L’accezione di sicurezza urbana che si è imposta nella contemporaneità ha spostato l’attenzione dalla tutela del cittadino alla criminalizzazione delle marginalità sociali, riducendo la complessità della convivenza urbana a un problema di ordine pubblico (Paone 2008). Negli ultimi anni stiamo assistendo a una canalizzazione di disagi e insicurezze nella condanna del degrado, attraverso quella serie di provvedimenti che mirano al chimerico concetto di decoro, perseguendo un’idea di città in cui miseria e marginalità non si vedano (Pitch 2013). Con la lente della psicanalisi questa sarebbe letta come una rimozione collettiva di corpi altrimenti perturbanti. La prostituzione outdoor rientra nei fenomeni così perseguitati: nonostante il suo esercizio sia legale in Italia, un notevole sforzo creativo da parte di forze dell’ordine e amministrazioni produce escamotages per contenerla e controllarla attraverso la gestione spaziale (decreti, ordinanze, pattugliamenti). Ovviamente questo genere di giurisdizioni sono double standard positions: si concentrano sul buon cittadino, senza considerare gli interessi della popolazione attiva nel sex work. Strumento diffuso sono le ordinanze, che lasciano ai sindaci l’individuazione dei comportamenti da sanzionare in nome della “sicurezza urbana”, contribuendo alla confusione fra illegalità e disturbo e fra criminalità e disagio. Si arrivano a vietare determinati atteggiamenti e abbigliamenti nello spazio pubblico, offensivi nei confronti del comune senso del pudore in quanto manifestano inequivocabilmente l’intenzione di adescare. Si tratta di locuzioni molto simili a quelle usate nel fondamentalismo islamico per punire le donne che trasgrediscono i dettami del decoro, e sensibili a interpretazioni soggettive: a quale cittadinanza si riferisce il comune senso del pudore? Quali rappresentazioni del corpo femminile si perpetuano attraverso tali provvedimenti? La conseguenza delle politiche di coercizione, esplicite o implicite, è lo spostamento delle e dei sex workers in zone diverse, aree più periferiche o strade più buie, e al relativo adeguamento dei clienti. Si tratta di una geografia in perenne divenire, che cerca costantemente di forzare i limiti del proprio confinamento adottando tattiche di mobilità e resistenza (Hubbard 2009). Una lettura di tale situazione attraverso il filtro del genere permette di evidenziare come corpi (solitamente dall’aspetto femminile) stigmatizzati e messi al bando diventano loro malgrado strumenti performativi di contaminazione di spazi e di superamento di alcuni limiti. La presenza del corpo sessuato nello spazio pubblico assume così un significato politico (Borghi 2014). Il governo spaziale della prostituzione sembra rivelarsi l’ennesima strumentalizzazione dei corpi delle donne: in nome di questi vengono formulate politiche securitarie che sembrano non poter prescindere dalla negazione del diritto alla città degli stessi corpi, ma di altre donne.

Sex Zoned. Politiche del decoro, geografie della prostituzione e governo del territorio / Olcuire, Serena. - (2017), pp. 2065-2069. (Intervento presentato al convegno XX Conferenza Nazionale SIU - Società Italiana degli Urbanisti URBANISTICA E/È AZIONE PUBBLICA La responsabilità della proposta tenutosi a Roma).

Sex Zoned. Politiche del decoro, geografie della prostituzione e governo del territorio

Serena Olcuire
2017

Abstract

L’accezione di sicurezza urbana che si è imposta nella contemporaneità ha spostato l’attenzione dalla tutela del cittadino alla criminalizzazione delle marginalità sociali, riducendo la complessità della convivenza urbana a un problema di ordine pubblico (Paone 2008). Negli ultimi anni stiamo assistendo a una canalizzazione di disagi e insicurezze nella condanna del degrado, attraverso quella serie di provvedimenti che mirano al chimerico concetto di decoro, perseguendo un’idea di città in cui miseria e marginalità non si vedano (Pitch 2013). Con la lente della psicanalisi questa sarebbe letta come una rimozione collettiva di corpi altrimenti perturbanti. La prostituzione outdoor rientra nei fenomeni così perseguitati: nonostante il suo esercizio sia legale in Italia, un notevole sforzo creativo da parte di forze dell’ordine e amministrazioni produce escamotages per contenerla e controllarla attraverso la gestione spaziale (decreti, ordinanze, pattugliamenti). Ovviamente questo genere di giurisdizioni sono double standard positions: si concentrano sul buon cittadino, senza considerare gli interessi della popolazione attiva nel sex work. Strumento diffuso sono le ordinanze, che lasciano ai sindaci l’individuazione dei comportamenti da sanzionare in nome della “sicurezza urbana”, contribuendo alla confusione fra illegalità e disturbo e fra criminalità e disagio. Si arrivano a vietare determinati atteggiamenti e abbigliamenti nello spazio pubblico, offensivi nei confronti del comune senso del pudore in quanto manifestano inequivocabilmente l’intenzione di adescare. Si tratta di locuzioni molto simili a quelle usate nel fondamentalismo islamico per punire le donne che trasgrediscono i dettami del decoro, e sensibili a interpretazioni soggettive: a quale cittadinanza si riferisce il comune senso del pudore? Quali rappresentazioni del corpo femminile si perpetuano attraverso tali provvedimenti? La conseguenza delle politiche di coercizione, esplicite o implicite, è lo spostamento delle e dei sex workers in zone diverse, aree più periferiche o strade più buie, e al relativo adeguamento dei clienti. Si tratta di una geografia in perenne divenire, che cerca costantemente di forzare i limiti del proprio confinamento adottando tattiche di mobilità e resistenza (Hubbard 2009). Una lettura di tale situazione attraverso il filtro del genere permette di evidenziare come corpi (solitamente dall’aspetto femminile) stigmatizzati e messi al bando diventano loro malgrado strumenti performativi di contaminazione di spazi e di superamento di alcuni limiti. La presenza del corpo sessuato nello spazio pubblico assume così un significato politico (Borghi 2014). Il governo spaziale della prostituzione sembra rivelarsi l’ennesima strumentalizzazione dei corpi delle donne: in nome di questi vengono formulate politiche securitarie che sembrano non poter prescindere dalla negazione del diritto alla città degli stessi corpi, ma di altre donne.
2017
XX Conferenza Nazionale SIU - Società Italiana degli Urbanisti URBANISTICA E/È AZIONE PUBBLICA La responsabilità della proposta
sex work; governo della prostituzione; Roma; public space; decoro; marginalità; sicurezza urbana;
04 Pubblicazione in atti di convegno::04b Atto di convegno in volume
Sex Zoned. Politiche del decoro, geografie della prostituzione e governo del territorio / Olcuire, Serena. - (2017), pp. 2065-2069. (Intervento presentato al convegno XX Conferenza Nazionale SIU - Società Italiana degli Urbanisti URBANISTICA E/È AZIONE PUBBLICA La responsabilità della proposta tenutosi a Roma).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1190458
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