Architetta, disegnatrice, giornalista, progettista di arredi: quella di Lina Bo Bardi è una grande inventiva che si sprigiona con intensità e passione attraverso una poetica innovativa e anticipatrice che ibrida la cultura del Moderno con quella popolare e tradizionale. Dopo anni di ingiustificato oblio, la figura e le opere di Lina sono finalmente arrivate ad una più adeguata valutazione che restituisce la variegata complessità dei temi progettuali da lei affrontati all’interno di contesti dalle molteplici sfaccettature. Alcuni recenti volumi ci restituiscono lo spessore e la continuità del suo lavoro di progettista a tutto tondo, come quello pubblicato da un nutrito (per festeggiare i cento anni dalla sua nascita e testimoniare come il suo approccio abbia realizzato un’alternativa brasiliana alla modernità (Anelli e altri, 2014). Altri ci restituiscono la storia della sua vita in una dimensione etica, sociale e politica, in cui il suo essere donna interseca la partecipazione attiva degli abitanti, il coinvolgimento delle maestranze (Zeuler, 2013). Lina disegnava buona parte degli esecutivi direttamente in cantiere assieme agli operai e questo suo modo di sperimentare linguaggi meticci ha il pregio di mettere insieme materiali locali, saperi artigianali e forme di architettura popolare senza rinunciare alla sapienza di un mestiere tecnico. Altri ancora e più recenti (Criconia 2017), rendono conto delle mille sfaccettature della sua personalità, assieme allo spessore e alla continuità del suo lavoro di progettista a tutto tondo, cercando di restituire anche la storia della sua vita in una dimensione etica, sociale e politica. La gran parte delle sue opere sono pubbliche, dai musei alle chiese, dai centri sociali ai luoghi di incontro, alle abitazioni sociali, alle esposizioni realizzate in varie parti del paese, tese a riscoprire il valore estetico e poetico degli oggetti quotidiani. Per molti anni il suo lavoro è rimasto confinato all’interno dei pur vasti confini brasiliani, mentre il suo nome a stento compariva nei manuali di storia dell’architettura contemporanea. Ora questo volume aggiunge un altro sostanziale tassello, riferito in parte alla sua esperienza italiana, e finalmente contribuisce a mettere nella giusta luce la capacità anticipatrice di Lina e il portato del suo lascito progettuale che ha sempre messo le persone al centro di ogni sua attenzione, coniugando sapientemente tradizione e modernità.
Modernità Ibrida. Omaggio a Lina Bo Bardi dopo il centenario. Un'architetta che voleva avere storia tra Italia e Brasile / Criconia, Alessandra; Lambertucci, Filippo; Mattogno, Claudia. - In: L'INDUSTRIA DELLE COSTRUZIONI. - ISSN 0579-4900. - 51 (annata):464(2018), pp. 110-115.
Modernità Ibrida. Omaggio a Lina Bo Bardi dopo il centenario. Un'architetta che voleva avere storia tra Italia e Brasile
Criconia, Alessandra;Lambertucci, Filippo;Mattogno, Claudia
2018
Abstract
Architetta, disegnatrice, giornalista, progettista di arredi: quella di Lina Bo Bardi è una grande inventiva che si sprigiona con intensità e passione attraverso una poetica innovativa e anticipatrice che ibrida la cultura del Moderno con quella popolare e tradizionale. Dopo anni di ingiustificato oblio, la figura e le opere di Lina sono finalmente arrivate ad una più adeguata valutazione che restituisce la variegata complessità dei temi progettuali da lei affrontati all’interno di contesti dalle molteplici sfaccettature. Alcuni recenti volumi ci restituiscono lo spessore e la continuità del suo lavoro di progettista a tutto tondo, come quello pubblicato da un nutrito (per festeggiare i cento anni dalla sua nascita e testimoniare come il suo approccio abbia realizzato un’alternativa brasiliana alla modernità (Anelli e altri, 2014). Altri ci restituiscono la storia della sua vita in una dimensione etica, sociale e politica, in cui il suo essere donna interseca la partecipazione attiva degli abitanti, il coinvolgimento delle maestranze (Zeuler, 2013). Lina disegnava buona parte degli esecutivi direttamente in cantiere assieme agli operai e questo suo modo di sperimentare linguaggi meticci ha il pregio di mettere insieme materiali locali, saperi artigianali e forme di architettura popolare senza rinunciare alla sapienza di un mestiere tecnico. Altri ancora e più recenti (Criconia 2017), rendono conto delle mille sfaccettature della sua personalità, assieme allo spessore e alla continuità del suo lavoro di progettista a tutto tondo, cercando di restituire anche la storia della sua vita in una dimensione etica, sociale e politica. La gran parte delle sue opere sono pubbliche, dai musei alle chiese, dai centri sociali ai luoghi di incontro, alle abitazioni sociali, alle esposizioni realizzate in varie parti del paese, tese a riscoprire il valore estetico e poetico degli oggetti quotidiani. Per molti anni il suo lavoro è rimasto confinato all’interno dei pur vasti confini brasiliani, mentre il suo nome a stento compariva nei manuali di storia dell’architettura contemporanea. Ora questo volume aggiunge un altro sostanziale tassello, riferito in parte alla sua esperienza italiana, e finalmente contribuisce a mettere nella giusta luce la capacità anticipatrice di Lina e il portato del suo lascito progettuale che ha sempre messo le persone al centro di ogni sua attenzione, coniugando sapientemente tradizione e modernità.File | Dimensione | Formato | |
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