In analyzing the narrative modes of the videogame language, it is easy to record a recurring and well-established practice of extrapolating and reworking of thematic-formal motives and strategies coming from the vast mode of the fantastic, without these, however, being able to coalesce into -in almost all cases- a truly uncanny outcome, or to create that essential condition of deep unresolved uneasiness and uncertainty found, on the contrary, in the literary genre. Precisely in its appeal to the rich tradition of the nineteenth-twentieth-century fantastic, and because of its aesthetically pleasing refinement, absolutely original, all aimed at achieving a specific hesitant tension throughout the whole gaming experience, Silent Hill's saga is one of the most successful examples in transposing the fantastic into the new media of the videogame. The fundamental importance of the spatial aspect, common to both the fantastic narrative and the videogame «text», finds expression in the imaginary little town that gives its name to the series, in one of the most scary and iconic depictions of the urban environment; a context, in other words, both familiar and reassuring, that turns into an inconceivable crossroads of disturbing alternative worlds and nightmare dimensions that in their continuous overlapping with and substitute for reality determine its inevitable crushing, to the point of denying the very possibility of its representability.

Nell’analizzare le modalità narrative del linguaggio videoludico è facile registrare una ricorrente e affermata pratica di estrapolazione e rielaborazione di motivi e strategie tematico-formali provenienti dall’ampia modalità del fantastico, senza che questi, tuttavia, arrivino nella quasi totalità dei casi a condensarsi in un esito autenticamente perturbante o a generare quell’essenziale condizione di profonda inquietudine e d’incertezza senza soluzioni riscontrabile invece nell’ambito del genere letterario. Proprio nel suo rifarsi alla ricca tradizione del fantastico otto-novecentesco e in ragione di una ricercatezza estetica certamente inedita, tutta rivolta al conseguimento di una specifica tensione esitante che attraversa l’intera esperienza di gioco, la saga di Silent Hill costituisce uno degli esempi più riusciti di trasposizione del fantastico nel nuovo medium del videogioco. L’importanza fondamentale dell’aspetto spaziale, comune sia alla narrazione fantastica che al «testo» videoludico, trova espressione, con la cittadina immaginaria che dà il nome alla serie, in una delle più spaventose e iconiche raffigurazioni dell’ambiente urbano, di un contesto, cioè, familiare e rassicurante che si trasforma in un inconcepibile crocevia di angoscianti mondi alternativi e dimensioni da incubo che nel loro continuo sovrapporsi e sostituirsi alla realtà ne determinano l’inevitabile frantumazione, arrivando a negare la possibilità stessa di una sua rappresentabilità.

«In my restless dreams, I see that town»: una prospettiva narratologica sulla città fantastica di Silent Hill / Carnevale, Davide. - In: BRUMAL. - ISSN 2014-7910. - 5:2(2017), pp. 153-174. [10.5565/rev/brumal.428]

«In my restless dreams, I see that town»: una prospettiva narratologica sulla città fantastica di Silent Hill

Carnevale, Davide
Writing – Original Draft Preparation
2017

Abstract

In analyzing the narrative modes of the videogame language, it is easy to record a recurring and well-established practice of extrapolating and reworking of thematic-formal motives and strategies coming from the vast mode of the fantastic, without these, however, being able to coalesce into -in almost all cases- a truly uncanny outcome, or to create that essential condition of deep unresolved uneasiness and uncertainty found, on the contrary, in the literary genre. Precisely in its appeal to the rich tradition of the nineteenth-twentieth-century fantastic, and because of its aesthetically pleasing refinement, absolutely original, all aimed at achieving a specific hesitant tension throughout the whole gaming experience, Silent Hill's saga is one of the most successful examples in transposing the fantastic into the new media of the videogame. The fundamental importance of the spatial aspect, common to both the fantastic narrative and the videogame «text», finds expression in the imaginary little town that gives its name to the series, in one of the most scary and iconic depictions of the urban environment; a context, in other words, both familiar and reassuring, that turns into an inconceivable crossroads of disturbing alternative worlds and nightmare dimensions that in their continuous overlapping with and substitute for reality determine its inevitable crushing, to the point of denying the very possibility of its representability.
2017
Nell’analizzare le modalità narrative del linguaggio videoludico è facile registrare una ricorrente e affermata pratica di estrapolazione e rielaborazione di motivi e strategie tematico-formali provenienti dall’ampia modalità del fantastico, senza che questi, tuttavia, arrivino nella quasi totalità dei casi a condensarsi in un esito autenticamente perturbante o a generare quell’essenziale condizione di profonda inquietudine e d’incertezza senza soluzioni riscontrabile invece nell’ambito del genere letterario. Proprio nel suo rifarsi alla ricca tradizione del fantastico otto-novecentesco e in ragione di una ricercatezza estetica certamente inedita, tutta rivolta al conseguimento di una specifica tensione esitante che attraversa l’intera esperienza di gioco, la saga di Silent Hill costituisce uno degli esempi più riusciti di trasposizione del fantastico nel nuovo medium del videogioco. L’importanza fondamentale dell’aspetto spaziale, comune sia alla narrazione fantastica che al «testo» videoludico, trova espressione, con la cittadina immaginaria che dà il nome alla serie, in una delle più spaventose e iconiche raffigurazioni dell’ambiente urbano, di un contesto, cioè, familiare e rassicurante che si trasforma in un inconcepibile crocevia di angoscianti mondi alternativi e dimensioni da incubo che nel loro continuo sovrapporsi e sostituirsi alla realtà ne determinano l’inevitabile frantumazione, arrivando a negare la possibilità stessa di una sua rappresentabilità.
Fantastic; game studies; Silent Hill; urban space; videogame narration; literature and literary theory; 1213; cultural studies; communication
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
«In my restless dreams, I see that town»: una prospettiva narratologica sulla città fantastica di Silent Hill / Carnevale, Davide. - In: BRUMAL. - ISSN 2014-7910. - 5:2(2017), pp. 153-174. [10.5565/rev/brumal.428]
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