Fattori che modulano i processi decisionali: uno studio sull’effetto framing

Lo studio prende in considerazione il cosiddetto “effetto framing”, definito come il contesto in cui l’individuo si trova a operare una scelta. Nello specifico, il modo in cui un problema decisionale è formulato influisce sulla percezione del punto di partenza del problema, rispetto al quale valutare i possibili esiti delle proprie azioni. Lo studio ha indagato l’entità e le caratteristiche dell’effetto framing in soggetti sani e in pazienti con esiti di grave cerebrolesione acquisita (GCA) ed ha esaminato le possibili relazioni tra tale effetto e alcuni processi cognitivi che si ritiene siano alla base dei processi decisionali. Sono state quindi valutate caratteristiche neuropsicologiche (working memory, funzioni attentive ed esecutive) e neuropsichiatriche (impulsività/disinibizione in particolare), ipotizzando che la presenza dell’effetto framing sia direttamente correlata a quella dei disturbi neuropsicologici e di personalità eventualmente presenti. Tutti i partecipanti sani che i pazienti sono stati esaminati mediante test neuropsicologici, scale cliniche e una prova computerizzata costruita ad hoc. I risultati hanno evidenziato la presenza degli effetti attesi, con un aumento di tale effetto nel gruppo dei pazienti con GCA, ponendo rilievo nella pratica clinica agli aspetti decisionali che incidono sulla qualità della loro vita e dell’intero sistema familiare. Questo è l’unico studio in cui una procedura che richiede di inibire attivamente le risposte automatiche, viene utilizzata per indagare i processi cognitivi coinvolti nell’effetto framing. In conclusione, raccolte insieme, le precedenti scoperte e i nostri primi risultati, forniscono evidenze convergenti a partire da paradigmi sperimentali differenti che supportano l’ipotesi secondo cui l’attivazione di un sistema esecutivo-analitico (caratterizzato da processi controllati, deliberati e cognitivi) possa influenzare i processi decisionali in condizione di framing.