“Quali le ragioni per cui, nel breve volgere di un biennio, una proposta che suonava ai più come scandalosa e irritante, lontana dalle dinamiche sociali e dai processi economici, poco più che una provocazione di ambienti accademici radicali o di movimenti sociali minoritari e incapaci di alleanze credibili, è diventata il fulcro di un così intenso e appassionante dibattito? Una su tutte: perché il reddito di base sta diventando un principio di organizzazione sociale intuitivo e irrinunciabile così come lo sono diventati, in altre epoche storiche, l’abolizione della schiavitù o il voto alle donne”. (p.7) In un momento di evidente disordine dal punto di vista geopolitico e sociale, in cui gli strumenti di tutela dei diritti mostrano chiaramente i loro limiti intrinseci, i sistemi di welfare devono, se vogliono sopravvivere, interrogarsi continuamente su quale sia la maniera più efficace di fronteggiare l’affacciarsi all’orizzonte di bisogni e diritti nuovi, che emergono di pari passo ad un mutato scenario economico e politico. La più che complessa situazione socio-politica odierna, ormai esaurita la spinta della crescita impetuosa (“l’età dell’oro del welfare” come la chiama l’Autore), ha imposto al dibattito pubblico italiano ed europeo la stringente necessità di coniare forme nuove di applicazione dei diritti sociali in assenza di crescita economica. L’attuale, e innegabile, predominio degli interessi economici spinge sempre più verso un tentativo di subordinazione dei diritti sociali alla disponibilità di risorse e alla discrezionalità legislativa nella destinazione delle stesse.

Recensione a G. Bronzini; Il diritto a un reddito di base. Il welfare nell’età dell’innovazione; Torino; Edizioni Abele; 2017; pp. 160 / Campelli, Enrico. - In: NOMOS. - ISSN 2279-7238. - ELETTRONICO. - Nomos 1-2018:(2018), pp. 1-5.

Recensione a G. Bronzini; Il diritto a un reddito di base. Il welfare nell’età dell’innovazione; Torino; Edizioni Abele; 2017; pp. 160

enrico campelli
2018

Abstract

“Quali le ragioni per cui, nel breve volgere di un biennio, una proposta che suonava ai più come scandalosa e irritante, lontana dalle dinamiche sociali e dai processi economici, poco più che una provocazione di ambienti accademici radicali o di movimenti sociali minoritari e incapaci di alleanze credibili, è diventata il fulcro di un così intenso e appassionante dibattito? Una su tutte: perché il reddito di base sta diventando un principio di organizzazione sociale intuitivo e irrinunciabile così come lo sono diventati, in altre epoche storiche, l’abolizione della schiavitù o il voto alle donne”. (p.7) In un momento di evidente disordine dal punto di vista geopolitico e sociale, in cui gli strumenti di tutela dei diritti mostrano chiaramente i loro limiti intrinseci, i sistemi di welfare devono, se vogliono sopravvivere, interrogarsi continuamente su quale sia la maniera più efficace di fronteggiare l’affacciarsi all’orizzonte di bisogni e diritti nuovi, che emergono di pari passo ad un mutato scenario economico e politico. La più che complessa situazione socio-politica odierna, ormai esaurita la spinta della crescita impetuosa (“l’età dell’oro del welfare” come la chiama l’Autore), ha imposto al dibattito pubblico italiano ed europeo la stringente necessità di coniare forme nuove di applicazione dei diritti sociali in assenza di crescita economica. L’attuale, e innegabile, predominio degli interessi economici spinge sempre più verso un tentativo di subordinazione dei diritti sociali alla disponibilità di risorse e alla discrezionalità legislativa nella destinazione delle stesse.
2018
recensione; reddito; innovazione
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Recensione a G. Bronzini; Il diritto a un reddito di base. Il welfare nell’età dell’innovazione; Torino; Edizioni Abele; 2017; pp. 160 / Campelli, Enrico. - In: NOMOS. - ISSN 2279-7238. - ELETTRONICO. - Nomos 1-2018:(2018), pp. 1-5.
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