L’archeologia di oggi, nella sua condizione di rovina, è stata architettura costruita e vissuta del passato. Architettura spogliata del suo uso originario, che si offre ai nuovi possibili scopi culturali, materiali ed economici, quindi patrimonio attraverso il quale valorizzare la città contemporanea.Ciononostante osservando la realtà fisica che ci circonda questa ricchezza resta nella stragrande maggioranza dei casi isolata dal sistema urbano. La questione che si intende indagare attraverso questa ricerca è: come la modificazione d’uso, attuata attraverso gli strumenti del progetto possa riattivare le archeologie presenti all’interno della città contemporanea. Si pone quindi l’attenzione, sulla necessità di superare la dicotomia tra conservazione e trasformazione, guardando al progetto come occasione per creare un processo più ampio e complesso. Che sia strategico e non solo operativo. In particolare si indagano i caratteri distintivi e il contributo del progetto nella configurazione degli spazi archeologici che si aprono ad un uso articolato e alla fruizione del sito. Nel momento in cui un’area archeologica viene resa accessibile e percorribile, diventa luogo urbano abitato. Non è più solo materiale di studio e di ricerca, non è più solo città antica, ma diventa parte della città contemporanea. Bisogna per questo superare l’illusorietà che l’intervento mimetico sia la soluzione più adeguata in questi casi e prendere atto che ogni nuova forma di conservazione, determina comunque, una nuova immagine complessiva del contesto archeologico e quindi lo risignifica. È necessario riaffermare l’autonomia del progetto in tutte le sue forme, poiché questo attraverso il nuovo uso dello spazio garantisce la sopravvivenza e l’integrazione delle archeologie nel tessuto della città contemporanea. Il lavoro si struttura con la forma della ricerca applicata proponendo l’analisi comparata di una selezione di realizzazioni. Questi sono raccolti in categorie strategico-progettuali, costruite a seguito dello studio storico che introduce la trattazione. I riferimenti progettuali sono stati selezionati attraverso un preciso filtro critico: sono tutti lavori in cui si afferma con decisione l’autonomia del nuovo intervento e nei quali si propone una “progettazione a servizio" della preesistenza così che questa venga riattivata attraverso il nuovo uso determinato proprio dal progetto del nuovo.
La modificazione d'uso come strategia urbana resistente. Azioni progettuali per la riattivazione e riapporpriazione delle archeologie nella città / Valeri, Giuliano. - (2018 Jan 23).
La modificazione d'uso come strategia urbana resistente. Azioni progettuali per la riattivazione e riapporpriazione delle archeologie nella città
VALERI, GIULIANO
23/01/2018
Abstract
L’archeologia di oggi, nella sua condizione di rovina, è stata architettura costruita e vissuta del passato. Architettura spogliata del suo uso originario, che si offre ai nuovi possibili scopi culturali, materiali ed economici, quindi patrimonio attraverso il quale valorizzare la città contemporanea.Ciononostante osservando la realtà fisica che ci circonda questa ricchezza resta nella stragrande maggioranza dei casi isolata dal sistema urbano. La questione che si intende indagare attraverso questa ricerca è: come la modificazione d’uso, attuata attraverso gli strumenti del progetto possa riattivare le archeologie presenti all’interno della città contemporanea. Si pone quindi l’attenzione, sulla necessità di superare la dicotomia tra conservazione e trasformazione, guardando al progetto come occasione per creare un processo più ampio e complesso. Che sia strategico e non solo operativo. In particolare si indagano i caratteri distintivi e il contributo del progetto nella configurazione degli spazi archeologici che si aprono ad un uso articolato e alla fruizione del sito. Nel momento in cui un’area archeologica viene resa accessibile e percorribile, diventa luogo urbano abitato. Non è più solo materiale di studio e di ricerca, non è più solo città antica, ma diventa parte della città contemporanea. Bisogna per questo superare l’illusorietà che l’intervento mimetico sia la soluzione più adeguata in questi casi e prendere atto che ogni nuova forma di conservazione, determina comunque, una nuova immagine complessiva del contesto archeologico e quindi lo risignifica. È necessario riaffermare l’autonomia del progetto in tutte le sue forme, poiché questo attraverso il nuovo uso dello spazio garantisce la sopravvivenza e l’integrazione delle archeologie nel tessuto della città contemporanea. Il lavoro si struttura con la forma della ricerca applicata proponendo l’analisi comparata di una selezione di realizzazioni. Questi sono raccolti in categorie strategico-progettuali, costruite a seguito dello studio storico che introduce la trattazione. I riferimenti progettuali sono stati selezionati attraverso un preciso filtro critico: sono tutti lavori in cui si afferma con decisione l’autonomia del nuovo intervento e nei quali si propone una “progettazione a servizio" della preesistenza così che questa venga riattivata attraverso il nuovo uso determinato proprio dal progetto del nuovo.File | Dimensione | Formato | |
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