Nel corso degli ultimi decenni il processo di invecchiamento della popolazione ha interessato tutti i paesi maggiormente sviluppati. In Italia questo fenomeno si è verificato con maggiore rapidità e le cause sono da ricercarsi nell’aumento dell’aspettativa di vita, nei bassi livelli di natalità e nei flussi migratori che non compensano la diminuzione della popolazione. Le conseguenze dell’invecchiamento della popolazione non sono esclusivamente demografiche: gli effetti di tali dinamiche si ripercuotono sull’economia e sul mercato del lavoro. In particolare, appare interessante analizzare le conseguenze che possono scaturire a seguito dell’associazione tra invecchiamento della popolazione e cambiamenti in atto nel mondo del lavoro. Il presente lavoro è diviso in tre capitoli: nel primo viene descritto il processo di invecchiamento della popolazione italiana negli ultimi decenni e le sue conseguenze sul mercato del lavoro. Nel secondo capitolo vengono esaminati gli effetti dell’invecchiamento della forza lavoro sulla produttività delle imprese, mettendo in luce il ruolo specifico della formazione. Sebbene la popolazione non si ridurrà nel breve periodo, l’età media dei lavoratori si sta innalzando rapidamente e questo potrebbe avere ripercussioni sugli attuali livelli di crescita e sulla sostenibilità dei sistemi di protezione sociale. Un’importante condizione affinché lo scenario economico non peggiori è che il livello produttivo delle imprese rimanga sostenuto. A tale fine è stata analizzata empiricamente la relazione tra struttura per età dei dipendenti, investimenti in formazione e produzione delle imprese italiane. Le analisi sono state condotte su un campione longitudinale rappresentativo delle società di capitale in Italia (RIL-INAPP) opportunamente integrato con l’Archivio AIDA contenente i bilanci certificati delle imprese. Due i risultati principali: in primo luogo la quota di lavoratori over50 e l’investimento in formazione risultano associate ad un incremento positivo della produttività del lavoro, anche nel caso in cui l’eterogeneità non osservata delle imprese è tenuta sotto controllo (tecniche Fixed Effects). Inoltre è emersa una relazione potenzialmente positiva tra formazione e capacità produttiva dei lavoratori over50 nelle aziende manifatturiere e in quelle che occupano oltre 50 dipendenti. Il terzo capitolo affronta il tema degli effetti della crisi economica sui lavoratori over50 a bassa qualificazione. Le statistiche indicano questa categoria come quella maggiormente a rischio di esclusione sociale soprattutto perché tali lavoratori presentano titoli di studio e tassi di partecipazione formativa mediamente più bassi. Le analisi trasversali e longitudinali, sviluppate attraverso quattro modelli logistici su dati LFS (Eurostat), stimano i fattori che determinano per tali lavoratori la propensione a fare formazione o a perdere l’occupazione a distanza di un anno dalla prima intervista. I risultati suggeriscono un peggioramento della condizione di questa categoria di lavoratori. Alcuni fattori di rischio sembrerebbero mostrare un rafforzamento (vivere nelle regioni meridionali, lavorare nelle piccole imprese, avere un basso livello d’istruzione), mentre altri fattori protettivi sembrerebbero aver attenuato la loro funzione (lavorare in grandi imprese, avere un titolo di studio più elevato).

Invecchiamento, produttività e cambiamenti strutturali del mercato del lavoro: il ruolo della formazione / Polli, Corrado. - (2018 Sep 14).

Invecchiamento, produttività e cambiamenti strutturali del mercato del lavoro: il ruolo della formazione

POLLI, CORRADO
14/09/2018

Abstract

Nel corso degli ultimi decenni il processo di invecchiamento della popolazione ha interessato tutti i paesi maggiormente sviluppati. In Italia questo fenomeno si è verificato con maggiore rapidità e le cause sono da ricercarsi nell’aumento dell’aspettativa di vita, nei bassi livelli di natalità e nei flussi migratori che non compensano la diminuzione della popolazione. Le conseguenze dell’invecchiamento della popolazione non sono esclusivamente demografiche: gli effetti di tali dinamiche si ripercuotono sull’economia e sul mercato del lavoro. In particolare, appare interessante analizzare le conseguenze che possono scaturire a seguito dell’associazione tra invecchiamento della popolazione e cambiamenti in atto nel mondo del lavoro. Il presente lavoro è diviso in tre capitoli: nel primo viene descritto il processo di invecchiamento della popolazione italiana negli ultimi decenni e le sue conseguenze sul mercato del lavoro. Nel secondo capitolo vengono esaminati gli effetti dell’invecchiamento della forza lavoro sulla produttività delle imprese, mettendo in luce il ruolo specifico della formazione. Sebbene la popolazione non si ridurrà nel breve periodo, l’età media dei lavoratori si sta innalzando rapidamente e questo potrebbe avere ripercussioni sugli attuali livelli di crescita e sulla sostenibilità dei sistemi di protezione sociale. Un’importante condizione affinché lo scenario economico non peggiori è che il livello produttivo delle imprese rimanga sostenuto. A tale fine è stata analizzata empiricamente la relazione tra struttura per età dei dipendenti, investimenti in formazione e produzione delle imprese italiane. Le analisi sono state condotte su un campione longitudinale rappresentativo delle società di capitale in Italia (RIL-INAPP) opportunamente integrato con l’Archivio AIDA contenente i bilanci certificati delle imprese. Due i risultati principali: in primo luogo la quota di lavoratori over50 e l’investimento in formazione risultano associate ad un incremento positivo della produttività del lavoro, anche nel caso in cui l’eterogeneità non osservata delle imprese è tenuta sotto controllo (tecniche Fixed Effects). Inoltre è emersa una relazione potenzialmente positiva tra formazione e capacità produttiva dei lavoratori over50 nelle aziende manifatturiere e in quelle che occupano oltre 50 dipendenti. Il terzo capitolo affronta il tema degli effetti della crisi economica sui lavoratori over50 a bassa qualificazione. Le statistiche indicano questa categoria come quella maggiormente a rischio di esclusione sociale soprattutto perché tali lavoratori presentano titoli di studio e tassi di partecipazione formativa mediamente più bassi. Le analisi trasversali e longitudinali, sviluppate attraverso quattro modelli logistici su dati LFS (Eurostat), stimano i fattori che determinano per tali lavoratori la propensione a fare formazione o a perdere l’occupazione a distanza di un anno dalla prima intervista. I risultati suggeriscono un peggioramento della condizione di questa categoria di lavoratori. Alcuni fattori di rischio sembrerebbero mostrare un rafforzamento (vivere nelle regioni meridionali, lavorare nelle piccole imprese, avere un basso livello d’istruzione), mentre altri fattori protettivi sembrerebbero aver attenuato la loro funzione (lavorare in grandi imprese, avere un titolo di studio più elevato).
14-set-2018
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1161086
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