La posizione dei soci nelle ristrutturazioni. dal principio di neutralità organizzativa alla residual owner doctrine?

Il tema della posizione occupata dai soci nelle ristrutturazioni è al tempo stesso delicato ed accattivante, costituendo una tessera – forse quella dai contorni più incerti – del puzzle rappresentato dal c.d. “diritto societario della crisi”, negli ultimi anni particolarmente studiato dalla dottrina domestica. Per rendersi conto della delicatezza del tema è sufficiente pensare alla particolare posizione che i soci ricoprono rispetto alla società in crisi: essi sono titolari, al contempo e per un verso, di una quota del capitale proprio dell’ente in difficoltà, sotto tale ottica potendo dunque essere assimilati al (e per certi aspetti confondersi con il) debitore; e, per altro verso, di un’aspettativa giuridicamente rilevante sul patrimonio netto della società, così da poter essere idealmente collocati nella medesima macrocategoria concettuale in cui sono inseriti i creditori dell’ente. Ma è chiaro che tale assimilazione, che in entrambi i casi potrebbe essere al più parziale, sarebbe comunque fuorviante, in quanto inidonea a cogliere negli esatti termini il rapporto che lega i soci alla società. Il tema è anche accattivante, considerata la tendenza del moderno diritto concorsuale ad orientarsi sempre più verso soluzioni che consentano la ristrutturazione dell’impresa societaria in crisi; soluzioni che non di rado prevedono o presuppongono l’intervento attivo dei soci o, al contrario, la loro soggezione all’attività altrui, risultando così di estrema importanza delineare negli esatti termini, di essi, poteri, doveri, facoltà, diritti ed obblighi. Nel saggio si procede dapprima ad un’analisi, de jure condito, della posizione giuridica dei soci negli accordi di ristrutturazione dei debiti e nel concordato preventivo in continuità della società, distinguendo i diritti patrimoniali dai diritti c.d. amministrativi dagli stessi esercitabili; successivamente, viene rappresentato, in una prospettiva de jure condendo, lo scenario che sembra profilarsi alla luce, per un verso, dell’approvazione della legge delega (e della pubblicazione del c.d. “Codice della crisi e dell’insolvenza”) e, per altro verso, della proposta di Direttiva sui quadri di ristrutturazione preventiva del novembre 2016. Le considerazioni conclusive sono infine dedicate all’individuazione del criterio che dovrebbe fungere da guida per il legislatore domestico nel dettare la futura regolamentazione della materia.