La ricettività romana soffre di scarso posizionamento, o meglio negli anni ha sviluppato un deposizionamento dovuto al deterioramento del prodotto e quindi dell’immagine che ha portato la capitale al 14° posto come città turistica mondiale, con circa la metà degli arrivi rispetto a Parigi e Londra (8 milioni circa a fronte di 16 milioni circa, con una media nel decennio 2006 – 2015 al ribasso). La principale causa nonché principale conseguenza dello scarso posizionamento risiede nella seconda grande carenza: la necessità di ristrutturazione delle strutture ricettive. Sappiamo tutti che un albergo necessita di opere di manutenzione ordinaria costanti e di un’attività straordinaria con cadenza decennale. In mancanza di tali interventi la struttura si incammina inevitabilmente verso una fase di decadenza che ne determinerà la perdita di immagine e di quota di mercato e quindi la crisi, che da microeconomico-finanziaria, in una prima fase, si trasformerà in breve in fenomeno macroeconomico strutturale, dal quale sarà sempre più difficile uscire. Se questo è vero allora le tradizionali strutture ricettive romane sono tagliate fuori dal mercato. Non hanno una redditività tale da permettere accantonamenti necessari per gli interventi di manutenzione straordinaria; hanno grandi difficoltà ad eseguire la manutenzione ordinaria; non possono investire in innovazione di prodotto, innovazione tecnologica e ricerca della qualità, e per restare in vita, ormai da un decennio, hanno optato per l’unica strategia da loro erroneamente ritenuta possibile: una politica di bassi prezzi. Politica che se in parte (ma solo in parte) giustificabile nel brevissimo periodo, nel medio lungo è stata la principale causa della perdita di competitività di Roma. In ogni caso tutte le caratteristiche necessarie elencate dall’art. 3 comma 1 e 2 dell’avviso pubblico escludono in modo pressoché categorico la presentazione di domanda di finanziamento da parte degli alberghi, ed inoltre l’ammontare massimo del finanziamento (25.000 euro) non risulterebbe sufficiente a risolvere i suddetti problemi degli albergatori romani. È tuttavia necessario fermarsi a riflettere sulla specifica volontà di dare fiducia a nuove forme imprenditoriali, ad idee giovani e innovative, e quindi superare definitivamente forme imprenditoriali obsolete, non più in grado di competere all’interno di uno scenario globale. L’iniziativa è quindi rivolta all’extralberghiero? Certo , ma non solo. L’offerta ricettiva extralberghiera romana è ormai una realtà consolidata e in continua crescita, in grado di rappresentare almeno il 50% dei posti letto totali, offrendo servizi di qualità a prezzi inferiori. Non si deve commettere l’errore di ritenere la ricettività extralberghiera un servizio povero. Roma offre numerose soluzioni anche di estremo lusso, ma assolutamente più competitive del corrispettivo alberghiero. Nell’ambito della programmazione delle risorse disponibili sono stati individuati alcuni target prioritari: 3 milioni per i soggetti che abbiano età inferiore ai 35 anni non compiuti; 5 milioni per i soggetti che abbiano partecipato alle iniziative regionali “Torno subito”, “In studio” e “Coworking”. 5 milioni per i soggetti che abbiano reddito ISEE non superiore a 21.265,87 Euro (seconda fascia ISEE deliberata dall’INPS). Perfetto per piccoli piccolissimi imprenditori turistici, esistenti o potenziali. Si potrebbe obiettare che invece di aiutare il settore alberghiero in crisi si offre sostegno al suo principale concorrente, l’extralberghiero, ritenuto concorrente sleale poiché di sovente caratterizzato dalla componente sommersa, dal nero, e quindi da costi di gestione di gran lunga inferiori. Affermazione condivisibile; ma è anche vero che la concessione di un microfinanziamento che prevede una serie di controlli nuovi e rigorosi potrebbe essere la strada per far emergere il sommerso e premiare, giustamente gli imprenditori virtuosi (alberghieri ed extralberghieri), ponendo i meno virtuosi difronte alla triste ma necessaria realtà: chiudere l’attività. Tuttavia ho grandi dubbi anche in merito alla possibilità da parte dell’extra alberghiero di accedere al finanziamento: Vedo utilità da parte di strutture molto piccole e gestite in ottica non imprenditoriale, possibilità che si riducono fino a svanire all’aumentare delle dimensioni. Questo perché su Roma i costi fissi di gestione (affitto di un appartamento in centro storico) sono talmente elevati da rendere purtroppo irrisoria l’entità del finanziamento erogabile. E lo stesso vale, forse ancor di più, per le attività di ristorazione, con costi di gestione e manutenzione altissimi. Quindi microfinanziamenti per microimprese. con, a parer mio, la persistenza di una grande problematica: l’incapacità di riposizionarsi sul mercato. Una microimpresa, da sola, non è certamente in grado di intraprendere iniziative efficienti di promozione aziendale e tantomeno di marketing territoriale. Se non ci riescono i singoli alberghi difficilmente ci riuscirà una casa vacanze o un B&B. Più imprese, in grado di fare sistema e disposte a mettere a disposizione parte del finanziamento, possono invece raggiungere obiettivi importanti, soprattutto all’interno di un progetto comune in grado di coinvolgere privato e pubblico verso la medesima direzione, di ricostruire un’immagine degna, affidabile e vincente di Roma, tornando a primeggiare sulle principali concorrenti, e soprattutto puntando alla conquista dei nuovi bacini di domanda turistica, ad esempio i nuovi mercati asiatici, all’interno dei quali risultiamo pressoché assenti.

L'importanza del microcredito per le attività del turismo / Brogna, Marco; Celant, Antonio; Corti, Alberto. - In: MICROFINANZA. - ISSN 2282-099X. - ELETTRONICO. - 5:17(2017), pp. 34-36. (Intervento presentato al convegno III Forum Europeo della Microfinanza realizzato dall’Ente Nazionale per il Microcredito dal 19 al 21 ottobre 2016 tenutosi a Roma).

L'importanza del microcredito per le attività del turismo

Marco, Brogna;
2017

Abstract

La ricettività romana soffre di scarso posizionamento, o meglio negli anni ha sviluppato un deposizionamento dovuto al deterioramento del prodotto e quindi dell’immagine che ha portato la capitale al 14° posto come città turistica mondiale, con circa la metà degli arrivi rispetto a Parigi e Londra (8 milioni circa a fronte di 16 milioni circa, con una media nel decennio 2006 – 2015 al ribasso). La principale causa nonché principale conseguenza dello scarso posizionamento risiede nella seconda grande carenza: la necessità di ristrutturazione delle strutture ricettive. Sappiamo tutti che un albergo necessita di opere di manutenzione ordinaria costanti e di un’attività straordinaria con cadenza decennale. In mancanza di tali interventi la struttura si incammina inevitabilmente verso una fase di decadenza che ne determinerà la perdita di immagine e di quota di mercato e quindi la crisi, che da microeconomico-finanziaria, in una prima fase, si trasformerà in breve in fenomeno macroeconomico strutturale, dal quale sarà sempre più difficile uscire. Se questo è vero allora le tradizionali strutture ricettive romane sono tagliate fuori dal mercato. Non hanno una redditività tale da permettere accantonamenti necessari per gli interventi di manutenzione straordinaria; hanno grandi difficoltà ad eseguire la manutenzione ordinaria; non possono investire in innovazione di prodotto, innovazione tecnologica e ricerca della qualità, e per restare in vita, ormai da un decennio, hanno optato per l’unica strategia da loro erroneamente ritenuta possibile: una politica di bassi prezzi. Politica che se in parte (ma solo in parte) giustificabile nel brevissimo periodo, nel medio lungo è stata la principale causa della perdita di competitività di Roma. In ogni caso tutte le caratteristiche necessarie elencate dall’art. 3 comma 1 e 2 dell’avviso pubblico escludono in modo pressoché categorico la presentazione di domanda di finanziamento da parte degli alberghi, ed inoltre l’ammontare massimo del finanziamento (25.000 euro) non risulterebbe sufficiente a risolvere i suddetti problemi degli albergatori romani. È tuttavia necessario fermarsi a riflettere sulla specifica volontà di dare fiducia a nuove forme imprenditoriali, ad idee giovani e innovative, e quindi superare definitivamente forme imprenditoriali obsolete, non più in grado di competere all’interno di uno scenario globale. L’iniziativa è quindi rivolta all’extralberghiero? Certo , ma non solo. L’offerta ricettiva extralberghiera romana è ormai una realtà consolidata e in continua crescita, in grado di rappresentare almeno il 50% dei posti letto totali, offrendo servizi di qualità a prezzi inferiori. Non si deve commettere l’errore di ritenere la ricettività extralberghiera un servizio povero. Roma offre numerose soluzioni anche di estremo lusso, ma assolutamente più competitive del corrispettivo alberghiero. Nell’ambito della programmazione delle risorse disponibili sono stati individuati alcuni target prioritari: 3 milioni per i soggetti che abbiano età inferiore ai 35 anni non compiuti; 5 milioni per i soggetti che abbiano partecipato alle iniziative regionali “Torno subito”, “In studio” e “Coworking”. 5 milioni per i soggetti che abbiano reddito ISEE non superiore a 21.265,87 Euro (seconda fascia ISEE deliberata dall’INPS). Perfetto per piccoli piccolissimi imprenditori turistici, esistenti o potenziali. Si potrebbe obiettare che invece di aiutare il settore alberghiero in crisi si offre sostegno al suo principale concorrente, l’extralberghiero, ritenuto concorrente sleale poiché di sovente caratterizzato dalla componente sommersa, dal nero, e quindi da costi di gestione di gran lunga inferiori. Affermazione condivisibile; ma è anche vero che la concessione di un microfinanziamento che prevede una serie di controlli nuovi e rigorosi potrebbe essere la strada per far emergere il sommerso e premiare, giustamente gli imprenditori virtuosi (alberghieri ed extralberghieri), ponendo i meno virtuosi difronte alla triste ma necessaria realtà: chiudere l’attività. Tuttavia ho grandi dubbi anche in merito alla possibilità da parte dell’extra alberghiero di accedere al finanziamento: Vedo utilità da parte di strutture molto piccole e gestite in ottica non imprenditoriale, possibilità che si riducono fino a svanire all’aumentare delle dimensioni. Questo perché su Roma i costi fissi di gestione (affitto di un appartamento in centro storico) sono talmente elevati da rendere purtroppo irrisoria l’entità del finanziamento erogabile. E lo stesso vale, forse ancor di più, per le attività di ristorazione, con costi di gestione e manutenzione altissimi. Quindi microfinanziamenti per microimprese. con, a parer mio, la persistenza di una grande problematica: l’incapacità di riposizionarsi sul mercato. Una microimpresa, da sola, non è certamente in grado di intraprendere iniziative efficienti di promozione aziendale e tantomeno di marketing territoriale. Se non ci riescono i singoli alberghi difficilmente ci riuscirà una casa vacanze o un B&B. Più imprese, in grado di fare sistema e disposte a mettere a disposizione parte del finanziamento, possono invece raggiungere obiettivi importanti, soprattutto all’interno di un progetto comune in grado di coinvolgere privato e pubblico verso la medesima direzione, di ricostruire un’immagine degna, affidabile e vincente di Roma, tornando a primeggiare sulle principali concorrenti, e soprattutto puntando alla conquista dei nuovi bacini di domanda turistica, ad esempio i nuovi mercati asiatici, all’interno dei quali risultiamo pressoché assenti.
2017
III Forum Europeo della Microfinanza realizzato dall’Ente Nazionale per il Microcredito dal 19 al 21 ottobre 2016
Microcredito; Turismo; Sviluppo locale
04 Pubblicazione in atti di convegno::04c Atto di convegno in rivista
L'importanza del microcredito per le attività del turismo / Brogna, Marco; Celant, Antonio; Corti, Alberto. - In: MICROFINANZA. - ISSN 2282-099X. - ELETTRONICO. - 5:17(2017), pp. 34-36. (Intervento presentato al convegno III Forum Europeo della Microfinanza realizzato dall’Ente Nazionale per il Microcredito dal 19 al 21 ottobre 2016 tenutosi a Roma).
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