Il contributo analizza il rapporto che Zapponi intrattiene con l’antropologia ed è incentrato sull’approccio ermeneutico del testo La Modernità Deviante del 1993. La riflessione proposta analizza riferimenti ad autori e concetti centrali negli studi antropologici, e, cerca di andar oltre i rinvii espliciti e plurimi al pensiero di Lévi-Strauss per mettere in luce consonanze, leggibili in filigrana, con l’antropologia riflessiva. In particolare, viene sottolineata l’affinità metodologica tra l’analisi della modernità fatta da Zapponi e la prospettiva dell’antropologia interpretativa o quella elaborata negli stessi anni da un autore come Clifford, scartando l’etnografia professionale, fatta di informatori e descrizioni di resoconti di campo trasformati in teoria per considerare invece aspetti polifonici delle culture, colti combinando etnografia, letteratura e arte e transazioni costruttive. Il bricolage metodologico che caratterizza il pensiero di Zapponi suggerisce un apprendista antropologo che studia la modernità a partire dalla rappresentazione diffusa e ricorrente di un senso di catastrofica perdita di autenticità e purezza. Il contributo propone tre letture, simmetrica, metodologica, iconografica-immaginifica, del rapporto all’antropologia espresso in La Modernità Deviante.
Modernità devianti tra antropologia e storia: Mickey Mouse, navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione, angeli della storia / Zapponi, Elena. - In: MONDO CONTEMPORANEO. - ISSN 1825-8905. - (2017).
Modernità devianti tra antropologia e storia: Mickey Mouse, navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione, angeli della storia
elena Zapponi
2017
Abstract
Il contributo analizza il rapporto che Zapponi intrattiene con l’antropologia ed è incentrato sull’approccio ermeneutico del testo La Modernità Deviante del 1993. La riflessione proposta analizza riferimenti ad autori e concetti centrali negli studi antropologici, e, cerca di andar oltre i rinvii espliciti e plurimi al pensiero di Lévi-Strauss per mettere in luce consonanze, leggibili in filigrana, con l’antropologia riflessiva. In particolare, viene sottolineata l’affinità metodologica tra l’analisi della modernità fatta da Zapponi e la prospettiva dell’antropologia interpretativa o quella elaborata negli stessi anni da un autore come Clifford, scartando l’etnografia professionale, fatta di informatori e descrizioni di resoconti di campo trasformati in teoria per considerare invece aspetti polifonici delle culture, colti combinando etnografia, letteratura e arte e transazioni costruttive. Il bricolage metodologico che caratterizza il pensiero di Zapponi suggerisce un apprendista antropologo che studia la modernità a partire dalla rappresentazione diffusa e ricorrente di un senso di catastrofica perdita di autenticità e purezza. Il contributo propone tre letture, simmetrica, metodologica, iconografica-immaginifica, del rapporto all’antropologia espresso in La Modernità Deviante.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.