chiaro dal punto di vista archeologico. Il II millennio a.C. in Mesopotamia è conosciuto per essere la fase di formazione dei grandi stati territoriali, la cui storia evenemenziale è in larga parte nota grazie alla lettura e all’interpretazione delle fonti testuali. Le iscrizioni reali e gli archivi datati alla prima metà del II millennio a.C. provenienti da Isin, Larsa, Mari, Eshnunna e dagli altri siti contemporanei rivelano come fosse articolata l’organizzazione politica e territoriale dell’epoca: diverse entità, o stati territoriali, gestivano aree geografiche più o meno circoscritte secondo un modello gerarchico in cui vi erano centri amministrativi locali, provinciali e nazionali. La situazione sembra cambiare nel corso della seconda metà del II millennio a.C., quando la Mesopotamia è suddivisa in grandi stati o regni - come il Regno Mitannico, Cassita, etc. - che esercitavano un potere di tipo egemonico sui territori assoggettati, che lasciava più autonomia locale, ma prevedeva il pagamento di ingenti tributi allo stato centrale. La regione del Diyala è in parte protagonista e direttamente coinvolta negli eventi narrati dalle fonti, almeno per quanto riguarda il Basso Diyala nel Bronzo Medio; mentre rimane marginale e periferica se ci si muove verso il Medio e l’Alto Bacino del Diyala, la cui funzione non è ancora stata chiarita del tutto, sia per quanto riguarda il Bronzo Medio che per il Bronzo Tardo. Il materiale ceramico del II millennio a.C. dalla Valle del Diyala è stato analizzato con l’obiettivo di definire le fasi archeologiche del periodo e di individuare quale fosse la compagine culturale locale. L’analisi dei contesti archeologici, della loro funzione e distribuzione nel territorio, inoltre, si focalizza sulla comprensione delle dinamiche organizzative di una regione prevalentemente rurale, il cui ruolo politico rimane marginale rispetto ai grandi centri direzionali della Mesopotamia del II millennio a.C. Nell’insieme, lo studio della cultura materiale e della distribuzione degli insediamenti risulta complementare alla base di dati testuali che permettono di definire la storia politica della regione in esame, fornendo i presupposti per la ricostruzione di un periodo storico nelle sue molteplici sfaccettature. La ricerca presentata in questa sede propone un riesame della cultura materiale di una regione relativamente vasta secondo una metodologia che si basa su un’analisi multidisciplinare, in parte già utilizzata dall’equipe coordinata da Armstrong e Gasche per la ceramica mesopotamica del II millennio a.C. Riprendendo lo stesso filone metodologico, è stato riesaminato nel dettaglio il repertorio ceramico di Tell Yelkhi nell’Hamrin, attraverso tre passaggi: classificazione tipologica, seriazione cronologica e analisi archeometrica. Questo lavoro non sarebbe stato possibile senza la disponibilità di dati editi relativi a Tell Yelkhi e senza la proficua collaborazione con il Centro Ricerche Archeologiche e Scavi per il Medio Oriente e l’Asia di Torino. La visualizzazione diretta del materiale conservato a Torino è risultata fondamentale per la ricerca. La presenza di materiale originario, proveniente da scavi effettuati nel secolo scorso e possibilmente relazionabile ad un contesto stratigrafico ricostruibile, è un elemento di indubbio vantaggio, considerando che, salvo per le attività di ricognizione e scavo attuali, rappresenta un caso più unico che raro. La possibilità di prendere coscienza di forme, impasti, spessori e caratteristiche morfologiche è stata di grande aiuto nella creazione della classificazione tipologica qui presentata; inoltre, l’opportunità di realizzare analisi archeometriche ha permesso di definire dal punto di vista scientifico alcuni caratteri già evidenti dall’analisi morfologica. Proprio la realizzazione di analisi archeometriche sul materiale ceramico mesopotamico di II millennio a.C. ed in particolar modo della Valle dell’Hamrin rappresenta una novità assoluta nella trattazione dei dati fino a questo momento noti in letteratura. Questa occasione può essere l’inizio per la definizione di una classificazione tipologica della ceramica mesopotamica basata sulle classi ceramiche e per trattare i dati in modo sempre più oggettivo evitando gli errori che derivano dalla definizione di una classificazione basata sulle classi funzionali, ancora adesso l’unica realizzabile sul materiale in questione. Inoltre, la determinazione delle classi di impasto è solamente il passaggio iniziale per la comprensione dei fenomeni regionali, che potrebbero essere più chiari qualora fossero disponibili più dati da aree distinte. In questa sede, la classificazione tipologica è ancora stabilita sulla base di classi funzionali e sulla base dei confronti con repertori da più siti, sono state individuate delle macro-regioni ceramiche e delle province ceramiche più piccole. Tell Yelkhi, quindi, è stato utilizzato come sito guida per la definizione delle fasi ceramiche nella regione del Medio Diyala e di conseguenza per i confronti con il Basso e l’Alto Bacino del Diyala. Il materiale ceramico di Tell Yelkhi è stato inserito in una seriazione cronologica in modo da definire la sequenza relativa interna al sito. Successivamente tale sequenza è stata confrontata con materiali provenienti da altri contesti, spesso di incerta attribuzione cronologica. Questa analisi ha portato a due diversi risultati: il primo è una rivisitazione delle fasi ceramiche di Tell Yelkhi stesso che ha portato a conclusioni sia affini sia discordanti rispetto l’attribuzione cronologica fornita nel rapporto finale sulla ceramica (Bergamini, Gabutti, Valtz 2002-2003). Il secondo è la definizione di dinamiche culturali su ampia scala, stabilendo quali forme fossero comunemente diffuse nel Basso, Medio e Alto Bacino del Diyala e quali fossero le forme diffuse principalmente a livello locale. Inoltre, il confronto tra il materiale ceramico di Tell Yelkhi e il materiale proveniente da altri siti ha consentito di considerare insieme gli insediamenti contemporanei e di creare delle mappe di distribuzione dei siti per fase. Nella realizzazione di questo lavoro è stata data un’impronta metodologica che mettesse in primo piano l’importanza del dato archeologico. La scelta di utilizzare il materiale ceramico da un sito con stratificazione archeologica ricostruibile e di applicare un metodo di analisi ripreso principalmente dagli studi preistorici ha consentito di accantonare temporaneamente le premesse storiche e quindi di sviluppare conclusioni basate solamente sulla diffusione del materiale ceramico. Questa forzatura è stata del tutto consapevole e sperimentale, poiché, vista la necessità di sistematizzare in un discorso unitario i dati provenienti dalla regione mesopotamica, ad oggi risulta essere il metodo più indicato per fornire soluzioni a questo problema. Considerando, però, che le dinamiche storiche e politiche caratterizzano in modo imprescindibile la Mesopotamia del II millennio a.C., legata appunto agli sviluppi degli stati territoriali prima e poi dei grandi imperi, l’analisi qui proposta sulla distribuzione degli insediamenti e sulla gerarchia fa riferimento all’organizzazione politica ed economica delle grandi entità statali mesopotamiche che hanno influenzato sia politicamente che culturalmente la regione. Quest’ultimo aspetto chiarisce uno degli obiettivi iniziali della ricerca, cioè la comprensione delle dinamiche provinciali e la definizione dei limiti di influenza della cultura e della politica mesopotamica nella regione del Diyala. Il Basso ed il Medio Diyala sembrano coinvolti pienamente nelle dinamiche culturali della Mesopotamia centro-meridionale, sia nel Bronzo Medio che nel Bronzo Tardo, condividendo gli stessi orizzonti ceramici ed inserendosi nella gestione amministrativa delle province dei grandi stati. La posizione dell’Alto Diyala non è ancora del tutto chiarificata, ma è indubbio che siano molto più evidenti influssi culturali diversi sia provenienti dall’area elamita sia dalla Mesopotamia settentrionale. I risultati raggiunti dall’analisi qui proposta rientrano in un filone di indagini innovativo per quanto riguarda la Mesopotamia nel II millennio a.C. e pongono le fondamenta per la realizzazione di ulteriori indagini di tipo sia tecnologico che tipologico sul materiale, come anche per la comprensione di fenomeni politici e di gestione delle aree periferiche. In questo senso, le attività archeologiche che operano nel territorio del Kurdistan Iracheno Orientale e che per la prima volta dopo anni si inseriscono nel filone delle ricerche dell’archeologia mesopotamica, non possono che rappresentare una speranza di continuità.

Organizzazione territoriale e distribuzione degli insediamenti nella Mesopotamia centro-settentrionale: orizzonti ceramici e contesti del II millennio a.C. nella valle del Diyala (Iraq) / Oselini, Valentina. - (2017 Sep 13).

Organizzazione territoriale e distribuzione degli insediamenti nella Mesopotamia centro-settentrionale: orizzonti ceramici e contesti del II millennio a.C. nella valle del Diyala (Iraq)

OSELINI, VALENTINA
13/09/2017

Abstract

La presente ricerca di dottorato si è posta come obiettivo principale la definizione del regionalismo culturale nell’area centro-mesopotamica durante il II millennio a.C. L’esame del materiale ceramico proveniente dai siti collocati nella Valle del Diyala è rivolto alla comprensione e alla messa in risalto degli orizzonti ceramici diffusi in questa regione durante il Bronzo Medio e nella prima parte del Bronzo Tardo, periodo ampiamente documentato dal punto di vista storico, ma non altrettanto chiaro dal punto di vista archeologico. Il II millennio a.C. in Mesopotamia è conosciuto per essere la fase di formazione dei grandi stati territoriali, la cui storia evenemenziale è in larga parte nota grazie alla lettura e all’interpretazione delle fonti testuali. Le iscrizioni reali e gli archivi datati alla prima metà del II millennio a.C. provenienti da Isin, Larsa, Mari, Eshnunna e dagli altri siti contemporanei rivelano come fosse articolata l’organizzazione politica e territoriale dell’epoca: diverse entità, o stati territoriali, gestivano aree geografiche più o meno circoscritte secondo un modello gerarchico in cui vi erano centri amministrativi locali, provinciali e nazionali. La situazione sembra cambiare nel corso della seconda metà del II millennio a.C., quando la Mesopotamia è suddivisa in grandi stati o regni - come il Regno Mitannico, Cassita, etc. - che esercitavano un potere di tipo egemonico sui territori assoggettati, che lasciava più autonomia locale, ma prevedeva il pagamento di ingenti tributi allo stato centrale. La regione del Diyala è in parte protagonista e direttamente coinvolta negli eventi narrati dalle fonti, almeno per quanto riguarda il Basso Diyala nel Bronzo Medio; mentre rimane marginale e periferica se ci si muove verso il Medio e l’Alto Bacino del Diyala, la cui funzione non è ancora stata chiarita del tutto, sia per quanto riguarda il Bronzo Medio che per il Bronzo Tardo. Il materiale ceramico del II millennio a.C. dalla Valle del Diyala è stato analizzato con l’obiettivo di definire le fasi archeologiche del periodo e di individuare quale fosse la compagine culturale locale. L’analisi dei contesti archeologici, della loro funzione e distribuzione nel territorio, inoltre, si focalizza sulla comprensione delle dinamiche organizzative di una regione prevalentemente rurale, il cui ruolo politico rimane marginale rispetto ai grandi centri direzionali della Mesopotamia del II millennio a.C. Nell’insieme, lo studio della cultura materiale e della distribuzione degli insediamenti risulta complementare alla base di dati testuali che permettono di definire la storia politica della regione in esame, fornendo i presupposti per la ricostruzione di un periodo storico nelle sue molteplici sfaccettature. La ricerca presentata in questa sede propone un riesame della cultura materiale di una regione relativamente vasta secondo una metodologia che si basa su un’analisi multidisciplinare, in parte già utilizzata dall’equipe coordinata da Armstrong e Gasche per la ceramica mesopotamica del II millennio a.C. Riprendendo lo stesso filone metodologico, è stato riesaminato nel dettaglio il repertorio ceramico di Tell Yelkhi nell’Hamrin, attraverso tre passaggi: classificazione tipologica, seriazione cronologica e analisi archeometrica. Questo lavoro non sarebbe stato possibile senza la disponibilità di dati editi relativi a Tell Yelkhi e senza la proficua collaborazione con il Centro Ricerche Archeologiche e Scavi per il Medio Oriente e l’Asia di Torino. La visualizzazione diretta del materiale conservato a Torino è risultata fondamentale per la ricerca. La presenza di materiale originario, proveniente da scavi effettuati nel secolo scorso e possibilmente relazionabile ad un contesto stratigrafico ricostruibile, è un elemento di indubbio vantaggio, considerando che, salvo per le attività di ricognizione e scavo attuali, rappresenta un caso più unico che raro. La possibilità di prendere coscienza di forme, impasti, spessori e caratteristiche morfologiche è stata di grande aiuto nella creazione della classificazione tipologica qui presentata; inoltre, l’opportunità di realizzare analisi archeometriche ha permesso di definire dal punto di vista scientifico alcuni caratteri già evidenti dall’analisi morfologica. Proprio la realizzazione di analisi archeometriche sul materiale ceramico mesopotamico di II millennio a.C. ed in particolar modo della Valle dell’Hamrin rappresenta una novità assoluta nella trattazione dei dati fino a questo momento noti in letteratura. Questa occasione può essere l’inizio per la definizione di una classificazione tipologica della ceramica mesopotamica basata sulle classi ceramiche e per trattare i dati in modo sempre più oggettivo evitando gli errori che derivano dalla definizione di una classificazione basata sulle classi funzionali, ancora adesso l’unica realizzabile sul materiale in questione. Inoltre, la determinazione delle classi di impasto è solamente il passaggio iniziale per la comprensione dei fenomeni regionali, che potrebbero essere più chiari qualora fossero disponibili più dati da aree distinte. In questa sede, la classificazione tipologica è ancora stabilita sulla base di classi funzionali e sulla base dei confronti con repertori da più siti, sono state individuate delle macro-regioni ceramiche e delle province ceramiche più piccole. Tell Yelkhi, quindi, è stato utilizzato come sito guida per la definizione delle fasi ceramiche nella regione del Medio Diyala e di conseguenza per i confronti con il Basso e l’Alto Bacino del Diyala. Il materiale ceramico di Tell Yelkhi è stato inserito in una seriazione cronologica in modo da definire la sequenza relativa interna al sito. Successivamente tale sequenza è stata confrontata con materiali provenienti da altri contesti, spesso di incerta attribuzione cronologica. Questa analisi ha portato a due diversi risultati: il primo è una rivisitazione delle fasi ceramiche di Tell Yelkhi stesso che ha portato a conclusioni sia affini sia discordanti rispetto l’attribuzione cronologica fornita nel rapporto finale sulla ceramica (Bergamini, Gabutti, Valtz 2002-2003). Il secondo è la definizione di dinamiche culturali su ampia scala, stabilendo quali forme fossero comunemente diffuse nel Basso, Medio e Alto Bacino del Diyala e quali fossero le forme diffuse principalmente a livello locale. Inoltre, il confronto tra il materiale ceramico di Tell Yelkhi e il materiale proveniente da altri siti ha consentito di considerare insieme gli insediamenti contemporanei e di creare delle mappe di distribuzione dei siti per fase. Nella realizzazione di questo lavoro è stata data un’impronta metodologica che mettesse in primo piano l’importanza del dato archeologico. La scelta di utilizzare il materiale ceramico da un sito con stratificazione archeologica ricostruibile e di applicare un metodo di analisi ripreso principalmente dagli studi preistorici ha consentito di accantonare temporaneamente le premesse storiche e quindi di sviluppare conclusioni basate solamente sulla diffusione del materiale ceramico. Questa forzatura è stata del tutto consapevole e sperimentale, poiché, vista la necessità di sistematizzare in un discorso unitario i dati provenienti dalla regione mesopotamica, ad oggi risulta essere il metodo più indicato per fornire soluzioni a questo problema. Considerando, però, che le dinamiche storiche e politiche caratterizzano in modo imprescindibile la Mesopotamia del II millennio a.C., legata appunto agli sviluppi degli stati territoriali prima e poi dei grandi imperi, l’analisi qui proposta sulla distribuzione degli insediamenti e sulla gerarchia fa riferimento all’organizzazione politica ed economica delle grandi entità statali mesopotamiche che hanno influenzato sia politicamente che culturalmente la regione. Quest’ultimo aspetto chiarisce uno degli obiettivi iniziali della ricerca, cioè la comprensione delle dinamiche provinciali e la definizione dei limiti di influenza della cultura e della politica mesopotamica nella regione del Diyala. Il Basso ed il Medio Diyala sembrano coinvolti pienamente nelle dinamiche culturali della Mesopotamia centro-meridionale, sia nel Bronzo Medio che nel Bronzo Tardo, condividendo gli stessi orizzonti ceramici ed inserendosi nella gestione amministrativa delle province dei grandi stati. La posizione dell’Alto Diyala non è ancora del tutto chiarificata, ma è indubbio che siano molto più evidenti influssi culturali diversi sia provenienti dall’area elamita sia dalla Mesopotamia settentrionale. I risultati raggiunti dall’analisi qui proposta rientrano in un filone di indagini innovativo per quanto riguarda la Mesopotamia nel II millennio a.C. e pongono le fondamenta per la realizzazione di ulteriori indagini di tipo sia tecnologico che tipologico sul materiale, come anche per la comprensione di fenomeni politici e di gestione delle aree periferiche. In questo senso, le attività archeologiche che operano nel territorio del Kurdistan Iracheno Orientale e che per la prima volta dopo anni si inseriscono nel filone delle ricerche dell’archeologia mesopotamica, non possono che rappresentare una speranza di continuità.
13-set-2017
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Tipologia: Tesi di dottorato
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