Rosa Luxemburg was an outsider in many ways: she vehemently supported internationalism within the Polish political landscape, in which the “national question” of the independence and unification of Polish separated territories prevailed; she argued directly with Lenin about the democracy in the party and in the communist state; her views were in stark contrast to the German Social Democratic party (SPD) on the question of war credits; she was, in theory as well as in practice, a representative of women’s liberation. She remained a Jewess without roots, without tradition and without country. The death of Rosa Luxemburg marked the end of every possibility of Bolshevik revolution in Germany, but also the end of every alternative to the dictatorship of the party within the international communist movement. The political defeat was followed by the condemnation to oblivion. There is almost a conventio ad excludendum against Red Rosa: Poles reject her for her anti-nationalism, Jews because of her indifference to the “Jewish question”, the Communists because they considered her “extremist and deviationist”, the Social Democrats because she was “revolutionary”, the liberals because she was considered a “subversive and bloody terrorist”. Red Rosa, Jewess without homeland, conditioned by the fury of her internationalism, fell victim to her own utopia, she tried to realize a social and political revolution, to build a republic of councils of soldiers, workers, and peasants, missing the valuation of the fighting forces. But her choice was rational and conscious. An ideal and political choice that inherits the tradition of the deutsche Aufklärung and the Haskalah. Rosa Luxemburg represents a radical variant of German, Polish, Russian assimilated Jews who tried to rationalize, to improve, to “revolutionize” civil society to free oppressed humanity.

Rosa Luxemburg è stata un outsider sotto molti punti di vista: convinta fautrice dell’internazionalismo nel panorama politico polacco, in cui prevaleva la “questione nazionale” dell’indipendenza e dell’unificazione dei territori polacchi separati, ha polemizzato direttamente col Lenin sul problema della democrazia all’interno del partito e dello Stato comunista; la sua visione politica era i9n netto contrasto con quella del Partito Socialdemocratico Tedesco (SPD) sulla questione dei crediti di guerra; è stata, nella teoria e nella prassi, una sostenitrice dei diritti delle donne. Ma è rimasta un’ebrea senza radici, senza tradizione e senza patria. La morte di Rosa Luxemburg ha segnato la fine di ogni possibilità di una rivoluzione bolscevica in Germania, ma anche la fine di ogni alternativa alla dittatura del partito all’interno del movimento comunista internazionale. Al fallimento politico è seguita la condanna all’oblio. Esiste quasi una conventio ad excludendum nei confronti di Rosa Luxemburg: i polacchi la rifiutano a causa del suo internbazionalismo, gli ebrei a causa della sua freddezza nei confronti della “questione ebraica”, i comunisti perché la considerano “estremista e deviazionista”, i socialdemocratici perché “rivoluzionaria”, i liberali perché la considerano “una terrorista sovversiva e sanguinaria”. Rosa “la rossa”, ebrea senza patria, condizionata dalla sua furia per il suo internazionalismo, è stata vittima della sua stessa euforia, ha tentato di realizzare una rivoluzione politica e sociale, di fondare una repubblica dei consigli dei soldati, degli operai e dei contadini, sbagliando la valutazione delle forze in campo. Ma la sua scelta è stata consapevole e razionale. Una scelta politica e ideale che si pone sulla scia dell’ illuminismo tedesco e della Haskalah. Rosa Luxembur rappresenta una variante radicale degli ebrei assimilate tedeschi, polacchi e russi che hanno tentato di razionalizzare, di far crescere e di “rivoluzionare” la società civile per liberare l’umanità oppressa.

“Red Rosa”: Rosa Luxemburg’s Utopia of Revolution / Ponzi, Mauro. - In: LINKS. - ISSN 1594-5359. - STAMPA. - 18:18(2018), pp. 13-20.

“Red Rosa”: Rosa Luxemburg’s Utopia of Revolution

Ponzi, Mauro
2018

Abstract

Rosa Luxemburg was an outsider in many ways: she vehemently supported internationalism within the Polish political landscape, in which the “national question” of the independence and unification of Polish separated territories prevailed; she argued directly with Lenin about the democracy in the party and in the communist state; her views were in stark contrast to the German Social Democratic party (SPD) on the question of war credits; she was, in theory as well as in practice, a representative of women’s liberation. She remained a Jewess without roots, without tradition and without country. The death of Rosa Luxemburg marked the end of every possibility of Bolshevik revolution in Germany, but also the end of every alternative to the dictatorship of the party within the international communist movement. The political defeat was followed by the condemnation to oblivion. There is almost a conventio ad excludendum against Red Rosa: Poles reject her for her anti-nationalism, Jews because of her indifference to the “Jewish question”, the Communists because they considered her “extremist and deviationist”, the Social Democrats because she was “revolutionary”, the liberals because she was considered a “subversive and bloody terrorist”. Red Rosa, Jewess without homeland, conditioned by the fury of her internationalism, fell victim to her own utopia, she tried to realize a social and political revolution, to build a republic of councils of soldiers, workers, and peasants, missing the valuation of the fighting forces. But her choice was rational and conscious. An ideal and political choice that inherits the tradition of the deutsche Aufklärung and the Haskalah. Rosa Luxemburg represents a radical variant of German, Polish, Russian assimilated Jews who tried to rationalize, to improve, to “revolutionize” civil society to free oppressed humanity.
2018
Rosa Luxemburg è stata un outsider sotto molti punti di vista: convinta fautrice dell’internazionalismo nel panorama politico polacco, in cui prevaleva la “questione nazionale” dell’indipendenza e dell’unificazione dei territori polacchi separati, ha polemizzato direttamente col Lenin sul problema della democrazia all’interno del partito e dello Stato comunista; la sua visione politica era i9n netto contrasto con quella del Partito Socialdemocratico Tedesco (SPD) sulla questione dei crediti di guerra; è stata, nella teoria e nella prassi, una sostenitrice dei diritti delle donne. Ma è rimasta un’ebrea senza radici, senza tradizione e senza patria. La morte di Rosa Luxemburg ha segnato la fine di ogni possibilità di una rivoluzione bolscevica in Germania, ma anche la fine di ogni alternativa alla dittatura del partito all’interno del movimento comunista internazionale. Al fallimento politico è seguita la condanna all’oblio. Esiste quasi una conventio ad excludendum nei confronti di Rosa Luxemburg: i polacchi la rifiutano a causa del suo internbazionalismo, gli ebrei a causa della sua freddezza nei confronti della “questione ebraica”, i comunisti perché la considerano “estremista e deviazionista”, i socialdemocratici perché “rivoluzionaria”, i liberali perché la considerano “una terrorista sovversiva e sanguinaria”. Rosa “la rossa”, ebrea senza patria, condizionata dalla sua furia per il suo internazionalismo, è stata vittima della sua stessa euforia, ha tentato di realizzare una rivoluzione politica e sociale, di fondare una repubblica dei consigli dei soldati, degli operai e dei contadini, sbagliando la valutazione delle forze in campo. Ma la sua scelta è stata consapevole e razionale. Una scelta politica e ideale che si pone sulla scia dell’ illuminismo tedesco e della Haskalah. Rosa Luxembur rappresenta una variante radicale degli ebrei assimilate tedeschi, polacchi e russi che hanno tentato di razionalizzare, di far crescere e di “rivoluzionare” la società civile per liberare l’umanità oppressa.
Rosa Luxemburg; utopia; rivoluzione; ebraismo; nazionalismo
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
“Red Rosa”: Rosa Luxemburg’s Utopia of Revolution / Ponzi, Mauro. - In: LINKS. - ISSN 1594-5359. - STAMPA. - 18:18(2018), pp. 13-20.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1143565
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