Premessa e inquadramento del tema Quanti sono gli insegnanti in Italia? Secondo i dati del Miur divulgati ad ottobre 2017 da Directafin.it sono in totale 729.668 di cui 603.351 sono donne mentre solo 126.317 sono uomini. Rispettivamente l’82,68% del totale contro il 17,32%. Il più alto numero di insegnanti poi sono occupati proprio nella scuola elementare: 245.649 e 87.229 nella scuola dell’infanzia. Calano nei cicli successivi: quindi 155.705 nelle scuole medie e 241.085 nelle superiori. Ma ancor più sorprendente è constatare l’età media degli insegnanti in Italia che supera i 54 anni mentre i professori e maestri uomini sotto i 34 anni sono appena 2.252, solo cioè lo 0,03% del totale. Considerando che lo stipendio medio lordo è di 23.896 € possiamo avere un quadro della situazione probabilmente anomala nel nostro Paese. Nel 2012 con D.M. n. 254 è stato promulgato il regolamento recante indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione e nel capitolo “Cultura scuola persona”, “”la scuola nel nuovo scenario” cita: Il paesaggio educativo è diventato estremamente complesso. Le funzioni educative sono meno definite di quando è sorta la scuola pubblica. In particolare vi è un'attenuazione della capacità adulta di presidio delle regole e del senso del limite e sono, così, diventati più faticosi i processi di identificazione e differenziazione da parte di chi cresce e anche i compiti della scuola in quanto luogo dei diritti di ognuno e delle regole condivise. Sono anche mutate le forme della socialità spontanea, dello stare insieme e crescere tra bambini e ragazzi. La scuola è perciò investita da una domanda che comprende, insieme, l'apprendimento e "il saper stare al mondo". E per potere assolvere al meglio alle sue funzioni istituzionali, la scuola è da tempo chiamata a occuparsi anche di altre delicate dimensioni dell'educazione. L'intesa tra adulti non è più scontata e implica la faticosa costruzione di un'interazione tra le famiglie e la scuola, cui tocca, ciascuno con il proprio ruolo, esplicitare e condividere i comuni intenti educativi. Il nuovo scenario, quindi, che ci si pone di fronte è completamente stravolto rispetto al passato. Si moltiplicano infatti le opportunità in tutti gli ambiti dell’esistenza, ma anche i rischi che questa complessità porta con sé. Gli ambienti di apprendimento, secondo tale documento, si sono moltiplicati rendendo i percorsi di crescita culturali stimolanti, ma nel contempo contraddittori. Oggi l'apprendimento scolastico è solo una delle tante esperienze di formazione che i bambini e gli adolescenti vivono e per acquisire competenze specifiche spesso non vi è bisogno dei contesti scolastici. Ma proprio per questo la scuola non può abdicare al compito di promuovere la capacità degli studenti di dare senso alla varietà delle loro esperienze, al fine di ridurre la frammentazione e il carattere episodico che rischiano di caratterizzare la vita dei bambini e degli adolescenti. L’insegnante è chiamato a svolgere allora un lavoro non solo delicato, ma usurante, ciò è dovuto alla sua principale attività che è quella di relazione con bambini e adolescenti in crescita. Tale rapporto, inoltre, si svolge in un ampio spazio di tempo continuativo nell’arco della giornata durante nove dei dodici mesi dell’anno. La vita professionale dell’insegnante poi è scadenzata da cicli di 3 anni se si tratta delle medie o di cinque anni per le primarie e per il al liceo. Ciò vuol dire che ad ogni fine ciclo cambieranno gli allievi che porteranno con sé nuovi vissuti, nuove personalità e nuove incognite. Questo “stress” è acuito dal continuo cambiamento delle norme di tutela dei minori, (regolate anche dal codice civile), dal succedersi incessante di nuove riforme, dalla società sempre più globalizzata che promuove nuovi valori di convivenza e socializzazione, dall’uso e dal problema dell’abuso delle nuove tecnologie da parte dei giovani che obbliga ad acquisire nuove competenze in fatto di norme e esortazioni educative da trasmettere. Non ultimo, ed al contrario seriamente rilevante, l’educatore deve svolgere il delicato compito di costruire un dialogo proficuo e costruttivo con i genitori, i colleghi e la dirigenza scolastica. Il tema dei genitori potremmo definirlo, in realtà, in uno specifico capitolo a parte. Il rischio infatti più elevato che oggi corriamo, come afferma Antonio Polito, nel suo libro Riprendiamoci i nostri figli, è quello che in America si definisce overparenting, un eccesso di presenza e di ingerenza nella vita dei figli. Non solo li scarrozziamo da una parte all’altra della città all’inseguimento di sport di eccellenza e belle arti da poter offrire loro, ma li iperproteggiamo senza lasciarli mai soli. Certo, viviamo nella società del rischio come ci ricorda Ulrich Beck, tuttavia il vero rischio è un esagerato modello di sovraiuto che impedisce nel bambino lo sviluppo delle capacità di regolazione del proprio stress, l’accrescimento della propria autostima e la consapevolezza del proprio essere al mondo. Il dialogo che dovrebbe costituirsi tra scuola e famiglie viene troppo spesso confuso con una generale ingerenza nelle politiche scolastiche e di scelta dei metodi educativi creando così un loup senza via d’uscita dove la richiesta di efficienza da parte della dirigenza passa attraverso la soddisfazione o la scontentezza dell’utenza che non è rappresentata dagli alunni, ma dai loro genitori che diventano esperti portavoce del malcontento o magari dei capricci dei bambini. In questo caos educativo tuttavia una figura professionale come quella del Consulente Educativo all’interno del contesto scolastico a partire proprio dalle prime classi della Scuola Primaria può diventare indispensabile, per creare le premesse per la realizzazione di uno dei compiti fondamentali per l’insegnante educarsi al cambiamento in modo attivo per essere protagonista del proprio divenire. Questa figura professionale che con la sua visione olistica, la sua autenticità, il suo rispetto, la sua empatia e la sua trasparenza consente l’espressione dei bisogni e l’attivazione delle risorse interne ed esterne della persona attraverso un percorso formativo volto ad aumentare l’autonomia del docente attraverso lo sviluppo delle sue personali risorse, delle sue competenze e capacità (Simeone 2011). Il Decreto Ministeriale del 2012 art. 4 recita ancora: l’Amministrazione scolastica promuove azioni di formazione in servizio del personale della scuola e attiva un sistema di monitoraggio delle esperienze che consenta di raccogliere dati e osservazioni per il miglioramento dell’efficacia del sistema di iscruzione e per successivi eventuali aggiornamenti delle Indicazioni stesse. La relazione d’aiuto rivolta agli insegnati, quindi, è un’opportunità di autoconsapevolezza e di stimolo dell’empowerment (Simeone 2011) che indica quel processo di ampliamento delle potenzialità del soggetto, in modo da aumentare le abilità personali e la possibilità di controllare attivamente la propria vita e, nello specifico, la propria professionalità come insegnante. Il Metodo L’approccio pedagogico che può prevedere, tra le altre cose, l’alfabetizzazione emotiva, l’educazione sociale e culturale è una responsabilità che dovrebbe essere presa in carico non solo dalla famiglia ma anche dalla scuola. Quest’ultima, infatti, spesso non assume su di sé tale responsabilità e limita l’impegno alla mera istruzione formale, tralasciando quindi l’indispensabile volontà di mettere al centro degli sforzi educativi il bambino e i suoi specifici bisogni. L’Istituzione scolastica sembra perdere, in alcuni casi, il suo ruolo di educatore della persona umana nella sua completezza, interezza e complessità per focalizzarsi magari solo sulla crescita intellettuale e nozionistica del bambino e dello studente in generale. In questo senso la consulenza educativa (Simeone 2011) che rende possibile il miglioramento del senso di autoefficacia potrebbe essere un valido aiuto per dare nuova dignità alla professionalità educativa, a ristabilire un rapporto costruttivo e di cooperazione tra tutte le parti in campo chiamate a cooperare per la realizzazione di un percorso formativo valido per le nuove generazioni. La tecnica consulenziale prevede un contratto tra consulente e “cliente”, e nello specifico tra consulente e insegnante, che riguarda e assicura la compartecipazione di entrambi per il raggiungimento di un cambiamento, di specifici obiettivi e della piena autonomia del soggetto che saprà attivare le proprie risorse interne ed esterne con il sostegno e la competenza del consulente. Il metodo prevede un congruo numero di incontri, presumibilmente non superiore a dieci, durante i quali sia possibile utilizzare la tecnica della riformulazione, lo strumento del Sosia e dei Nove Passi. L’ascolto e la riformulazione nel qui ed ora, la non direttività, un “clima facilitante”, uno sguardo positivo incondizionato permettono quindi al consulente un coinvolgimento sintonizzato sul soggetto il quale riuscirà, anche attraverso la tecnica del Sosia, a raggiungere l’obiettivo della piena consapevolezza di sé, dell’assunzione di responsabilità, della presa di decisioni per superare problemi e difficoltà in piena libertà ed autonomia. Secondo la descrizione di Elisabetta Baldo della scuola di Formazione per Consulenti Familiari (Sicof) questa tecnica specifica denominata Ruota della Coscienza di Sherod Miller, Elam W. Nunnally e Daniel B. Wackman, è uno strumento utile per sintonizzarsi con l’esperienza che la persona in consulenza sta vivendo ed approfondire la conoscienza di sé e della relazione che si sta costruendo. Questo strumento offre cinque tipi diversi di informazione su se stessi: Sensazioni, Opinioni, Sentimenti, Intenzioni e Azioni (acronimo S.O.S.I.A.). La parte centrale del fiore rappresenta la realtà problematica, la situazione che si sta vivendo o che si è vissuta. Il percorso con il Sosia inizia con la presa di coscienza dei propri sensi, del loro funzionamento per poi lavorare rieducando le proprie percezioni. Utilizzando tale tecnica nella fase dell’accoglienza e dell’ascolto si è in grado di osservare i vari stati del Sosia proprio nelle situazioni che la persona descrive. Tra gli obiettivi vi è l’acquisizione della consapevolezza che la realtà possa essere letta con lenti diverse e quindi della possibilità di interrompere le proiezioni individuali rieducando il pensiero e attivando la propria volontà al cambiamento. Un percorso che accompagna tutte le fasi della consulenza mettendo in rilievo lo spazio della coscienza che presenta il più basso livello di consapevolezza e che sarà quindi oggetto di attenzione nell’ambito della relazione consulenziale. 13143L’esperienza dei Nove Passi poi, definendo gli obiettivi, completa il percorso per ottenere intenzioni e azioni concrete. Ideata ed elaborata dai transazionalisti Muriel James e Ian Stewart, coinvolge il soggetto in una formulazione e revisione dei propri obiettivi, così da renderli sempre più corrispondenti alle proprie autentiche aspirazioni e alle proprie reali possibilità di cambiamento. Insomma, un efficace strumento di guida verso l’autonomia messa nero su bianco capace di attivare le risorse dell’individuo per la soluzione delle criticità. L’ultimo dei Nove Passi del cliente coincide con l’ultimo petalo del Sosia, infatti la Persona si impegna in una azione specifica. La verifica in un successivo incontro, degli effetti di questa prima azione saranno esaminati sia dal cliente che dal consulente e saranno spunto di ulteriori riflessioni e autoriflessioni per le azioni successive. Una breve fase di affiancamento al cliente in questa sua esperienza di sperimentazione sarà il preludio al compimento e chiusura della consulenza in vista della possibilità di procedere in autonomia e separarsi dal consulente portando con sé una testimonianza scritta dell’avvenuta crescita. Conclusioni Nella scuola vi è ormai un dibattito consolidato sull’importanza dell’inserimento di varie figure professionali che affianchino gli insegnanti nel loro difficile compito professionale. Già con la legge sull’autonomia scolastica del 15 marzo 1997 n. 59 e DPR del marzo 1999 n. 275 si introduce il tema dell’inserimento di nuovi Esperti per il sostegno al lavoro dei docenti, un supporto che potrebbe essere eventualmente esteso alla progettazione di interventi formativi e servizi agli studenti. Evitando la strada della troppo facile medicalizzazione e psicologizzazione dell’intervento professionale è necessario seguire un percorso consulenziale-formativo che non affronti tutte le problematiche con i soli strumenti concettuali e operativi dell’approccio clinico. In questo senso la figura professionale del Consulente Educativo all’interno del contesto scolastico a partire proprio dalle prime classi della Scuola Primaria può essere considerato a tutti gli effetti il valido sostegno per tutti gli insegnanti che oggi sono chiamati, in misura sempre maggiore, ad occuparsi di formazione, integrazione e accoglienza attraverso l’approccio pedagogico che integri l’insegnamento nozionistico. Un sostegno che favorisca pienamente il recupero di una capacità educativa rivolta agli studenti il cui fine sia lo sviluppo di un individuo autonomo, libero e consapevole, capace di fronteggiare situazioni difficili e di dare senso e significato alle proprie azioni. Inoltre, tale figura professionale può altresi diventare un valido strumento per riuscire a ricostruire quel dialogo tra scuola e famiglia oggi ormai quasi completamente assente. Bibliografia Baldo, E., 2014, Il metodo S.O.S.I.A., Rivista Il Consulente Familiare n. 4 http://ilconsulente11.blogspot.com/2015/11/il-metodo-sosia.html Beck, U., La società del rischio. Verso una seconda modernità, 1986, 1999, 2013 (ed it. 2000 Carocci, Roma) Carckhuf, R.,1993, L’arte di aiutare, ed Erickson, Trento James, M., Dorothy, J., 1987, Nati per vincere. Analisi Transazionale con esercizi di Gestalt, Ed. San Paolo, Milano Mearns, D., Thorne, B., 2006, Counselling centrato sulla persona. Teoria e pratica, Erickson, Trento Mucchielli, R., 1987, 2016 Apprendere il Counseling, Edizioni Centro Studi Erickson, Trento Polito, A., 2017, Riprendiamoci i nostri figli, Marsilio Editori, Venezia Rogers,C., 1997,Terapia centrata sul cliente, La Nuova Italia, (prima edizione USA 1951) Simeone, D., 2011, La consulenza educativa. Dimensione pedagogica della relazione d’aiuto, Vita e Pensiero, Milano Stern, D., 2004, Il momento presente, Cortina Editore, Milano https://www.directafin.it/infografica-sugli-insegnanti-in-italia/

Universo scuola. Una risorsa inclusiva con gli strumenti della consulenza educativa / SERLUPI CRESCENZI, Livia. - (2018). (Intervento presentato al convegno Primo Congresso Mondiale della Trasformazione Educativa tenutosi a Dipartimento di Studi Umanistici, Università degli Studi di Napoli Federico II (Italia)).

Universo scuola. Una risorsa inclusiva con gli strumenti della consulenza educativa

Livia Serlupi Crescenzi
2018

Abstract

Premessa e inquadramento del tema Quanti sono gli insegnanti in Italia? Secondo i dati del Miur divulgati ad ottobre 2017 da Directafin.it sono in totale 729.668 di cui 603.351 sono donne mentre solo 126.317 sono uomini. Rispettivamente l’82,68% del totale contro il 17,32%. Il più alto numero di insegnanti poi sono occupati proprio nella scuola elementare: 245.649 e 87.229 nella scuola dell’infanzia. Calano nei cicli successivi: quindi 155.705 nelle scuole medie e 241.085 nelle superiori. Ma ancor più sorprendente è constatare l’età media degli insegnanti in Italia che supera i 54 anni mentre i professori e maestri uomini sotto i 34 anni sono appena 2.252, solo cioè lo 0,03% del totale. Considerando che lo stipendio medio lordo è di 23.896 € possiamo avere un quadro della situazione probabilmente anomala nel nostro Paese. Nel 2012 con D.M. n. 254 è stato promulgato il regolamento recante indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione e nel capitolo “Cultura scuola persona”, “”la scuola nel nuovo scenario” cita: Il paesaggio educativo è diventato estremamente complesso. Le funzioni educative sono meno definite di quando è sorta la scuola pubblica. In particolare vi è un'attenuazione della capacità adulta di presidio delle regole e del senso del limite e sono, così, diventati più faticosi i processi di identificazione e differenziazione da parte di chi cresce e anche i compiti della scuola in quanto luogo dei diritti di ognuno e delle regole condivise. Sono anche mutate le forme della socialità spontanea, dello stare insieme e crescere tra bambini e ragazzi. La scuola è perciò investita da una domanda che comprende, insieme, l'apprendimento e "il saper stare al mondo". E per potere assolvere al meglio alle sue funzioni istituzionali, la scuola è da tempo chiamata a occuparsi anche di altre delicate dimensioni dell'educazione. L'intesa tra adulti non è più scontata e implica la faticosa costruzione di un'interazione tra le famiglie e la scuola, cui tocca, ciascuno con il proprio ruolo, esplicitare e condividere i comuni intenti educativi. Il nuovo scenario, quindi, che ci si pone di fronte è completamente stravolto rispetto al passato. Si moltiplicano infatti le opportunità in tutti gli ambiti dell’esistenza, ma anche i rischi che questa complessità porta con sé. Gli ambienti di apprendimento, secondo tale documento, si sono moltiplicati rendendo i percorsi di crescita culturali stimolanti, ma nel contempo contraddittori. Oggi l'apprendimento scolastico è solo una delle tante esperienze di formazione che i bambini e gli adolescenti vivono e per acquisire competenze specifiche spesso non vi è bisogno dei contesti scolastici. Ma proprio per questo la scuola non può abdicare al compito di promuovere la capacità degli studenti di dare senso alla varietà delle loro esperienze, al fine di ridurre la frammentazione e il carattere episodico che rischiano di caratterizzare la vita dei bambini e degli adolescenti. L’insegnante è chiamato a svolgere allora un lavoro non solo delicato, ma usurante, ciò è dovuto alla sua principale attività che è quella di relazione con bambini e adolescenti in crescita. Tale rapporto, inoltre, si svolge in un ampio spazio di tempo continuativo nell’arco della giornata durante nove dei dodici mesi dell’anno. La vita professionale dell’insegnante poi è scadenzata da cicli di 3 anni se si tratta delle medie o di cinque anni per le primarie e per il al liceo. Ciò vuol dire che ad ogni fine ciclo cambieranno gli allievi che porteranno con sé nuovi vissuti, nuove personalità e nuove incognite. Questo “stress” è acuito dal continuo cambiamento delle norme di tutela dei minori, (regolate anche dal codice civile), dal succedersi incessante di nuove riforme, dalla società sempre più globalizzata che promuove nuovi valori di convivenza e socializzazione, dall’uso e dal problema dell’abuso delle nuove tecnologie da parte dei giovani che obbliga ad acquisire nuove competenze in fatto di norme e esortazioni educative da trasmettere. Non ultimo, ed al contrario seriamente rilevante, l’educatore deve svolgere il delicato compito di costruire un dialogo proficuo e costruttivo con i genitori, i colleghi e la dirigenza scolastica. Il tema dei genitori potremmo definirlo, in realtà, in uno specifico capitolo a parte. Il rischio infatti più elevato che oggi corriamo, come afferma Antonio Polito, nel suo libro Riprendiamoci i nostri figli, è quello che in America si definisce overparenting, un eccesso di presenza e di ingerenza nella vita dei figli. Non solo li scarrozziamo da una parte all’altra della città all’inseguimento di sport di eccellenza e belle arti da poter offrire loro, ma li iperproteggiamo senza lasciarli mai soli. Certo, viviamo nella società del rischio come ci ricorda Ulrich Beck, tuttavia il vero rischio è un esagerato modello di sovraiuto che impedisce nel bambino lo sviluppo delle capacità di regolazione del proprio stress, l’accrescimento della propria autostima e la consapevolezza del proprio essere al mondo. Il dialogo che dovrebbe costituirsi tra scuola e famiglie viene troppo spesso confuso con una generale ingerenza nelle politiche scolastiche e di scelta dei metodi educativi creando così un loup senza via d’uscita dove la richiesta di efficienza da parte della dirigenza passa attraverso la soddisfazione o la scontentezza dell’utenza che non è rappresentata dagli alunni, ma dai loro genitori che diventano esperti portavoce del malcontento o magari dei capricci dei bambini. In questo caos educativo tuttavia una figura professionale come quella del Consulente Educativo all’interno del contesto scolastico a partire proprio dalle prime classi della Scuola Primaria può diventare indispensabile, per creare le premesse per la realizzazione di uno dei compiti fondamentali per l’insegnante educarsi al cambiamento in modo attivo per essere protagonista del proprio divenire. Questa figura professionale che con la sua visione olistica, la sua autenticità, il suo rispetto, la sua empatia e la sua trasparenza consente l’espressione dei bisogni e l’attivazione delle risorse interne ed esterne della persona attraverso un percorso formativo volto ad aumentare l’autonomia del docente attraverso lo sviluppo delle sue personali risorse, delle sue competenze e capacità (Simeone 2011). Il Decreto Ministeriale del 2012 art. 4 recita ancora: l’Amministrazione scolastica promuove azioni di formazione in servizio del personale della scuola e attiva un sistema di monitoraggio delle esperienze che consenta di raccogliere dati e osservazioni per il miglioramento dell’efficacia del sistema di iscruzione e per successivi eventuali aggiornamenti delle Indicazioni stesse. La relazione d’aiuto rivolta agli insegnati, quindi, è un’opportunità di autoconsapevolezza e di stimolo dell’empowerment (Simeone 2011) che indica quel processo di ampliamento delle potenzialità del soggetto, in modo da aumentare le abilità personali e la possibilità di controllare attivamente la propria vita e, nello specifico, la propria professionalità come insegnante. Il Metodo L’approccio pedagogico che può prevedere, tra le altre cose, l’alfabetizzazione emotiva, l’educazione sociale e culturale è una responsabilità che dovrebbe essere presa in carico non solo dalla famiglia ma anche dalla scuola. Quest’ultima, infatti, spesso non assume su di sé tale responsabilità e limita l’impegno alla mera istruzione formale, tralasciando quindi l’indispensabile volontà di mettere al centro degli sforzi educativi il bambino e i suoi specifici bisogni. L’Istituzione scolastica sembra perdere, in alcuni casi, il suo ruolo di educatore della persona umana nella sua completezza, interezza e complessità per focalizzarsi magari solo sulla crescita intellettuale e nozionistica del bambino e dello studente in generale. In questo senso la consulenza educativa (Simeone 2011) che rende possibile il miglioramento del senso di autoefficacia potrebbe essere un valido aiuto per dare nuova dignità alla professionalità educativa, a ristabilire un rapporto costruttivo e di cooperazione tra tutte le parti in campo chiamate a cooperare per la realizzazione di un percorso formativo valido per le nuove generazioni. La tecnica consulenziale prevede un contratto tra consulente e “cliente”, e nello specifico tra consulente e insegnante, che riguarda e assicura la compartecipazione di entrambi per il raggiungimento di un cambiamento, di specifici obiettivi e della piena autonomia del soggetto che saprà attivare le proprie risorse interne ed esterne con il sostegno e la competenza del consulente. Il metodo prevede un congruo numero di incontri, presumibilmente non superiore a dieci, durante i quali sia possibile utilizzare la tecnica della riformulazione, lo strumento del Sosia e dei Nove Passi. L’ascolto e la riformulazione nel qui ed ora, la non direttività, un “clima facilitante”, uno sguardo positivo incondizionato permettono quindi al consulente un coinvolgimento sintonizzato sul soggetto il quale riuscirà, anche attraverso la tecnica del Sosia, a raggiungere l’obiettivo della piena consapevolezza di sé, dell’assunzione di responsabilità, della presa di decisioni per superare problemi e difficoltà in piena libertà ed autonomia. Secondo la descrizione di Elisabetta Baldo della scuola di Formazione per Consulenti Familiari (Sicof) questa tecnica specifica denominata Ruota della Coscienza di Sherod Miller, Elam W. Nunnally e Daniel B. Wackman, è uno strumento utile per sintonizzarsi con l’esperienza che la persona in consulenza sta vivendo ed approfondire la conoscienza di sé e della relazione che si sta costruendo. Questo strumento offre cinque tipi diversi di informazione su se stessi: Sensazioni, Opinioni, Sentimenti, Intenzioni e Azioni (acronimo S.O.S.I.A.). La parte centrale del fiore rappresenta la realtà problematica, la situazione che si sta vivendo o che si è vissuta. Il percorso con il Sosia inizia con la presa di coscienza dei propri sensi, del loro funzionamento per poi lavorare rieducando le proprie percezioni. Utilizzando tale tecnica nella fase dell’accoglienza e dell’ascolto si è in grado di osservare i vari stati del Sosia proprio nelle situazioni che la persona descrive. Tra gli obiettivi vi è l’acquisizione della consapevolezza che la realtà possa essere letta con lenti diverse e quindi della possibilità di interrompere le proiezioni individuali rieducando il pensiero e attivando la propria volontà al cambiamento. Un percorso che accompagna tutte le fasi della consulenza mettendo in rilievo lo spazio della coscienza che presenta il più basso livello di consapevolezza e che sarà quindi oggetto di attenzione nell’ambito della relazione consulenziale. 13143L’esperienza dei Nove Passi poi, definendo gli obiettivi, completa il percorso per ottenere intenzioni e azioni concrete. Ideata ed elaborata dai transazionalisti Muriel James e Ian Stewart, coinvolge il soggetto in una formulazione e revisione dei propri obiettivi, così da renderli sempre più corrispondenti alle proprie autentiche aspirazioni e alle proprie reali possibilità di cambiamento. Insomma, un efficace strumento di guida verso l’autonomia messa nero su bianco capace di attivare le risorse dell’individuo per la soluzione delle criticità. L’ultimo dei Nove Passi del cliente coincide con l’ultimo petalo del Sosia, infatti la Persona si impegna in una azione specifica. La verifica in un successivo incontro, degli effetti di questa prima azione saranno esaminati sia dal cliente che dal consulente e saranno spunto di ulteriori riflessioni e autoriflessioni per le azioni successive. Una breve fase di affiancamento al cliente in questa sua esperienza di sperimentazione sarà il preludio al compimento e chiusura della consulenza in vista della possibilità di procedere in autonomia e separarsi dal consulente portando con sé una testimonianza scritta dell’avvenuta crescita. Conclusioni Nella scuola vi è ormai un dibattito consolidato sull’importanza dell’inserimento di varie figure professionali che affianchino gli insegnanti nel loro difficile compito professionale. Già con la legge sull’autonomia scolastica del 15 marzo 1997 n. 59 e DPR del marzo 1999 n. 275 si introduce il tema dell’inserimento di nuovi Esperti per il sostegno al lavoro dei docenti, un supporto che potrebbe essere eventualmente esteso alla progettazione di interventi formativi e servizi agli studenti. Evitando la strada della troppo facile medicalizzazione e psicologizzazione dell’intervento professionale è necessario seguire un percorso consulenziale-formativo che non affronti tutte le problematiche con i soli strumenti concettuali e operativi dell’approccio clinico. In questo senso la figura professionale del Consulente Educativo all’interno del contesto scolastico a partire proprio dalle prime classi della Scuola Primaria può essere considerato a tutti gli effetti il valido sostegno per tutti gli insegnanti che oggi sono chiamati, in misura sempre maggiore, ad occuparsi di formazione, integrazione e accoglienza attraverso l’approccio pedagogico che integri l’insegnamento nozionistico. Un sostegno che favorisca pienamente il recupero di una capacità educativa rivolta agli studenti il cui fine sia lo sviluppo di un individuo autonomo, libero e consapevole, capace di fronteggiare situazioni difficili e di dare senso e significato alle proprie azioni. Inoltre, tale figura professionale può altresi diventare un valido strumento per riuscire a ricostruire quel dialogo tra scuola e famiglia oggi ormai quasi completamente assente. Bibliografia Baldo, E., 2014, Il metodo S.O.S.I.A., Rivista Il Consulente Familiare n. 4 http://ilconsulente11.blogspot.com/2015/11/il-metodo-sosia.html Beck, U., La società del rischio. Verso una seconda modernità, 1986, 1999, 2013 (ed it. 2000 Carocci, Roma) Carckhuf, R.,1993, L’arte di aiutare, ed Erickson, Trento James, M., Dorothy, J., 1987, Nati per vincere. Analisi Transazionale con esercizi di Gestalt, Ed. San Paolo, Milano Mearns, D., Thorne, B., 2006, Counselling centrato sulla persona. Teoria e pratica, Erickson, Trento Mucchielli, R., 1987, 2016 Apprendere il Counseling, Edizioni Centro Studi Erickson, Trento Polito, A., 2017, Riprendiamoci i nostri figli, Marsilio Editori, Venezia Rogers,C., 1997,Terapia centrata sul cliente, La Nuova Italia, (prima edizione USA 1951) Simeone, D., 2011, La consulenza educativa. Dimensione pedagogica della relazione d’aiuto, Vita e Pensiero, Milano Stern, D., 2004, Il momento presente, Cortina Editore, Milano https://www.directafin.it/infografica-sugli-insegnanti-in-italia/
2018
Primo Congresso Mondiale della Trasformazione Educativa
04 Pubblicazione in atti di convegno::04d Abstract in atti di convegno
Universo scuola. Una risorsa inclusiva con gli strumenti della consulenza educativa / SERLUPI CRESCENZI, Livia. - (2018). (Intervento presentato al convegno Primo Congresso Mondiale della Trasformazione Educativa tenutosi a Dipartimento di Studi Umanistici, Università degli Studi di Napoli Federico II (Italia)).
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