Molti dei problemi che vive la città contemporanea sono generati da privatizzazioni, “enclosures” dei beni comuni, monetarizzazione della qualità della vita e speculazione edilizia. Nel 2008 è iniziata la crisi economico-finanziaria (non a caso a partire dai mutui sulla casa), che si è andata ad aggiungere alle altre crisi in corso: ambientale e climatica, della democrazia rappresentativa, dello spazio pubblico etc. Una delle conseguenze della crisi economica è l'impoverimento generale delle persone, che avrebbero sempre più bisogno dei servizi pubblici. L'impoverimento, specialmente con la crisi del debito, avviene anche a livello dei governo locali e nazionali. Una delle soluzioni individuate è la decisione di vendere parte del patrimonio pubblico per raccogliere il denaro necessario a garantire i servizi di base o per ripagare i creditori internazionali (un esempio è il decreto 1 del 2012 del Governo Monti che ha deciso la vendita dei terreni agricoli demaniali). Questa situazione porta a un generale indebolimento delle amministrazioni locali, che in alcuni casi vengono sostituite dagli abitanti auto-organizzati nella fornire servizi di base. Il “diritto alla città” - come inteso da Lefebvre nel suo libro del 1969 (Lefebvre, 1969) – è un “diritto di secondo livello”, intendendo con questo che è composto di altri diritti: diritto alla casa e all'abitare, di incontrare altre persone, diritto al gioco, alla mobilità, alla sicurezza e all'avventura (ma non si sono esauriti). È possibile dare una risposta a questi diritti solo se la risposta non è compito dei privati o del “mercato”, ma se la città viene intesa come prodotto collettivo – un bene comune. Anche lo spazio, che può essere inteso come bene comune in quanto risorsa limitata, è strettamente connesso col diritto alla città. Attraverso la speculazione edilizia e altre operazioni di commercializzazione dello spazio comune si assiste a una progressiva “enclosure” anche dello spazio urbano. Di fronte a questo si possono identificare delle azioni di costruzione comunitaria e cura di spazi pubblici (Paba, 2010, Cellamare 2012), come ad esempio orti urbani e giardini condivisi, che le amministrazioni (Milano, Torino, Genova tra le altre) tendono a incoraggiare. Alcuni individuano in queste pratiche alcune criticità, che derivano dalla progressiva delega delle amministrazioni del loro ruolo, altri vedono in queste pratiche un processo di riconquista della città da parte dei cittadini. Senza dubbio è quindi necessario trovare un equilibrio tra il protagonismo dei cittadini, che in molti casi forniscono delle risposte migliori e meno standardizzate di quelle dell'amministrazione, e la responsabilità del governo locale che potrebbe giocare un ruolo di sostegno e catalizzazione delle pratiche.

Città Bene Comune e Diritto alla Città / Belingardi, C. - (2012), pp. 57-67. (Intervento presentato al convegno Conferenza Internazionale “Abitare il nuovo – Abitare di nuovo ai tempi della crisi” tenutosi a Napoli).

Città Bene Comune e Diritto alla Città

BELINGARDI C
Primo
2012

Abstract

Molti dei problemi che vive la città contemporanea sono generati da privatizzazioni, “enclosures” dei beni comuni, monetarizzazione della qualità della vita e speculazione edilizia. Nel 2008 è iniziata la crisi economico-finanziaria (non a caso a partire dai mutui sulla casa), che si è andata ad aggiungere alle altre crisi in corso: ambientale e climatica, della democrazia rappresentativa, dello spazio pubblico etc. Una delle conseguenze della crisi economica è l'impoverimento generale delle persone, che avrebbero sempre più bisogno dei servizi pubblici. L'impoverimento, specialmente con la crisi del debito, avviene anche a livello dei governo locali e nazionali. Una delle soluzioni individuate è la decisione di vendere parte del patrimonio pubblico per raccogliere il denaro necessario a garantire i servizi di base o per ripagare i creditori internazionali (un esempio è il decreto 1 del 2012 del Governo Monti che ha deciso la vendita dei terreni agricoli demaniali). Questa situazione porta a un generale indebolimento delle amministrazioni locali, che in alcuni casi vengono sostituite dagli abitanti auto-organizzati nella fornire servizi di base. Il “diritto alla città” - come inteso da Lefebvre nel suo libro del 1969 (Lefebvre, 1969) – è un “diritto di secondo livello”, intendendo con questo che è composto di altri diritti: diritto alla casa e all'abitare, di incontrare altre persone, diritto al gioco, alla mobilità, alla sicurezza e all'avventura (ma non si sono esauriti). È possibile dare una risposta a questi diritti solo se la risposta non è compito dei privati o del “mercato”, ma se la città viene intesa come prodotto collettivo – un bene comune. Anche lo spazio, che può essere inteso come bene comune in quanto risorsa limitata, è strettamente connesso col diritto alla città. Attraverso la speculazione edilizia e altre operazioni di commercializzazione dello spazio comune si assiste a una progressiva “enclosure” anche dello spazio urbano. Di fronte a questo si possono identificare delle azioni di costruzione comunitaria e cura di spazi pubblici (Paba, 2010, Cellamare 2012), come ad esempio orti urbani e giardini condivisi, che le amministrazioni (Milano, Torino, Genova tra le altre) tendono a incoraggiare. Alcuni individuano in queste pratiche alcune criticità, che derivano dalla progressiva delega delle amministrazioni del loro ruolo, altri vedono in queste pratiche un processo di riconquista della città da parte dei cittadini. Senza dubbio è quindi necessario trovare un equilibrio tra il protagonismo dei cittadini, che in molti casi forniscono delle risposte migliori e meno standardizzate di quelle dell'amministrazione, e la responsabilità del governo locale che potrebbe giocare un ruolo di sostegno e catalizzazione delle pratiche.
2012
Conferenza Internazionale “Abitare il nuovo – Abitare di nuovo ai tempi della crisi”
diritto alla città; beni comuni; pratiche
04 Pubblicazione in atti di convegno::04b Atto di convegno in volume
Città Bene Comune e Diritto alla Città / Belingardi, C. - (2012), pp. 57-67. (Intervento presentato al convegno Conferenza Internazionale “Abitare il nuovo – Abitare di nuovo ai tempi della crisi” tenutosi a Napoli).
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