Il 2 Novembre 2017 la Corte Suprema Canadese si è definitivamente espressa sul caso Ktunaxa Nation v. British Columbia (Forests, Lands and Natural Resource Operations)2, nato dall’annosa controversia relativa alla costruzione di uno ski-resort nella provincia candese della British Columbia all’interno dell’area denominata Qat’muk, ovvero della Jumbo Valley. La sentenza – in controtendenza rispetto all’apertura tradizionalmente dimostrata dai giudici supremi canadesi – segna un cambio di rotta nell’interpretazione e nell’affermazione della libertà di religione, se posta in relazione ai diritti fondiari delle popolazioni aborigene, in ragione della supremazia dell’interesse pubblico dello Stato. La libertà di culto è stato infatti considerata come uno dei capisaldi del peculiare pluralismo culturale canadese, modello riuscito di convivenza pacifica e di mutuo riconoscimento di culture e frange della popolazione differenti tra loro3. La pronuncia qui in esame pare però porre una battuta d’arresto a tale evoluzione progressista.
“This is a disturbing case”. la corte suprema canadese tra libertà di religione, multiculturalismo e interesse pubblico secolare / Pelucchini, Laura. - In: NOMOS. - ISSN 2279-7238. - ELETTRONICO. - 1-2018:(2018), pp. 1-17.
“This is a disturbing case”. la corte suprema canadese tra libertà di religione, multiculturalismo e interesse pubblico secolare
Laura Pelucchini
2018
Abstract
Il 2 Novembre 2017 la Corte Suprema Canadese si è definitivamente espressa sul caso Ktunaxa Nation v. British Columbia (Forests, Lands and Natural Resource Operations)2, nato dall’annosa controversia relativa alla costruzione di uno ski-resort nella provincia candese della British Columbia all’interno dell’area denominata Qat’muk, ovvero della Jumbo Valley. La sentenza – in controtendenza rispetto all’apertura tradizionalmente dimostrata dai giudici supremi canadesi – segna un cambio di rotta nell’interpretazione e nell’affermazione della libertà di religione, se posta in relazione ai diritti fondiari delle popolazioni aborigene, in ragione della supremazia dell’interesse pubblico dello Stato. La libertà di culto è stato infatti considerata come uno dei capisaldi del peculiare pluralismo culturale canadese, modello riuscito di convivenza pacifica e di mutuo riconoscimento di culture e frange della popolazione differenti tra loro3. La pronuncia qui in esame pare però porre una battuta d’arresto a tale evoluzione progressista.File | Dimensione | Formato | |
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