Il metodismo, denominazione protestante nata nell’Inghilterra del Settecento per impulso del pastore anglicano John Wesley, quindi diffusasi negli Stati Uniti e in diversi luoghi di missione nel resto del mondo, giunse in Italia nel contesto risorgimentale e post-risorgimentale delle aspettative per una riforma religiosa che completasse quella politica avvenuta con l’unificazione nazionale. I missionari della Chiesa metodista britannica (wesleyana) avviarono l’attività nella Penisola nel 1861; quelli della Chiesa metodista episcopale statunitense arrivarono nel 1871, a seguito del "venti settembre". Ne derivò, nel giro di pochi anni, l’istituzione di due Chiese metodiste in Italia, che si uniranno nel 1946. La tesi, avvalendosi sia di fonti archivistiche inedite sia di fonti edite (tra cui i periodici) ma scarsamente o per nulla esaminate dalla storiografia, traccia un profilo storico-religioso del metodismo in Italia, affrontando il periodo che va dall’Unità nazionale (1861 e contesto) agli anni degli stretti rapporti che le denominazioni metodiste ebbero con Ernesto Buonaiuti (morto nel 1946), tra il primo dopoguerra e il secondo conflitto mondiale. Buonaiuti, figura chiave del modernismo cattolico italiano e accademico di rilievo internazionale nel campo della storia del cristianesimo e delle religioni, scrisse sul metodismo e collaborò a lungo con i metodisti italiani; la Chiesa wesleyana, in particolare, nei primi anni Trenta gli affidò una cattedra di studi neotestamentari nella propria Facoltà Teologica, oltre a investirlo ufficialmente della facoltà di predicare dai propri pulpiti. Dal 1926 egli era scomunicato vitando, e dal 1931 aveva perso anche la cattedra all’Università di Roma, a causa del mancato giuramento al regime. La ricerca intreccia storia degli avvenimenti e storia delle idee, collocando il metodismo italiano nel contesto storico e culturale del periodo in oggetto, rintracciandone le relazioni (esplicite e implicite, fattuali e intellettuali) con tradizioni e personaggi protestanti, cattolici, o del mondo accademico “laico”, nonché verificando il suo posizionamento rispetto ad eventi cruciali come la Grande Guerra. Ampio spazio viene dedicato qui ad approfondire la produzione storico-teologica di questa denominazione, innovando così rispetto alla bibliografia specifica, che aveva focalizzato piuttosto la dimensione pratica del metodismo, mettendo in luce l’attività di evangelizzazione e le “opere sociali”. Ma da una nuova, integrale riconsiderazione delle fonti emerge che, all’interno del metodismo italiano, vennero compiuti tentativi di approfondimento storico e teologico, soprattutto del pensiero di John Wesley e della storia delle origini del metodismo (ma, in misura minore, anche di altri momenti della Riforma), come pure vi fu una determinata, importante ricezione di testi e motivi patristici o del cristianesimo delle origini (in ciò riattualizzando proprio un’istanza wesleyana). Emergono, ad esempio, figure di intellettuali come Pietro Taglialatela, Enrico Caporali, Teofilo Gay. Questo studio tenta di indagare contesti, modalità e significato di tali nodi storici e teoretici.

Il metodismo in Italia dall'Unità al "caso Buonaiuti". Profilo storico-religioso / Annese, Andrea. - (2017 Feb 24).

Il metodismo in Italia dall'Unità al "caso Buonaiuti". Profilo storico-religioso

ANNESE, ANDREA
24/02/2017

Abstract

Il metodismo, denominazione protestante nata nell’Inghilterra del Settecento per impulso del pastore anglicano John Wesley, quindi diffusasi negli Stati Uniti e in diversi luoghi di missione nel resto del mondo, giunse in Italia nel contesto risorgimentale e post-risorgimentale delle aspettative per una riforma religiosa che completasse quella politica avvenuta con l’unificazione nazionale. I missionari della Chiesa metodista britannica (wesleyana) avviarono l’attività nella Penisola nel 1861; quelli della Chiesa metodista episcopale statunitense arrivarono nel 1871, a seguito del "venti settembre". Ne derivò, nel giro di pochi anni, l’istituzione di due Chiese metodiste in Italia, che si uniranno nel 1946. La tesi, avvalendosi sia di fonti archivistiche inedite sia di fonti edite (tra cui i periodici) ma scarsamente o per nulla esaminate dalla storiografia, traccia un profilo storico-religioso del metodismo in Italia, affrontando il periodo che va dall’Unità nazionale (1861 e contesto) agli anni degli stretti rapporti che le denominazioni metodiste ebbero con Ernesto Buonaiuti (morto nel 1946), tra il primo dopoguerra e il secondo conflitto mondiale. Buonaiuti, figura chiave del modernismo cattolico italiano e accademico di rilievo internazionale nel campo della storia del cristianesimo e delle religioni, scrisse sul metodismo e collaborò a lungo con i metodisti italiani; la Chiesa wesleyana, in particolare, nei primi anni Trenta gli affidò una cattedra di studi neotestamentari nella propria Facoltà Teologica, oltre a investirlo ufficialmente della facoltà di predicare dai propri pulpiti. Dal 1926 egli era scomunicato vitando, e dal 1931 aveva perso anche la cattedra all’Università di Roma, a causa del mancato giuramento al regime. La ricerca intreccia storia degli avvenimenti e storia delle idee, collocando il metodismo italiano nel contesto storico e culturale del periodo in oggetto, rintracciandone le relazioni (esplicite e implicite, fattuali e intellettuali) con tradizioni e personaggi protestanti, cattolici, o del mondo accademico “laico”, nonché verificando il suo posizionamento rispetto ad eventi cruciali come la Grande Guerra. Ampio spazio viene dedicato qui ad approfondire la produzione storico-teologica di questa denominazione, innovando così rispetto alla bibliografia specifica, che aveva focalizzato piuttosto la dimensione pratica del metodismo, mettendo in luce l’attività di evangelizzazione e le “opere sociali”. Ma da una nuova, integrale riconsiderazione delle fonti emerge che, all’interno del metodismo italiano, vennero compiuti tentativi di approfondimento storico e teologico, soprattutto del pensiero di John Wesley e della storia delle origini del metodismo (ma, in misura minore, anche di altri momenti della Riforma), come pure vi fu una determinata, importante ricezione di testi e motivi patristici o del cristianesimo delle origini (in ciò riattualizzando proprio un’istanza wesleyana). Emergono, ad esempio, figure di intellettuali come Pietro Taglialatela, Enrico Caporali, Teofilo Gay. Questo studio tenta di indagare contesti, modalità e significato di tali nodi storici e teoretici.
24-feb-2017
File allegati a questo prodotto
File Dimensione Formato  
Tesi dottorato Annese

Open Access dal 01/01/2020

Tipologia: Tesi di dottorato
Licenza: Creative commons
Dimensione 3.38 MB
Formato Adobe PDF
3.38 MB Adobe PDF

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1108192
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact