Following the Unification of Italy, at the end of the 1800s, many military barracks were constructed in Rome to bring the capital up to the level of the other European capitals. The complexes were built based on studies concerning the quality and health conditions of the soldiers and applying construction techniques used in the city at that time, but also taking into account the construction costs and times. In particular, the layout and functional typologies adopted were closely linked to construction typologies which resulted in the use of simple and inexpensive elements, so they could be assembled by skilled but not necessarily specialized workers. The analysis of the buildings was carried out under a wider study done by DICEA, entitled "Military Constructions: from disposal to reuse", aimed at, besides understanding the history of constructions, understanding the potential that the barracks could have regarding their redevelopment following their eventual disposal. The system of the close relation between the typology and the construction, on which this article focuses, is an important element in the studies aimed at the possible recovery of these buildings.

Quando, con l'annessione dello Stato Pontificio, venne sancita l'Unità d’Italia e apparve evidente l’inadeguatezza di Roma al ruolo di capitale del nuovo regno, fu subito rilevata la necessità di creare strutture adatte alla sua difesa e di programmare al contempo crescita armonica della città e adeguamento delle strutture militari. Gli interventi più importanti, ampi e organici per tale potenziamento, si possono far risalire alla fine dell’800, quando, con il contributo stanziato dal Parlamento con la legge n. 209 del 1881, furono realizzate caserme nei quartieri Prati e Castro Pretorio e il nuovo Ospedale militare al Celio e, con i fondi stanziati dal Comune di Roma, caserme nel nuovo quartiere Esquilino. La Direzione del Genio Militare si occupò dei progetti, avendo come riferimento lo studio, pubblicato nel 1863 sul primo numero del “Giornale del Genio Militare”, commissionato dal Ministero della Guerra al Genio Militare, nel quale, sono accuratamente descritti “progetti normali” per la realizzazione di alloggi per le diverse armi dell’Esercito e si danno indicazioni per la costruzione di edifici complementari, come cavallerizze e scuderie, depositi, magazzini e baracche d’accantonamento. Nella progettazione ci si avvalse, inoltre, delle esperienze che da tempo venivano condotte in diversi paesi Europei, in particolare nel Regno Unito, dove una Commissione, istituita nel 1857 dal Governo, aveva messo a punto provvedimenti utili per migliorare le condizioni di vita nelle caserme. Tali studi evidenziavano come l’assetto planimetrico, tipologico e distributivo delle caserme, fosse legato a diverse esigenze: tenere in conto l'insieme delle norme igieniche, realizzare un acquartieramento che garantisse la “comodità del servizio e della disciplina” e, dal punto di vista costruttivo, affrontare gli aspetti relativi alla stabilità, all’economia della realizzazione e alla possibilità di edificare in tempi brevi. Le prime caserme unitarie di Roma, quindi, furono concepite secondo questi schemi e costruite adottando soluzioni conosciute dalle maestranze locali e diffuse nella cultura costruttiva dell’epoca: ossatura portante a setti murari realizzati in scapoli di tufo con ricorsi in mattoni o in conci laterizi, orizzontamenti in ferro e voltine, coperture in legno, ecc. Attraverso i documenti reperiti negli archivi si sono studiate le soluzioni costruttive relative alle singole caserme e si è riscontrato come sia stretto il legame tra i diversi schemi tipologici messi in atto, forma, dimensioni e destinazioni d’uso dei diversi ambienti, le soluzioni costruttive adottate e le esigenze di economicità e rapidità nell’esecuzione. Nel contributo viene approfondito proprio lo studio delle tipologie distributive e costruttive, che caratterizzano l'intero patrimonio delle nuove caserme dell'esercito costruite a Roma nei primi anni di vita dello stato italiano, e la stretta relazione esistente tra i due sistemi tipologici in alcune realizzazioni prese in esame.

Le caserme post-unitarie di Roma. Tipologie costruttive / Pugnaletto, Marina. - ELETTRONICO. - 1:(2017), pp. 590-599. (Intervento presentato al convegno Military Landscapes. A future for military heritage tenutosi a Isole de La Maddalena e Caprera).

Le caserme post-unitarie di Roma. Tipologie costruttive

Marina Pugnaletto
2017

Abstract

Following the Unification of Italy, at the end of the 1800s, many military barracks were constructed in Rome to bring the capital up to the level of the other European capitals. The complexes were built based on studies concerning the quality and health conditions of the soldiers and applying construction techniques used in the city at that time, but also taking into account the construction costs and times. In particular, the layout and functional typologies adopted were closely linked to construction typologies which resulted in the use of simple and inexpensive elements, so they could be assembled by skilled but not necessarily specialized workers. The analysis of the buildings was carried out under a wider study done by DICEA, entitled "Military Constructions: from disposal to reuse", aimed at, besides understanding the history of constructions, understanding the potential that the barracks could have regarding their redevelopment following their eventual disposal. The system of the close relation between the typology and the construction, on which this article focuses, is an important element in the studies aimed at the possible recovery of these buildings.
2017
Military Landscapes. A future for military heritage
Quando, con l'annessione dello Stato Pontificio, venne sancita l'Unità d’Italia e apparve evidente l’inadeguatezza di Roma al ruolo di capitale del nuovo regno, fu subito rilevata la necessità di creare strutture adatte alla sua difesa e di programmare al contempo crescita armonica della città e adeguamento delle strutture militari. Gli interventi più importanti, ampi e organici per tale potenziamento, si possono far risalire alla fine dell’800, quando, con il contributo stanziato dal Parlamento con la legge n. 209 del 1881, furono realizzate caserme nei quartieri Prati e Castro Pretorio e il nuovo Ospedale militare al Celio e, con i fondi stanziati dal Comune di Roma, caserme nel nuovo quartiere Esquilino. La Direzione del Genio Militare si occupò dei progetti, avendo come riferimento lo studio, pubblicato nel 1863 sul primo numero del “Giornale del Genio Militare”, commissionato dal Ministero della Guerra al Genio Militare, nel quale, sono accuratamente descritti “progetti normali” per la realizzazione di alloggi per le diverse armi dell’Esercito e si danno indicazioni per la costruzione di edifici complementari, come cavallerizze e scuderie, depositi, magazzini e baracche d’accantonamento. Nella progettazione ci si avvalse, inoltre, delle esperienze che da tempo venivano condotte in diversi paesi Europei, in particolare nel Regno Unito, dove una Commissione, istituita nel 1857 dal Governo, aveva messo a punto provvedimenti utili per migliorare le condizioni di vita nelle caserme. Tali studi evidenziavano come l’assetto planimetrico, tipologico e distributivo delle caserme, fosse legato a diverse esigenze: tenere in conto l'insieme delle norme igieniche, realizzare un acquartieramento che garantisse la “comodità del servizio e della disciplina” e, dal punto di vista costruttivo, affrontare gli aspetti relativi alla stabilità, all’economia della realizzazione e alla possibilità di edificare in tempi brevi. Le prime caserme unitarie di Roma, quindi, furono concepite secondo questi schemi e costruite adottando soluzioni conosciute dalle maestranze locali e diffuse nella cultura costruttiva dell’epoca: ossatura portante a setti murari realizzati in scapoli di tufo con ricorsi in mattoni o in conci laterizi, orizzontamenti in ferro e voltine, coperture in legno, ecc. Attraverso i documenti reperiti negli archivi si sono studiate le soluzioni costruttive relative alle singole caserme e si è riscontrato come sia stretto il legame tra i diversi schemi tipologici messi in atto, forma, dimensioni e destinazioni d’uso dei diversi ambienti, le soluzioni costruttive adottate e le esigenze di economicità e rapidità nell’esecuzione. Nel contributo viene approfondito proprio lo studio delle tipologie distributive e costruttive, che caratterizzano l'intero patrimonio delle nuove caserme dell'esercito costruite a Roma nei primi anni di vita dello stato italiano, e la stretta relazione esistente tra i due sistemi tipologici in alcune realizzazioni prese in esame.
caserme; tipologia funzionale; storia; sistemi costruttivi; recupero edilizio
04 Pubblicazione in atti di convegno::04b Atto di convegno in volume
Le caserme post-unitarie di Roma. Tipologie costruttive / Pugnaletto, Marina. - ELETTRONICO. - 1:(2017), pp. 590-599. (Intervento presentato al convegno Military Landscapes. A future for military heritage tenutosi a Isole de La Maddalena e Caprera).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1210095
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