La pratica della transumanza è una tradizione ancora forte nel nostro paese (Aosta, Amatrice). Meno noto è che un analogo radicamento si riscontra fin anche nei territori più estremi di Europa: a nord la transumanza delle renne del popolo Sami; all’estremo sud d’Europa la transumanza del monte Teide a Tenerife. La riscoperta di questa tradizione, molto praticata nelle comunità locali, viene in questi ultimi anni sancita da alcune iniziative istituzionali: MIPAFF avanza la candidatura della "Transumanza" come patrimonio culturale immateriale dell'umanità UNESCO; la “Rete europea dei percorsi di transumanza” viene proposta come Itinerario Culturale del Consiglio d’Europa. Vi sono delle evidenze, soprattutto dal punto di vista geobotanico (Spada F., in stampa), circa il ruolo fondamentale che le vie della transumanza hanno svolto in epoca preistorica nel determinare le direttrici di insediamento delle popolazioni in Europa (Messina S., 2016). Il contributo approfondisce il caso della regione laziale dove i percorsi di transumanza assumono una giacitura trasversale monte-mare (Bjur H., Santillo Frizell B., 2009) caratteristica rispetto a quanto accade nel caso dei tratturi più noti: Regio tratturo Pescasseroli Candela, Regio tratturo Magno. Nella percorrenza laziale il viaggiatore attraversa, per definizione, sub-unità geografiche molto diverse (Almagià R, 1966). Tali itinerari, anche osservati di concerto con le vie Francigena del sud e del nord e degli altri percorsi culturali (per esempio “La via di Francesco”, Sentiero Wojtyla - Santuario della Mentorella), possono indurre modalità di fruizione del territorio fortemente identitarie capaci di innescare, anche attraverso l’idea di “distretto paesistico”, occasioni di sviluppo sostenibile nelle aree interne e di valorizzazione delle aree protette.
La rete europea dei percorsi di transumanza. Il caso dell’area laziale / Valorani, Carlo. - In: URBANISTICA INFORMAZIONI. - ISSN 2239-4222. - n. 279 special Issue XI Giornata di studi INU(2018), pp. 112-116.
La rete europea dei percorsi di transumanza. Il caso dell’area laziale
valorani carlo
Primo
Conceptualization
2018
Abstract
La pratica della transumanza è una tradizione ancora forte nel nostro paese (Aosta, Amatrice). Meno noto è che un analogo radicamento si riscontra fin anche nei territori più estremi di Europa: a nord la transumanza delle renne del popolo Sami; all’estremo sud d’Europa la transumanza del monte Teide a Tenerife. La riscoperta di questa tradizione, molto praticata nelle comunità locali, viene in questi ultimi anni sancita da alcune iniziative istituzionali: MIPAFF avanza la candidatura della "Transumanza" come patrimonio culturale immateriale dell'umanità UNESCO; la “Rete europea dei percorsi di transumanza” viene proposta come Itinerario Culturale del Consiglio d’Europa. Vi sono delle evidenze, soprattutto dal punto di vista geobotanico (Spada F., in stampa), circa il ruolo fondamentale che le vie della transumanza hanno svolto in epoca preistorica nel determinare le direttrici di insediamento delle popolazioni in Europa (Messina S., 2016). Il contributo approfondisce il caso della regione laziale dove i percorsi di transumanza assumono una giacitura trasversale monte-mare (Bjur H., Santillo Frizell B., 2009) caratteristica rispetto a quanto accade nel caso dei tratturi più noti: Regio tratturo Pescasseroli Candela, Regio tratturo Magno. Nella percorrenza laziale il viaggiatore attraversa, per definizione, sub-unità geografiche molto diverse (Almagià R, 1966). Tali itinerari, anche osservati di concerto con le vie Francigena del sud e del nord e degli altri percorsi culturali (per esempio “La via di Francesco”, Sentiero Wojtyla - Santuario della Mentorella), possono indurre modalità di fruizione del territorio fortemente identitarie capaci di innescare, anche attraverso l’idea di “distretto paesistico”, occasioni di sviluppo sostenibile nelle aree interne e di valorizzazione delle aree protette.File | Dimensione | Formato | |
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