Il contributo ha come oggetto la fenomenologia del colore negli spazi progettati da Sauerbruch Hutton, partendo dalla teoria di Joseph Albers elaborata nel suo libro "Interaction of colors". I due architetti infatti considerano il colore come una vera e propria risorsa per la determinazione degli spazi, al punto da affermare in un’intervista sulla rivista "El Croquis" «Colour is for us brick». Tale dichiarazione pone pertanto un importante interrogativo sul significato del colore in quanto strumento tettonico dello spazio fisico e non come componente immateriale che appartiene alla dimensione effimera dell’architettura. All'inizio della loro attività essi hanno indagato i vantaggi prodotti dall’utilizzo di giustapposizioni di differenti tinte cromatiche nella creazione di spazi, attraverso lo studio dei teorici del colore come Goethe, Runge, Itten e Albers. All’interno del dipinto "Homage to the square" Albers riconosce la presenza di due spazi differenti: lo spazio come appare, definito "actual fact", e lo spazio fisico della tela, "factual fact". Infatti per l’artista del Bauhaus un colore non è mai percepito come è fisicamente, poiché questo si altera continuamente in relazione alla presenza dei colori vicini e alle condizioni in cui si trova. Pertanto Sauerbruch Hutton sperimentano nei loro progetti attraverso il colore l’esplorazione tra "actual" e "factual", ovvero tra spazio visivamente percepito e spazio fisico. Essi sono interessati all’esperienza dell'ambiente vissuto, di cui indagano la dimensione immateriale ed effimera. Tuttavia le loro architetture sono definite non soltanto dal colore, ma anche dalla combinazione con materiali naturali come legno, acciaio, vetro, cemento dotati di differenti trattamenti superficiali. L’area colorata stessa non è astratta, ma ha una sua materialità caratterizzata dalla texture e dalle sue caratteristiche di lucentezza e di assorbimento. Nei loro spazi gli aspetti fenomenici del colore sono indagati con grande attenzione attraverso l’accentuazione dei contrasti cromatici. Pertanto per mezzo dell’analisi di alcuni loro progetti si intende mostrare tale dimensione oscillante tra spazio fisico e spazio visivo che fa riferimento alla teoria di Joseph Albers.
Tra spazio fisico e spazio visivo: dalla teoria di Joseph Albers ai progetti di Sauerbruch Hutton / Ponti, Maria Pia; Grimaldi, Andrea. - XIV A:(2018), pp. 113-126. (Intervento presentato al convegno XIV Conferenza del colore tenutosi a "Firenze; Italy").
Tra spazio fisico e spazio visivo: dalla teoria di Joseph Albers ai progetti di Sauerbruch Hutton
Maria Pia Ponti
Primo
Writing – Original Draft Preparation
;Andrea GrimaldiSecondo
Supervision
2018
Abstract
Il contributo ha come oggetto la fenomenologia del colore negli spazi progettati da Sauerbruch Hutton, partendo dalla teoria di Joseph Albers elaborata nel suo libro "Interaction of colors". I due architetti infatti considerano il colore come una vera e propria risorsa per la determinazione degli spazi, al punto da affermare in un’intervista sulla rivista "El Croquis" «Colour is for us brick». Tale dichiarazione pone pertanto un importante interrogativo sul significato del colore in quanto strumento tettonico dello spazio fisico e non come componente immateriale che appartiene alla dimensione effimera dell’architettura. All'inizio della loro attività essi hanno indagato i vantaggi prodotti dall’utilizzo di giustapposizioni di differenti tinte cromatiche nella creazione di spazi, attraverso lo studio dei teorici del colore come Goethe, Runge, Itten e Albers. All’interno del dipinto "Homage to the square" Albers riconosce la presenza di due spazi differenti: lo spazio come appare, definito "actual fact", e lo spazio fisico della tela, "factual fact". Infatti per l’artista del Bauhaus un colore non è mai percepito come è fisicamente, poiché questo si altera continuamente in relazione alla presenza dei colori vicini e alle condizioni in cui si trova. Pertanto Sauerbruch Hutton sperimentano nei loro progetti attraverso il colore l’esplorazione tra "actual" e "factual", ovvero tra spazio visivamente percepito e spazio fisico. Essi sono interessati all’esperienza dell'ambiente vissuto, di cui indagano la dimensione immateriale ed effimera. Tuttavia le loro architetture sono definite non soltanto dal colore, ma anche dalla combinazione con materiali naturali come legno, acciaio, vetro, cemento dotati di differenti trattamenti superficiali. L’area colorata stessa non è astratta, ma ha una sua materialità caratterizzata dalla texture e dalle sue caratteristiche di lucentezza e di assorbimento. Nei loro spazi gli aspetti fenomenici del colore sono indagati con grande attenzione attraverso l’accentuazione dei contrasti cromatici. Pertanto per mezzo dell’analisi di alcuni loro progetti si intende mostrare tale dimensione oscillante tra spazio fisico e spazio visivo che fa riferimento alla teoria di Joseph Albers.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Ponti_Spazio-fisico-spazio-visivo_2018.pdf
solo gestori archivio
Tipologia:
Versione editoriale (versione pubblicata con il layout dell'editore)
Licenza:
Tutti i diritti riservati (All rights reserved)
Dimensione
1.57 MB
Formato
Adobe PDF
|
1.57 MB | Adobe PDF | Contatta l'autore |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.