This essay discusses R. Felski’s and B. Latour’s post-critical proposals, casts light on the non-negligible differences between them, but also their shared argumentative strategy, which consists in assuming as an exclusive evaluation criterion for a theory its practical fecundity, that is, its performative efficacy. My main intent is to show how, by drawing and elaborating on the 20th linguistic turn or better the distinguishable role of language in the diverse construction and self-construction of natural and historical-social worlds, only the retrieval and transformation of a critical-reflective framework allows valorising important post-critical intuitions and suggestions, such as the one relating to the impact of the living or inanimate things within the historical-social world or also relating to the role of the subjects, study objects, in the elaboration and attestation of a social theory, yet without lapsing into reductive conceptions of action and subjectivity, but rather gesturing towards a more adequate thematization. By reflective critique here I mean a framework that, by integrating “real” processes, is capable of accounting for the conditions and limits of possible controllability/testability of the theoretical proposals about them, linguistically articulated and advanced.

Il saggio discute le proposte post-critiche di R. Felski e B. Latour, ne mette in luce le non lievi differenze ma insieme la comune strategia argomentativa, consistente nell’assumere quale esclusivo criterio di valutazione di una teoria la sua fecondità pratica ovvero la sua efficacia performativa. Intento principale è quello di mostrare come, sulla scorta di un approfondimento del linguistic turn novecentesco o meglio del distinguibile ruolo del linguaggio nella diversa costruzione e auto-costituzione di mondi naturali e storico-sociali, solo la ripresa e trasformazione di una impostazione critico-riflessiva consenta di mettere a frutto importanti intuizioni e suggerimenti della post-critica, ad es. a riguardo dell’incidenza di viventi o cose inanimate entro il mondo storico-sociale o anche a riguardo del ruolo dei soggetti, oggetti di studio, nella elaborazione e convalida di una teoria sociale, senza però cadere in riduttive concezioni dell’azione e della soggettività, ma anzi spingendo verso una più adeguata tematizzazione. Con critica riflessiva si intende qui una impostazione che, indagando i processi ‘reali’, sappia dar conto delle condizioni e dei limiti di possibile controllabilità/testabilità delle proposte teoriche a loro riguardo, linguisticamente articolate e avanzate.

Come proseguire e sviluppare una “critica riflessiva” apprendendo dalla postcritica. A proposito di Latour e Felski / Marzocchi, Virginio. - In: POLITICA & SOCIETÀ. - ISSN 2240-7901. - VII:2(2018), pp. 215-243. [10.4476/91196]

Come proseguire e sviluppare una “critica riflessiva” apprendendo dalla postcritica. A proposito di Latour e Felski

Virginio MARZOCCHI
Primo
Project Administration
2018

Abstract

This essay discusses R. Felski’s and B. Latour’s post-critical proposals, casts light on the non-negligible differences between them, but also their shared argumentative strategy, which consists in assuming as an exclusive evaluation criterion for a theory its practical fecundity, that is, its performative efficacy. My main intent is to show how, by drawing and elaborating on the 20th linguistic turn or better the distinguishable role of language in the diverse construction and self-construction of natural and historical-social worlds, only the retrieval and transformation of a critical-reflective framework allows valorising important post-critical intuitions and suggestions, such as the one relating to the impact of the living or inanimate things within the historical-social world or also relating to the role of the subjects, study objects, in the elaboration and attestation of a social theory, yet without lapsing into reductive conceptions of action and subjectivity, but rather gesturing towards a more adequate thematization. By reflective critique here I mean a framework that, by integrating “real” processes, is capable of accounting for the conditions and limits of possible controllability/testability of the theoretical proposals about them, linguistically articulated and advanced.
2018
Il saggio discute le proposte post-critiche di R. Felski e B. Latour, ne mette in luce le non lievi differenze ma insieme la comune strategia argomentativa, consistente nell’assumere quale esclusivo criterio di valutazione di una teoria la sua fecondità pratica ovvero la sua efficacia performativa. Intento principale è quello di mostrare come, sulla scorta di un approfondimento del linguistic turn novecentesco o meglio del distinguibile ruolo del linguaggio nella diversa costruzione e auto-costituzione di mondi naturali e storico-sociali, solo la ripresa e trasformazione di una impostazione critico-riflessiva consenta di mettere a frutto importanti intuizioni e suggerimenti della post-critica, ad es. a riguardo dell’incidenza di viventi o cose inanimate entro il mondo storico-sociale o anche a riguardo del ruolo dei soggetti, oggetti di studio, nella elaborazione e convalida di una teoria sociale, senza però cadere in riduttive concezioni dell’azione e della soggettività, ma anzi spingendo verso una più adeguata tematizzazione. Con critica riflessiva si intende qui una impostazione che, indagando i processi ‘reali’, sappia dar conto delle condizioni e dei limiti di possibile controllabilità/testabilità delle proposte teoriche a loro riguardo, linguisticamente articolate e avanzate.
filosofia sociale; postcritica; actor-network-theory; azione
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Come proseguire e sviluppare una “critica riflessiva” apprendendo dalla postcritica. A proposito di Latour e Felski / Marzocchi, Virginio. - In: POLITICA & SOCIETÀ. - ISSN 2240-7901. - VII:2(2018), pp. 215-243. [10.4476/91196]
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