Nel 1729 il cartografo, meteorologo e astronomo olandese Nicolaas Kruik incide una mappa che rappresenterà un caposaldo per ogni successiva descrizione del territorio. Realizzata per il controllo di un contesto pericolosamente soggetto a inondazioni e allagamenti, la carta descrive il letto del fiume Merwede e le aree circostanti per un’estensione di circa 3,36 x 1,4 km, indagandoli con accuratezza mirata alla conoscenza e alla programmazione degli interventi relativi all’annoso problema della gestione delle acque, da sempre al centro dell’attenzione di amministratori e cartografi dei Paesi Bassi. In questa splendida carta, suddivisa in due tavole, Kruik adotta per la prima volta in ambito orografico curve di eguale valore, reinterpretando e riutilizzando in un contesto diverso le isogone impiegate circa trenta anni prima per la rappresentazione di un fenomeno fisico da un altro cartografo, astronomo e scienziato. Nel 1701 Edmund Halley, per descrivere la variazione dell’angolo magnetico sull’oceano compreso tra Europa, Africa e America a partire da una «line of no variation», aveva utilizzato curve isogone in una carta basata su misurazioni effettuate dallo stesso scienziato nel 1700. Il fatto che Halley consideri le isogone come «properly new» fa pensare che egli non fosse a conoscenza del lavoro, oggi perduto, del padre gesuita Cristoforo Borri, astronomo e matematico che avrebbe utilizzato tali curve un secolo prima [Dror, Taylor 2006: 60]. Halley e Kruik ricorrono a curve di eguale valore per descrivere due modelli del tutto diversi (un fenomeno fisico l’uno, un modello orografico l’altro), contribuendo entrambi a sdoganare l’impiego delle isocurve per la rappresentazione di fenomeni distribuiti su base geografica. L’importanza del lavoro di Kruik sta proprio nell’aver adottato questo strumento, rendendone imprescindibile l’impiego cartografico in ambito di conoscenza, controllo e gestione del territorio. Nel 1712 lo stesso Kruik aveva realizzato un’accurata cartografia del Delfland in 25 tavole incise in scala 1:10000, nata a seguito di un’accurata campagna di rilevamento che risaliva al 1701 e di anni di verifiche e sopralluoghi [De Vries: 26]. Questo lavoro, estremamente preciso e frutto di misurazioni accurate, rivela ancora una contaminazione tra proiezione zenitale e veduta che compaiono a volte sulla stessa tavola, apparentemente senza soluzione di continuità nel passaggio da una all’altra modalità proiettiva. La proiezione planimetrica diventa veduta prospettica a partire dalla fascia di intermediazione tra la terra e mare e poi, decisamente, nella rappresentazione del mare. Una modalità proiettiva di tipo assonometrico compare invece in corrispondenza di agglomerati urbani degni di risalto. Questa compresenza di modalità proiettive diverse deriva ancora dalle carte del Cinque e del Seicento, e dà luogo a immagini al contempo esatte, misurabili e accattivanti, ma lontane dall’integrità proiettiva che la cartografia andrà assumendo nel corso del Settecento, a partire dal successivo lavoro dello stesso Kruik. Nessun effetto prospettico è infatti presente nella carta del Merwede, dove la resa della terza dimensione è riservata ad alcuni tipi di vegetazione, descritti secondo modalità di “ribaltamento” prevalentemente simboliche, in linea con la cartografia tradizionale. Le isobate, adottate per mantenere la resa plastica in modalità di proiezione zenitale, lasciano il posto, nei rami secondari, a un trattamento grafico convenzionale, per quanto molto elegante, che deriva da esempi precedenti e che diventerà piuttosto comune in seguito, per la resa dell’acqua lungo il corso dei fiumi. Analoga caratterizzazione grafica dell’acqua la si ritrova anche nella pianta zenitale di Roma realizzata da Giovanni Battista Nolli solo 14 anni dopo il lavoro di Kruik, una carta che, per la resa degli elementi naturali ma, soprattutto, per l’accuratezza delle misurazioni e per la decisa rinuncia alla proiezione centrale o pseudo assonometrica, sembra meritare un confronto con l’imponente lavoro dell’olandese.

Geometry as a tool to manage the territory. Nicolaas Kruik and the map of the Merwede / Carlevaris, L.. - STAMPA. - (2019), pp. 1895-1906. (Intervento presentato al convegno ICGG 2018 - The 18th International Conference on Geometry and Graphics tenutosi a Politecnico di Milano, Milan, Italy nel 3-7 August 2018).

Geometry as a tool to manage the territory. Nicolaas Kruik and the map of the Merwede

L. CARLEVARIS
2019

Abstract

Nel 1729 il cartografo, meteorologo e astronomo olandese Nicolaas Kruik incide una mappa che rappresenterà un caposaldo per ogni successiva descrizione del territorio. Realizzata per il controllo di un contesto pericolosamente soggetto a inondazioni e allagamenti, la carta descrive il letto del fiume Merwede e le aree circostanti per un’estensione di circa 3,36 x 1,4 km, indagandoli con accuratezza mirata alla conoscenza e alla programmazione degli interventi relativi all’annoso problema della gestione delle acque, da sempre al centro dell’attenzione di amministratori e cartografi dei Paesi Bassi. In questa splendida carta, suddivisa in due tavole, Kruik adotta per la prima volta in ambito orografico curve di eguale valore, reinterpretando e riutilizzando in un contesto diverso le isogone impiegate circa trenta anni prima per la rappresentazione di un fenomeno fisico da un altro cartografo, astronomo e scienziato. Nel 1701 Edmund Halley, per descrivere la variazione dell’angolo magnetico sull’oceano compreso tra Europa, Africa e America a partire da una «line of no variation», aveva utilizzato curve isogone in una carta basata su misurazioni effettuate dallo stesso scienziato nel 1700. Il fatto che Halley consideri le isogone come «properly new» fa pensare che egli non fosse a conoscenza del lavoro, oggi perduto, del padre gesuita Cristoforo Borri, astronomo e matematico che avrebbe utilizzato tali curve un secolo prima [Dror, Taylor 2006: 60]. Halley e Kruik ricorrono a curve di eguale valore per descrivere due modelli del tutto diversi (un fenomeno fisico l’uno, un modello orografico l’altro), contribuendo entrambi a sdoganare l’impiego delle isocurve per la rappresentazione di fenomeni distribuiti su base geografica. L’importanza del lavoro di Kruik sta proprio nell’aver adottato questo strumento, rendendone imprescindibile l’impiego cartografico in ambito di conoscenza, controllo e gestione del territorio. Nel 1712 lo stesso Kruik aveva realizzato un’accurata cartografia del Delfland in 25 tavole incise in scala 1:10000, nata a seguito di un’accurata campagna di rilevamento che risaliva al 1701 e di anni di verifiche e sopralluoghi [De Vries: 26]. Questo lavoro, estremamente preciso e frutto di misurazioni accurate, rivela ancora una contaminazione tra proiezione zenitale e veduta che compaiono a volte sulla stessa tavola, apparentemente senza soluzione di continuità nel passaggio da una all’altra modalità proiettiva. La proiezione planimetrica diventa veduta prospettica a partire dalla fascia di intermediazione tra la terra e mare e poi, decisamente, nella rappresentazione del mare. Una modalità proiettiva di tipo assonometrico compare invece in corrispondenza di agglomerati urbani degni di risalto. Questa compresenza di modalità proiettive diverse deriva ancora dalle carte del Cinque e del Seicento, e dà luogo a immagini al contempo esatte, misurabili e accattivanti, ma lontane dall’integrità proiettiva che la cartografia andrà assumendo nel corso del Settecento, a partire dal successivo lavoro dello stesso Kruik. Nessun effetto prospettico è infatti presente nella carta del Merwede, dove la resa della terza dimensione è riservata ad alcuni tipi di vegetazione, descritti secondo modalità di “ribaltamento” prevalentemente simboliche, in linea con la cartografia tradizionale. Le isobate, adottate per mantenere la resa plastica in modalità di proiezione zenitale, lasciano il posto, nei rami secondari, a un trattamento grafico convenzionale, per quanto molto elegante, che deriva da esempi precedenti e che diventerà piuttosto comune in seguito, per la resa dell’acqua lungo il corso dei fiumi. Analoga caratterizzazione grafica dell’acqua la si ritrova anche nella pianta zenitale di Roma realizzata da Giovanni Battista Nolli solo 14 anni dopo il lavoro di Kruik, una carta che, per la resa degli elementi naturali ma, soprattutto, per l’accuratezza delle misurazioni e per la decisa rinuncia alla proiezione centrale o pseudo assonometrica, sembra meritare un confronto con l’imponente lavoro dell’olandese.
2019
ICGG 2018 - The 18th International Conference on Geometry and Graphics
Nicolaas Kruik; Cruquius; isogones; isobaths; cartography; territory
04 Pubblicazione in atti di convegno::04b Atto di convegno in volume
Geometry as a tool to manage the territory. Nicolaas Kruik and the map of the Merwede / Carlevaris, L.. - STAMPA. - (2019), pp. 1895-1906. (Intervento presentato al convegno ICGG 2018 - The 18th International Conference on Geometry and Graphics tenutosi a Politecnico di Milano, Milan, Italy nel 3-7 August 2018).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1137702
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