Il lavoro di tesi indaga l’aspetto percettivo ed emotivo legato alle immagini di architettura. Si è deciso di studiare non tutte ma una categoria ben precisa di immagini: le rappresentazioni figurative del progetto, nel passaggio dagli strumenti tradizionali del disegno alla fotografia e al digitale. Non si tratta dunque ancora di architettura costruita, ma di progetti che vengono anticipati, percettivamente, attraverso un’immagine in assenza dell’oggetto reale. L’interrogativo centrale della tesi emerge da una considerazione su una condizione attuale: negli apparati grafici del progetto di architettura, oggi più che mai l’attenzione è spostata sull’elaborazione di immagini-effetto che puntano ad attribuire allo spazio qualità affettive. In breve, le immagini di oggi, al pari delle opere d’arte mirano a sollecitare, attraverso una crescente pittoricità, un sentire corporeo ed emozionale che agisce sul soggetto percipiente indipendentemente dall’opera presentata.Lo studio della psicologia dell’arte, così come dell’estetica e della neuroestetica d’oggi, può essere un valido strumento per comprendere i fenomeni dell’attualità, considerando la marcata pittoricità di queste immagini. Applicare il metodo di analisi sviluppato in queste discipline allo studio delle immagini di architettura, si può suggerire un nuovo modo di “guardare” il progetto, sviluppando una terminologia adeguata che prenda in considerazione il fatto che le emozioni e le sensazioni prodotte incidono sul nostro modo di rapportarci e interpretare l’opera. L’importanza del coinvolgimento corporeo ed emotivo del soggetto percipiente sottoposto alla visione delle opere d’arte è, infatti, un tema di grande attualità. Le intuizioni formulate da David Freedberg negli anni Ottanta, sul “potere” che hanno le immagini in relazione alla loro capacità di suscitare reazioni emotive e pulsioni corporee, sono state verificate in ambito neuroscientifico: nel 1995 Antonio Damasio, nel saggio L’errore di Cartesio , inizia a suggerire una comprensione del rapporto emozioni-corpo attribuendo ai sentimenti un valore cognitivo; mentre in seguito alla pubblicazione nel 1999 del libro di Semir Zeki Inner vision. An exploration of art and the brain, viene inaugurato un nuovo ambito di ricerca che indaga il rapporto arte-cervello, la neuroestetica. A partire da queste considerazioni sulla situazione contemporanea, lo scopo della tesi consiste nell’elaborare un nuovo strumento di analisi delle immagini figurative di architettura, dal disegno al digitale, al fine di comprendere quale sia stato il processo che ha condotto all’autonomia estetica delle immagini d’oggi, suggerendo contestualmente un diverso modo di “guardare” il progetto di architettura. Questa considerazione si allinea con la posizione teorica espressa da Vesely, il quale afferma e si interroga sul perché tradizionalmente «possiamo comprendere […] e penetrare nelle intenzioni di un’iconografia complessa di una scultura o di una pittura; ma quando arriviamo all’architettura, il compito di solito si riduce alla formulazione di interpretazioni strutturali o formali che nella maggior parte dei casi non vanno oltre la comprensione tettonica o morfologica» . Per superare le letture “tradizionali” dovremo, in linea con il pensiero di Freedberg, interrogarci sui rapporti che intercorrono tra le immagini e le persone al fine di comprendere “che cosa” queste immagini riescono a fare. L’obiettivo posto può essere raggiunto solo a partire da un allargamento del campo di indagine, che deve essere ampio e diversificato; le analisi storiche condotte sulle immagini devono essere affiancate dagli strumenti forniti dalla storia dell’arte, dalla psicologia della forma, dall’estetica e dalla neuroestetica, al fine di comprenderne le reazioni che queste immagini generano sugli osservatori.

Sulle sponde del reale, l'immagine dello spazio architettonico tra tecnica e narrazione / Morselli, CONCETTA ELISA CHIARA. - (2017 Sep 27).

Sulle sponde del reale, l'immagine dello spazio architettonico tra tecnica e narrazione

MORSELLI, CONCETTA ELISA CHIARA
27/09/2017

Abstract

Il lavoro di tesi indaga l’aspetto percettivo ed emotivo legato alle immagini di architettura. Si è deciso di studiare non tutte ma una categoria ben precisa di immagini: le rappresentazioni figurative del progetto, nel passaggio dagli strumenti tradizionali del disegno alla fotografia e al digitale. Non si tratta dunque ancora di architettura costruita, ma di progetti che vengono anticipati, percettivamente, attraverso un’immagine in assenza dell’oggetto reale. L’interrogativo centrale della tesi emerge da una considerazione su una condizione attuale: negli apparati grafici del progetto di architettura, oggi più che mai l’attenzione è spostata sull’elaborazione di immagini-effetto che puntano ad attribuire allo spazio qualità affettive. In breve, le immagini di oggi, al pari delle opere d’arte mirano a sollecitare, attraverso una crescente pittoricità, un sentire corporeo ed emozionale che agisce sul soggetto percipiente indipendentemente dall’opera presentata.Lo studio della psicologia dell’arte, così come dell’estetica e della neuroestetica d’oggi, può essere un valido strumento per comprendere i fenomeni dell’attualità, considerando la marcata pittoricità di queste immagini. Applicare il metodo di analisi sviluppato in queste discipline allo studio delle immagini di architettura, si può suggerire un nuovo modo di “guardare” il progetto, sviluppando una terminologia adeguata che prenda in considerazione il fatto che le emozioni e le sensazioni prodotte incidono sul nostro modo di rapportarci e interpretare l’opera. L’importanza del coinvolgimento corporeo ed emotivo del soggetto percipiente sottoposto alla visione delle opere d’arte è, infatti, un tema di grande attualità. Le intuizioni formulate da David Freedberg negli anni Ottanta, sul “potere” che hanno le immagini in relazione alla loro capacità di suscitare reazioni emotive e pulsioni corporee, sono state verificate in ambito neuroscientifico: nel 1995 Antonio Damasio, nel saggio L’errore di Cartesio , inizia a suggerire una comprensione del rapporto emozioni-corpo attribuendo ai sentimenti un valore cognitivo; mentre in seguito alla pubblicazione nel 1999 del libro di Semir Zeki Inner vision. An exploration of art and the brain, viene inaugurato un nuovo ambito di ricerca che indaga il rapporto arte-cervello, la neuroestetica. A partire da queste considerazioni sulla situazione contemporanea, lo scopo della tesi consiste nell’elaborare un nuovo strumento di analisi delle immagini figurative di architettura, dal disegno al digitale, al fine di comprendere quale sia stato il processo che ha condotto all’autonomia estetica delle immagini d’oggi, suggerendo contestualmente un diverso modo di “guardare” il progetto di architettura. Questa considerazione si allinea con la posizione teorica espressa da Vesely, il quale afferma e si interroga sul perché tradizionalmente «possiamo comprendere […] e penetrare nelle intenzioni di un’iconografia complessa di una scultura o di una pittura; ma quando arriviamo all’architettura, il compito di solito si riduce alla formulazione di interpretazioni strutturali o formali che nella maggior parte dei casi non vanno oltre la comprensione tettonica o morfologica» . Per superare le letture “tradizionali” dovremo, in linea con il pensiero di Freedberg, interrogarci sui rapporti che intercorrono tra le immagini e le persone al fine di comprendere “che cosa” queste immagini riescono a fare. L’obiettivo posto può essere raggiunto solo a partire da un allargamento del campo di indagine, che deve essere ampio e diversificato; le analisi storiche condotte sulle immagini devono essere affiancate dagli strumenti forniti dalla storia dell’arte, dalla psicologia della forma, dall’estetica e dalla neuroestetica, al fine di comprenderne le reazioni che queste immagini generano sugli osservatori.
27-set-2017
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1207705
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