Un aspetto importante del processo decisionale riguarda la capacità di effettuare una scelta tra un'opzione sicura e un'opzione rischiosa. Quando gli individui tendono a prediligere opzioni rischiose, mettono in atto comportamenti associati con una certa probabilità a risultati non prevedibili ed incerti. In tempi recenti, la propensione al rischio è stata indagata anche nei bambini con lo scopo di individuare i meccanismi di tipo cognitivo, sociale ed emotivo coinvolti nello sviluppo di tale abilità e determinare l’età di insorgenza di comportamenti potenzialmente rischiosi. In situazioni in cui c'è una piccola probabilità di una grande perdita, i bambini di scuola elementare sono più propensi a scegliere l'opzione rischiosa che l'opzione sicura, a differenza degli adulti (Harbaugh et al. 2002), per cui la propensione al rischio cambia in funzione dell’età e questo dato è in linea con la maturazione della corteccia orbito-frontale e delle funzioni esecutive che avvengono durante i primi anni di vita. Recentemente, un grande interesse è stato rivolto allo studio dell’influenza delle emozioni sulla propensione al rischio nei bambini. Gli studi hanno messo in evidenza come sperimentare un’emozione negativa come il rimpianto, a seguito di scelte sbagliate effettuate in condizioni di incertezza, , possa influenzare e guidare le decisioni dei bambini, già dall’età di 6-7 anni, portandoli a compiere successivamente scelte più vantaggiose. Sfortunatamente, la traiettoria evolutiva dell’abilità di affrontare situazioni che richiedono una scelta tra un’opzione sicura e una rischiosa non è ancora del tutto compresa, né quali siano i meccanismi e i fattori cognitivi, sociali o emotivi alla base di questo costrutto. Obiettivo dello studio è stato valutare la propensione al rischio in 183 bambini di 4, 5, 6, 7 e 8 anni, ai quali è stata somministrata una batteria di prove comprendente: (i) un compito di scelta probabilistica (in tre condizioni sperimentali: Neutra, Vantaggiosa, Svantaggiosa), utilizzato per la prima volta in letteratura con bambini e adattato dal paradigma utilizzato con alcune specie di primati non umani (Heilbronner et al., 2008; De Petrillo et al., 2015); (ii) il Children’s Gambling Task (Kerr e Zelazo, 2004); (iii) una prova di scommessa; (iv) un test di controllo del livello di conoscenza numerica, la batteria BIN 4-6 (Molin, Poli e Lucangeli, 2007); (v) un test di controllo del livello di comprensione linguistica, il Peabody Picture Vocabulary Test (edizione italiana, Stella, Pizzoli e Tressoldi, 2000). Un secondo obiettivo è stato quello di valutare le risposte emotive dei bambini visti gli esiti delle loro scelte e come queste possano influenzare le scelte successive che i bambini compiono in condizioni di rischio. A questo scopo, dopo che i bambini avevano effettuato ciascuna scelta, veniva loro chiesto di indicare l’emozione provata, tramite una scala con delle faccine che rappresentavano un continuum dalla felicità alla tristezza, la ‘5-point rating scale’ (Weisberg e Beck, 2011), e per un sotto campione di bambini sono state anche registrate delle immagini termiche tramite termografia ad infrarossi con la finalità di indagare le risposte fisiologiche del bambino agli stimoli proposti. La termografia ad infrarossi è una tecnica assolutamente non invasiva, che non prevede il contatto diretto col corpo del bambino e che permette di osservare, durante il gioco spontaneo, eventuali variazioni di temperatura che rappresentano indici di valenza emozionale. I risultati di questo studio hanno dimostrato che, nel compito di scelta probabilistica, in cui i bambini dovevano scegliere tra un’opzione sicura, corrispondente alla vincita di 4 ricompense, e una rischiosa, che gli poteva far ottenere con diverse probabilità o 1 o 7 ricompense, i bambini sono in grado di compiere le loro scelte tenendo conto delle probabilità: è emerso che hanno preferito l’opzione rischiosa quando a questa era associata la probabilità più alta di ottenere la ricompensa maggiore. I bambini di 5 anni hanno inoltre compiuto un maggior numero di scelte vantaggiose, rispetto sia ai bambini più piccoli (confermando i dati presenti in letteratura) che a quelli più grandi. Questa differenza potrebbe essere attribuita: (i) al livello di istruzione genitoriale del gruppo dei bambini di 6-7-8 anni, che è inferiore a quello dei genitori dei bambini di 5 anni; (ii) al fatto che il gruppo di bambini più grandi, che frequenta la scuola elementare, potrebbe essere più esposto del gruppo dei bambini più piccoli ad attività di ‘gambling’ in assenza della supervisione parentale, ed avere quindi più familiare con le dinamiche del gioco e maggiore propensione al rischio; (iii) al fatto che i bambini di 6-7-8 anni si sono rivelati meno sensibili alle differenze tra le ricompense. Considerando le risposte emotive date dai bambini con la ‘5-point rating scale’, non sono emersi segni di rimpianto per le scelte effettuate e questo dato è avvalorato dall’analisi dei dati termici, da cui non si evince un’attivazione del sistema simpatico in seguito ad un esito non favorevole. I bambini sembrano concentrarsi su cosa hanno vinto, piuttosto che su cosa avrebbero potuto ottenere e questo è probabilmente dovuto al fatto che il compito non prevede una perdita. Nel Children’s Gambling Task l’intero campione ha mantenuto un andamento favorevole nella scelta tra i due mazzi, mentre nella prova di scommessa, di nuovo, il gruppo dei bambini più grandi si è rivelato più propenso al rischio rispetto ai bambini più piccoli. Il livello di comprensione linguistica non ha influito sulle prestazioni dei bambini nei tre compiti di ‘gambling’, mentre il livello di conoscenza numerica ha influenzato le scelte effettuate nel compito di scelta probabilistica e la sua comprensione, valutata tramite due domande di consapevolezza della prova che sono state poste al bambino al termine del compito. Infine, le prestazioni nelle tre prove di ‘gambling’ non sono risultate correlate fra loro, e questo è probabilmente dovuto al fatto che esse misurano componenti diverse della propensione al rischio, come suggeriscono molti studi recenti condotti in questo ambito, avvalorando l’idea che la propensione al rischio sia un costrutto altamente sfaccettato e multideterminato. Futuri sviluppi di questa ricerca potranno riguardare l’approfondimento dell’analisi delle risposte emotive tramite termografia in tutti e tre i compiti, e, inoltre, sarebbe raccomandabile integrare la procedura con test e questionari per la valutazione del funzionamento emotivo-adattivo dei bambini e dei loro genitori. Considerato il sempre più precoce coinvolgimento dei bambini in attività di ‘gambling’, grazie alla massiccia diffusione di videogiochi via internet facilmente accessibili anche ai bambini, sarebbe importante continuare ad indagare questo argomento fin dalla prima infanzia, possibilmente con un approccio multidisciplinare, fornendo interessanti elementi per applicazioni future sia in campo clinico che educativo, per la messa a punto di programmi di prevenzione e di intervento precoci.

Cognitive and emotional aspects of children's decision-making under risk / Paoletti, Melania. - (2018 Feb 20).

Cognitive and emotional aspects of children's decision-making under risk

PAOLETTI, MELANIA
20/02/2018

Abstract

Un aspetto importante del processo decisionale riguarda la capacità di effettuare una scelta tra un'opzione sicura e un'opzione rischiosa. Quando gli individui tendono a prediligere opzioni rischiose, mettono in atto comportamenti associati con una certa probabilità a risultati non prevedibili ed incerti. In tempi recenti, la propensione al rischio è stata indagata anche nei bambini con lo scopo di individuare i meccanismi di tipo cognitivo, sociale ed emotivo coinvolti nello sviluppo di tale abilità e determinare l’età di insorgenza di comportamenti potenzialmente rischiosi. In situazioni in cui c'è una piccola probabilità di una grande perdita, i bambini di scuola elementare sono più propensi a scegliere l'opzione rischiosa che l'opzione sicura, a differenza degli adulti (Harbaugh et al. 2002), per cui la propensione al rischio cambia in funzione dell’età e questo dato è in linea con la maturazione della corteccia orbito-frontale e delle funzioni esecutive che avvengono durante i primi anni di vita. Recentemente, un grande interesse è stato rivolto allo studio dell’influenza delle emozioni sulla propensione al rischio nei bambini. Gli studi hanno messo in evidenza come sperimentare un’emozione negativa come il rimpianto, a seguito di scelte sbagliate effettuate in condizioni di incertezza, , possa influenzare e guidare le decisioni dei bambini, già dall’età di 6-7 anni, portandoli a compiere successivamente scelte più vantaggiose. Sfortunatamente, la traiettoria evolutiva dell’abilità di affrontare situazioni che richiedono una scelta tra un’opzione sicura e una rischiosa non è ancora del tutto compresa, né quali siano i meccanismi e i fattori cognitivi, sociali o emotivi alla base di questo costrutto. Obiettivo dello studio è stato valutare la propensione al rischio in 183 bambini di 4, 5, 6, 7 e 8 anni, ai quali è stata somministrata una batteria di prove comprendente: (i) un compito di scelta probabilistica (in tre condizioni sperimentali: Neutra, Vantaggiosa, Svantaggiosa), utilizzato per la prima volta in letteratura con bambini e adattato dal paradigma utilizzato con alcune specie di primati non umani (Heilbronner et al., 2008; De Petrillo et al., 2015); (ii) il Children’s Gambling Task (Kerr e Zelazo, 2004); (iii) una prova di scommessa; (iv) un test di controllo del livello di conoscenza numerica, la batteria BIN 4-6 (Molin, Poli e Lucangeli, 2007); (v) un test di controllo del livello di comprensione linguistica, il Peabody Picture Vocabulary Test (edizione italiana, Stella, Pizzoli e Tressoldi, 2000). Un secondo obiettivo è stato quello di valutare le risposte emotive dei bambini visti gli esiti delle loro scelte e come queste possano influenzare le scelte successive che i bambini compiono in condizioni di rischio. A questo scopo, dopo che i bambini avevano effettuato ciascuna scelta, veniva loro chiesto di indicare l’emozione provata, tramite una scala con delle faccine che rappresentavano un continuum dalla felicità alla tristezza, la ‘5-point rating scale’ (Weisberg e Beck, 2011), e per un sotto campione di bambini sono state anche registrate delle immagini termiche tramite termografia ad infrarossi con la finalità di indagare le risposte fisiologiche del bambino agli stimoli proposti. La termografia ad infrarossi è una tecnica assolutamente non invasiva, che non prevede il contatto diretto col corpo del bambino e che permette di osservare, durante il gioco spontaneo, eventuali variazioni di temperatura che rappresentano indici di valenza emozionale. I risultati di questo studio hanno dimostrato che, nel compito di scelta probabilistica, in cui i bambini dovevano scegliere tra un’opzione sicura, corrispondente alla vincita di 4 ricompense, e una rischiosa, che gli poteva far ottenere con diverse probabilità o 1 o 7 ricompense, i bambini sono in grado di compiere le loro scelte tenendo conto delle probabilità: è emerso che hanno preferito l’opzione rischiosa quando a questa era associata la probabilità più alta di ottenere la ricompensa maggiore. I bambini di 5 anni hanno inoltre compiuto un maggior numero di scelte vantaggiose, rispetto sia ai bambini più piccoli (confermando i dati presenti in letteratura) che a quelli più grandi. Questa differenza potrebbe essere attribuita: (i) al livello di istruzione genitoriale del gruppo dei bambini di 6-7-8 anni, che è inferiore a quello dei genitori dei bambini di 5 anni; (ii) al fatto che il gruppo di bambini più grandi, che frequenta la scuola elementare, potrebbe essere più esposto del gruppo dei bambini più piccoli ad attività di ‘gambling’ in assenza della supervisione parentale, ed avere quindi più familiare con le dinamiche del gioco e maggiore propensione al rischio; (iii) al fatto che i bambini di 6-7-8 anni si sono rivelati meno sensibili alle differenze tra le ricompense. Considerando le risposte emotive date dai bambini con la ‘5-point rating scale’, non sono emersi segni di rimpianto per le scelte effettuate e questo dato è avvalorato dall’analisi dei dati termici, da cui non si evince un’attivazione del sistema simpatico in seguito ad un esito non favorevole. I bambini sembrano concentrarsi su cosa hanno vinto, piuttosto che su cosa avrebbero potuto ottenere e questo è probabilmente dovuto al fatto che il compito non prevede una perdita. Nel Children’s Gambling Task l’intero campione ha mantenuto un andamento favorevole nella scelta tra i due mazzi, mentre nella prova di scommessa, di nuovo, il gruppo dei bambini più grandi si è rivelato più propenso al rischio rispetto ai bambini più piccoli. Il livello di comprensione linguistica non ha influito sulle prestazioni dei bambini nei tre compiti di ‘gambling’, mentre il livello di conoscenza numerica ha influenzato le scelte effettuate nel compito di scelta probabilistica e la sua comprensione, valutata tramite due domande di consapevolezza della prova che sono state poste al bambino al termine del compito. Infine, le prestazioni nelle tre prove di ‘gambling’ non sono risultate correlate fra loro, e questo è probabilmente dovuto al fatto che esse misurano componenti diverse della propensione al rischio, come suggeriscono molti studi recenti condotti in questo ambito, avvalorando l’idea che la propensione al rischio sia un costrutto altamente sfaccettato e multideterminato. Futuri sviluppi di questa ricerca potranno riguardare l’approfondimento dell’analisi delle risposte emotive tramite termografia in tutti e tre i compiti, e, inoltre, sarebbe raccomandabile integrare la procedura con test e questionari per la valutazione del funzionamento emotivo-adattivo dei bambini e dei loro genitori. Considerato il sempre più precoce coinvolgimento dei bambini in attività di ‘gambling’, grazie alla massiccia diffusione di videogiochi via internet facilmente accessibili anche ai bambini, sarebbe importante continuare ad indagare questo argomento fin dalla prima infanzia, possibilmente con un approccio multidisciplinare, fornendo interessanti elementi per applicazioni future sia in campo clinico che educativo, per la messa a punto di programmi di prevenzione e di intervento precoci.
20-feb-2018
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