Talvolta sembra che prove standardizzate ed equità siano in aperta e totale contraddizione, ma lo sono veramente solo in parte. Le prove standardizzate, utilizzate per la valutazione sommativa o di sistema, hanno, nella tipica forma fissa o lineare, il limite di mettere tutti gli alunni di fronte alle stesse domande e di valutare il risultato ottenuto in relazione a un valore di riferimento, inadatto per definizione, a misurare ciò che si discosta dalla norma, siano gli studenti stranieri, immigrati di prima o seconda generazione, o quelli con bisogni educativi speciali. Ma questo limite si traduce in un pregio se consente di mettere in luce alcuni aspetti del gruppo classe o del sistema se non del singolo studente; fra le varie informazioni significative che abbiamo avuto dalle prove nazionali potremmo citare i risultati sulla variabilità, che, in particolare nel primo ciclo, hanno spesso messo in evidenza come vi sia in molte realtà un’elevata variabilità fra le classi e una scarsa variabilità dentro le classi, fenomeno che di certo meriterebbe un approfondimento. Nell’ambito della ricerca internazionale ci si è chiesti come superare questo limite, come ottenere utili informazioni di sistema e al contempo informazioni attendibili sulle abilità, rispetto a un certo costrutto, di tutti gli studenti, compresi quelli che si discostano in modo significativo dal livello medio di riferimento. In molti paesi sono state avviate sperimentazioni sulle cosiddette prove adattative, a forma variabile o su misura (tailored), in cui l’abilità dello studente viene misurata più volte nel corso della prova e utilizzata come parametro per definire quali domande sottoporre allo studente, per raggiungere l’obiettivo di avere una misura il più possibile precisa. Fra le varie esperienze di questo tipo è interessante ricordare ad esempio l’esperienza danese (Wandall J. 2009). L’ultima frontiera in questo ambito è lo studio di prove adattative multilivello che si pongono come obiettivo quello di coniugare la precisione della misura con la validità di contenuto. L’idea di fondo di questi nuovi approcci alle prove standardizzate è che se si misura con maggior precisione l’abilità, rispetto a un dato costrutto, del singolo studente, tutte le misure aggregate che se ne possono trarre, a livello di classe o di scuola, saranno più attendibili e che, con i mezzi opportuni, si potranno offrire ai docenti strumenti per monitorare nel tempo i progressi sia dei singoli sia della classe.

Prove standardizzate ed equità / Botta, Emanuela. - 14:(2019), pp. 161-171. (Intervento presentato al convegno Bisogni educativi e dimensioni interculturali tenutosi a ROMA).

Prove standardizzate ed equità

Emanuela Botta
2019

Abstract

Talvolta sembra che prove standardizzate ed equità siano in aperta e totale contraddizione, ma lo sono veramente solo in parte. Le prove standardizzate, utilizzate per la valutazione sommativa o di sistema, hanno, nella tipica forma fissa o lineare, il limite di mettere tutti gli alunni di fronte alle stesse domande e di valutare il risultato ottenuto in relazione a un valore di riferimento, inadatto per definizione, a misurare ciò che si discosta dalla norma, siano gli studenti stranieri, immigrati di prima o seconda generazione, o quelli con bisogni educativi speciali. Ma questo limite si traduce in un pregio se consente di mettere in luce alcuni aspetti del gruppo classe o del sistema se non del singolo studente; fra le varie informazioni significative che abbiamo avuto dalle prove nazionali potremmo citare i risultati sulla variabilità, che, in particolare nel primo ciclo, hanno spesso messo in evidenza come vi sia in molte realtà un’elevata variabilità fra le classi e una scarsa variabilità dentro le classi, fenomeno che di certo meriterebbe un approfondimento. Nell’ambito della ricerca internazionale ci si è chiesti come superare questo limite, come ottenere utili informazioni di sistema e al contempo informazioni attendibili sulle abilità, rispetto a un certo costrutto, di tutti gli studenti, compresi quelli che si discostano in modo significativo dal livello medio di riferimento. In molti paesi sono state avviate sperimentazioni sulle cosiddette prove adattative, a forma variabile o su misura (tailored), in cui l’abilità dello studente viene misurata più volte nel corso della prova e utilizzata come parametro per definire quali domande sottoporre allo studente, per raggiungere l’obiettivo di avere una misura il più possibile precisa. Fra le varie esperienze di questo tipo è interessante ricordare ad esempio l’esperienza danese (Wandall J. 2009). L’ultima frontiera in questo ambito è lo studio di prove adattative multilivello che si pongono come obiettivo quello di coniugare la precisione della misura con la validità di contenuto. L’idea di fondo di questi nuovi approcci alle prove standardizzate è che se si misura con maggior precisione l’abilità, rispetto a un dato costrutto, del singolo studente, tutte le misure aggregate che se ne possono trarre, a livello di classe o di scuola, saranno più attendibili e che, con i mezzi opportuni, si potranno offrire ai docenti strumenti per monitorare nel tempo i progressi sia dei singoli sia della classe.
2019
Bisogni educativi e dimensioni interculturali
valutazione, equità, prove adattative
04 Pubblicazione in atti di convegno::04b Atto di convegno in volume
Prove standardizzate ed equità / Botta, Emanuela. - 14:(2019), pp. 161-171. (Intervento presentato al convegno Bisogni educativi e dimensioni interculturali tenutosi a ROMA).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1186558
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