La tesi si occupa del concetto di modificazione in architettura. In generale l’interrogativo riguarda il significato e le valenze nel progetto architettonico. La trattazione del tema prende spunto dalle questioni sollevate da Vittorio Gregotti, nel doppio numero di Casabella 498-499 del 1984, ovvero sulle possibilità di intendere la modificazione come “strumento concettuale che presiede la progettazione dell’architettura” e di assumerla come strumento utile a definire un linguaggio della modificazione. Significa porsi la questione di una specificità interna al progetto di architettura, intendendo la modificazione come principio operativo. Tale principio implica la necessità di considerare una posizione netta rispetto all’esistente, la possibilità, cioè, di prenderne le distanze, come è avvenuto attraverso il principio esclusivo della tabula rasa appartenente al Movimento Moderno, o di considerarne l’appartenenza. Dalla ricognizione bibliografica, che mi ha permesso di focalizzare gli aspetti generali impliciti nel termine stesso, è emerso uno stato dell’arte in cui la trattazione vede prevalere il significato del progetto di architettura come strumento della modificazione, a discapito di una concezione della modificazione come strumento del progetto di architettura. Ne è derivato cioè, uno sbilanciamento dell’attenzione verso l’esito che si determina dal rapporto tra il progetto e l’ambiente. Risulta, al contempo, una carenza di interesse verso la parte specifica del significato che coinvolge la azione del modificare, che risiede invece, come strumento, dentro i caratteri che regolano il processo costruttivo del progetto. Ritengo che la riflessione sul tema sia ancora oggi di particolare importanza, soprattutto per il panorama italiano, in cui la preesistenza costante del contesto comprende la necessità inclusiva di un atto di mantenimento e di conservazione. In questo senso il principio della modificazione esprime il proprio carattere inclusivo, e pone il progetto come elemento di coerenza tra il preesistente e il nuovo. Occorre inoltre specificare che la questione della modificazione comprende due dimensioni della preesistenza: la dimensione del manufatto, e la dimensione del luogo. Luogo che, “sintetizzando con uno slogan (…), è il sito più la storia” (Purini F., 2000), coinvolge quindi tanto le caratteristiche del sito, saturo ed irrisolto, quanto la presenza della storia, entità permanente tra la cultura collettiva e quella individuale dell’architetto. Con questa tesi intendo affrontare perciò la dimensione che appartiene al rapporto del progetto con il luogo. Intendo individuare le finalità e le modalità che definiscono le dinamiche legate al linguaggio della modificazione e che appartengono alla sovrapposizione del piano fisico, operativo, al piano linguistico, concettuale. È mia intenzione quindi spostare il baricentro verso il concetto di azione , per indagare il ruolo concettuale ed operativo della modificazione all’interno del processo costruttivo del progetto e verificare la possibilità di definizione di un linguaggio della modificazione.

La modificazione, riflessioni sul linguaggio nell’architettura / Oltremarini, Alessandro. - (2017 Feb 28).

La modificazione, riflessioni sul linguaggio nell’architettura

OLTREMARINI, ALESSANDRO
28/02/2017

Abstract

La tesi si occupa del concetto di modificazione in architettura. In generale l’interrogativo riguarda il significato e le valenze nel progetto architettonico. La trattazione del tema prende spunto dalle questioni sollevate da Vittorio Gregotti, nel doppio numero di Casabella 498-499 del 1984, ovvero sulle possibilità di intendere la modificazione come “strumento concettuale che presiede la progettazione dell’architettura” e di assumerla come strumento utile a definire un linguaggio della modificazione. Significa porsi la questione di una specificità interna al progetto di architettura, intendendo la modificazione come principio operativo. Tale principio implica la necessità di considerare una posizione netta rispetto all’esistente, la possibilità, cioè, di prenderne le distanze, come è avvenuto attraverso il principio esclusivo della tabula rasa appartenente al Movimento Moderno, o di considerarne l’appartenenza. Dalla ricognizione bibliografica, che mi ha permesso di focalizzare gli aspetti generali impliciti nel termine stesso, è emerso uno stato dell’arte in cui la trattazione vede prevalere il significato del progetto di architettura come strumento della modificazione, a discapito di una concezione della modificazione come strumento del progetto di architettura. Ne è derivato cioè, uno sbilanciamento dell’attenzione verso l’esito che si determina dal rapporto tra il progetto e l’ambiente. Risulta, al contempo, una carenza di interesse verso la parte specifica del significato che coinvolge la azione del modificare, che risiede invece, come strumento, dentro i caratteri che regolano il processo costruttivo del progetto. Ritengo che la riflessione sul tema sia ancora oggi di particolare importanza, soprattutto per il panorama italiano, in cui la preesistenza costante del contesto comprende la necessità inclusiva di un atto di mantenimento e di conservazione. In questo senso il principio della modificazione esprime il proprio carattere inclusivo, e pone il progetto come elemento di coerenza tra il preesistente e il nuovo. Occorre inoltre specificare che la questione della modificazione comprende due dimensioni della preesistenza: la dimensione del manufatto, e la dimensione del luogo. Luogo che, “sintetizzando con uno slogan (…), è il sito più la storia” (Purini F., 2000), coinvolge quindi tanto le caratteristiche del sito, saturo ed irrisolto, quanto la presenza della storia, entità permanente tra la cultura collettiva e quella individuale dell’architetto. Con questa tesi intendo affrontare perciò la dimensione che appartiene al rapporto del progetto con il luogo. Intendo individuare le finalità e le modalità che definiscono le dinamiche legate al linguaggio della modificazione e che appartengono alla sovrapposizione del piano fisico, operativo, al piano linguistico, concettuale. È mia intenzione quindi spostare il baricentro verso il concetto di azione , per indagare il ruolo concettuale ed operativo della modificazione all’interno del processo costruttivo del progetto e verificare la possibilità di definizione di un linguaggio della modificazione.
28-feb-2017
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1189390
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